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US OPEN

Le 2.50 del mattino

Una furibonda battaglia, durata oltre cinque ore, premia Carlos Alcaraz e punisce Jannik Sinner. Lo spagnolo vola in semifinale contro Tiafoe e punta il numero 1 ATP, l'altoatesino si ferma a un punto dal successo. Ma è l'inizio di una grande rivalità. E Jannik può essere orgoglioso dei suoi progressi. 

Riccardo Bisti
8 settembre 2022

Non sempre la stampa mainstream ci prende. Il bisogno di creare personaggi e rivalità, a volte, supera l'effettiva portata delle stesse. Ma le cinque ore e quindici minuti dell'eterna battaglia tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner certificano che sì, questa potrebbe essere davvero la rivalità del futuro. Uno spettacolo straordinario, in cui il risultato passa addirittura in secondo piano. Sembra inciso su pietra che ci saranno tanti altri episodi, in match ancora più importanti di un (comunque nobile) quarto di finale allo Us Open. Bisogna andare oltre la delusione di una sconfitta nel singolo episodio, perchè il tennis offre sempre la possibilità di riscatto. Nel caso di Sinner arriverà molto presto, nel girone bolognese delle Davis Cup Finals, e sarà l'occasione giusta per provare a dimenticare una sconfitta che ha già catalogato come la più dura della sua giovane carriera, qualcosa che gli farà male “per un bel po'”. Lui dice che è difficile parlare a caldo, e ha ragione.

Scrivere a caldo significa farsi trascinare dalla delusione per la sconfitta, ma la verità è che non bisogna sforzarsi per trovare il bicchiere mezzo pieno. Perché trabocca di cose positive. Intanto c'è stata una tenuta fisica eccezionale: lo ha ribadito lo stesso Sinner ed è giusto rimarcarlo, dopo le tribolazioni di inizio anno. E poi la qualità espressa, la capacità di risollevarsi e vincere due set che avrebbe potuto tranquillamente perdere. Molti ricorderanno il rovescio in corridoio sul matchpoint a favore nel quarto set, ma la verità che è Alcaraz ha avuto cinque setpoint nel secondo (quattro sul 6-5, uno nel tie-break) e che era stato avanti 4-2 nel terzo prima di essere travolto nel tie-break. L'ha detto anche Sinner: “Poteva finire in tre set, in quattro, in cinque”. È finita 6-3 6-7 6-7 7-5 6-4 e c'è tanta epica: è il secondo match più lungo nella storia dello Us Open (soltanto Edberg e Chang rimasero di più in campo, nella semifinale del 1992), ma soprattutto è il match terminato più tardi nella storia del torneo.

«Da altre parti, la gente sarebbe tornata a casa per riposare. Invece sono rimasti tutti qui a sostenermi»
Carlos Alcaraz
ASICS ROMA

Oltre cinque ore di lotta racchiuse in tre minuti

Quando l'ultimo servizio-bomba di Alcaraz ha sigillato il punteggio erano le 2.50 del mattino (le 8.50 in Italia), 24 minuti più tardi dei record precedenti. Curiosamente, tre partite erano terminate alle 2.26: Wilander-Pernfors nel 1993, Kohlschreiber-Isner nel 2012 e Nishikori-Raonic nel 2014. Nessuno di questi ha avuto il pathos di Alcaraz-Sinner, un prodigio continuo di balistica: 382 punti giocati, colorati da 119 colpi vincenti (61 a 58 per Sinner), tra cui alcune giocate ai limiti del paranormale. Su tutti, il passante ravvicinato di Alcaraz dopo un colpo dietro la schiena. Ma è inutile soffermarsi sugli episodi o farsi travolgere dall'emotività. Se non ci fossero questioni di bandiera, parleremmo della nascita di una rivalità straordinaria. In effetti gli ingredienti ci sono tutti, a partire dalle profonde diversità nell'estrazione culturale, nell'aspetto fisico e nei caratteri.

Emergono tutti nel modo di stare in campo e di esultare: più caloroso quello di Alcaraz, più costruito quello di Jannik: avrà pure base a Monte Carlo e farà decine di pugnetti a partita, ma l'anima altoatesina è chiara. In caso di vittoria, Sinner non avrebbe certo regalato due paia di scarpe al pubblico (non prima di aver preservato i plantari, s'intende) ed esultato in modo un po' sguaiato ma tutto sommato sincero come ha fatto Alcaraz. “Il pubblico è straordinario, direi il migliore al mondo – ha detto lo spagnolo – l'energia che ho ricevuto alle 3 di notte è stata incredibile. Da altre parti, la gente sarebbe tornata a casa per riposare. Invece sono rimasti tutti qui a sostenermi”. C'è una curiosa suggestione: con la finale del 2003 (persa contro Andy Roddick), Juan Carlos Ferrero salì al numero 1 ATP. Diciannove anni dopo, il suo allievo potrebbe fare altrettanto nello stesso torneo.

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Il saluto tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner

L'account Twitter dello Us Open ha definito Alcaraz- Sinner come uno dei match più "incredibili" della storia

I calcoli sono semplici, vale la pena riportarli:
- Il numero 1 sarà Nadal e Alcaraz e Ruud perderanno entrambi in semifinale
-Il numero 1 sarà Alcaraz se arriverà almeno in finale e farà un risultato migliore di Ruud.
- Il numero 1 sarà Ruud se arriverà almeno in finale e farà un risultato migliore di Alcaraz.
In sintesi: se lo spagnolo e il norvegese dovessero trovarsi in finale, sarà uno spareggio per la leadership ATP. Tra l'altro, dovesse spuntarla Alcaraz, diventerebbe il più giovane numero 1 nella storia, battendo il record di Lleyton Hewitt. Con questi risultati, lo spagnolo si è garantito la qualificazione matematica per le ATP Finals. Non l'hanno ufficializzato, ma è già qualificato anche Stefanos Tsitsipas. E sarà una formalità per Ruud, a cui mancano appena 50 punt per la matematica. Si fa più dura per gli azzurri: lo Us Open lascia Berrettini e Sinner in 13esima e 14esima posizione.

La classifica si è accorciata, ma rimangono (rispettivamente) a 635 e 640 punti di distacco dalla settima posizione, attualmente occupata da Felix Auger Aliassime. Il compito non è semplice, ma rimane qualche speranza.
Non crediamo che i numeri siano in cima ai pensieri di Sinner: di questa notte infinita, tuttavia, deve restare l'orgoglio di aver giocato una partita spettacolare, sfuggita per dettagli. “La partita è stata decisa dagli episodi” direbbero gli allenatori di calcio. Anni fa, Rino Tommasi diceva spesso che abbiamo avuto la sfortuna che Boris Becker non sia nato a Merano. Stavolta ci ha detto bene, poiché Sinner è nostro per qualche chilometro, in barba alle rimostranze dei separatisti sudtirolesi. Che sia contemporaneo di Alcaraz è solo un bene. Perché il tennis ha trovato una rivalità spettacolare. Contro lo spagnolo, i suoi successi futuri saranno ancora più saporiti.