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CIRCUITO ATP

Missione compiuta: Sinner si qualifica per il Masters

Bastava vincere un match a Shanghai per garantirsi le ATP Finals: Jannik Sinner si è tolto il pensiero, ma è più felice per aver ammortizzato il passaggio da un torneo all'altro. Specchio fedele di una personalità protesa al desiderio di imparare. Sin da bambino.

Riccardo Bisti
8 ottobre 2023

Missione compiuta, ma in fondo era un dettaglio. Soltanto un folle poteva pensare che la qualificazione di Jannik Sinner alle ATP Finals fosse in dubbio. Ma non da adesso, bensì da luglio, quando i 720 punti conquistati a Wimbledon avevano messo virtualmente in ghiaccio il suo posto al Pala Alpitour. Però era il principale obiettivo stagionale, come ha ricordato il diretto interessato dopo l'esordio vincente al Masters 1000 di Shanghai. Sulla carta, un match di routine. Nei fatti, una partita delicata. Dopo il successo a Pechino, Jannik aveva detto che il suo obiettivo era “vincere almeno una partita”, evitando di replicare la sconfitta a Cincinnati, subito dopo il successo a Toronto. “Non ho avuto molto tempo per adattarmi alle nuove condizioni, quindi questa partita significa molto” ha detto dopo il 7-6 6-2 a Marcos Giron, con tanto di brividi nel primo set. Si è trovato in svantaggio 2-0, poi 4-1, ma state certi che Jannik non molla.

E infatti rimonta, poi riesce a vincere un tie-break scivoloso. Va in svantaggio 6-3, ha un gran colpo di fortuna sul 6-5 (nastro malandrino) ma poi lo vince, con tanto di urlo liberatorio. E la strada si fa in discesa, in vista di un terzo turno contro Sebastian Baez. Tosto, ci mancherebbe, ma è il tipo di avversario che predilige. Sinner sarà a Torino, dunque. Prima di lui avevano strappato il biglietto Djokovic, Alcaraz e Medvedev. Ma il bello di Sinner è che non si accontenta mai, è costantemente proteso al miglioramento. Per questo, perdere subito a Cincinnati gli aveva dato fastidio. Una sensazione che gli nasce da dentro, come aveva intuito anni fa Andreas Schoenegger, il suoi primo maestro di sci. “Era diverso da tutti gli altri. Lui non voleva divertirsi, ma voleva imparare”. Qualità enorme da adulti, figurarsi da bambini. Come ricordano i suoi compagni delle elementari, secondo i quali sapeva essere serio anche quando scherzava.

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«So che devo crescere molto sul piano atletico. Per noi sarà molto importante la preparazione invernale per il 2024. Lavoreremo molto duramente e vediamo come andrà» 
Jannik Sinner

Un ossimoro che ben descrive la personalità di Sinner. Il ragazzo ha carisma, sa gestire le pressioni e le critiche, anche se questo si traduce in interviste non sempre indimenticabili. Sta attento a quello che dice, non offre mai la frase da titolo. Ed è un peccato, perché conoscere i suoi pensieri (quelli reali) sarebbe molto interessante. Invece dobbiamo accontentarci di quel che sceglie di concedere. Che sono cose vere, per carità, ma sempre sui soliti temi. Per esempio, che Alcaraz e Medvedev (mettiamoci pure Djokovic, via) lo rendono un tennista migliore. “Ma devi essere sempre concentrato su te stesso. Se vuoi affrontarli devi arrivare in fondo al torneo: se arrivi a sfidarli, dunque, significa che hai avuto una buona settimana”. Giusto, vero, ineccepibile.

Però, insomma, yawn. Allo stesso tempo non è scritto da nessuna parte che un tennista debba essere un personaggio. E sarebbe ardito cercare di trovarlo nell'anima di un ragazzo cresciuto a Sesto Pusteria, sulle Dolomiti, laddove ci sono 2.000 essere umani e 500 mucche, laddove il silenzio è un valore e la solitudine una condizione dell'anima. I genitori lavoravano presso il rifugio-hotel Fondovalle, grazie a lui hanno potuto permettersi di smettere. Papà Hanspeter è diventato membro del team nelle vesti di cuoco. Pur mantenendo la riservatezza altoatesina, è presente nella carriera del figlio. Mamma Siglinde (58 anni), dopo anni trascorsi a servire i tavoli nello stesso rifugio, oggi fa la proprietaria del complesso di otto appartamenti-vacanza a disposizione dei turisti, ovviamente a Sesto. E i match di Jannik preferisce non vederli troppo: mettono alla prova le coronarie.

Sinner ha accolto con sollievo la vittoria all'esordio a Shanghai

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Battendo Marcos Giron a Shanghai, Jannik Sinner si è assicurato la qualificazione alle ATP Finals

Non fanno certo un marketing aggressivo, anche se una sezione del sito internet è dedicata proprio a Jannik. Ma non crediamo che sia una furberia per accaparrarsi clienti, bensì una sincera manifestazione di orgoglio familiare, lo stesso ce nutrono per Mark, il fratello adottivo di Jannik, che fa l'istruttore presso presso il centro d'addestramento dei Vigili del Fuoco di Vilpiano. Gente semplice, discreta. Tipologia di persone che avevamo imparato a conoscere con i genitori di Andreas Seppi, Hugo e Marialouise. Loro sono rimasti al di fuori dei radar della curiosità mainstream, mentre per i Sinner sarà molto difficile schivare le luci dell'attenzione mediatica, specie se il figlio dovesse raggiungere i traguardi che si è prefissato, e in nome dei quali sta continuano a lavorare. “Conosco i miei punti deboli, così come li conosce la mia squadra – ha detto a Shanghai – quindi ogni volta che entriamo in campo cerchiamo di migliorare. È la cosa più importante. Soprattutto, so che devo crescere molto sul piano atletico. Per noi sarà molto importante la preparazione invernale per il 2024. Lavoreremo molto duramente e vediamo come andrà”.

Giusto, perché l'anno prossimo sarà (pardon, dovrebbe essere) quello del primo titolo Slam. È così nella testa di Jannik, che però ha già fatto sapere di voler chiudere l'anno nel migliore dei modi. A Torino (laddove – bella forza – è già stato registrato il record d'incasso) faranno tutti il tifo per lui, poi ci sarà l'impegno in Coppa Davis, nel quale – è chiaro – sarà accolto a braccia aperte in virtù della convenienza collettiva. Per riuscire a sollevare l'Insalatiera dopo 47 anni passeremo inevitabilmente dalla sua racchetta, nonché dalla capacità di essere leader. Ma non sarà un punto d'arrivo. L'ha detto lo stesso Jannik in un'intervista sul Corriere dello Sport. “Ritengo ci vogliano ancora 2-3 anni per raggiungere il massimo del mio potenziale fisico”. Lui non parla a vanvera, quindi c'è da crederci. E accontentarsi se non regala la frase da titolo. In fondo, i titoli si costruiscono anche (soprattutto?) con le vittorie.