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STORIE DELL'ALTRO MONDO

Il tennista che si allena con un materasso

L'incredibile vicenda del promettente Facundo Diaz Acosta, n.402 ATP e medaglia d'argento alle Olimpiadi Giovanili. Le restrizioni imposte dallo stato argentino gli impediscono di allenarsi da mesi... e allora ha risolto mettendo un materasso sul muro dell'ingresso di casa. “Ma dopo mezz'ora mi stufo”.

Riccardo Bisti
17 agosto 2020

C'è da credere che lo sfogo, ripreso da diversi media argentini, avesse una funzione strumentale. Il tentativo di mettere pressione alle autorità argentine. Tuttavia, la faccenda è suggestiva. Da cinque mesi, causa lockdown e restrizioni varie, il giovane Facundo Diaz Acosta (19 anni, numero 402 ATP) non si può allenare in modo regolare. In Sudamerica, la pandemia è arrivata in ritardo: anche se l'Argentina è ben lontana dai tragici numeri del Brasile, la guardia è altissima. E allora le autorità hanno deciso di bloccare qualsiasi attività non ritenuta essenziale. Gli allenamenti di un giovane tennista non cambiano le sorti del Paese, e allora il povero Diaz Acosta si è improvvisamente trovato isolato. Fanno impressione le immagini e i filmati che lo vedono allenarsi nel cortile di casa, utilizzando un vecchio materasso sul muro per ammortizzare la velocità dei suoi colpi. Tirare pallate contro la carcassa di un letto: è l'unico allenamento tecnico che gli è concesso, mentre si tiene in forma facendo gli esercizi stabiliti dal suo preparatore atletico. Utilizza corde, elastici e quel poco di attrezzatura di cui dispone a casa.

E pensare che questo ragazzo è considerato il volto nuovo del tennis argentino, la più fulgida promessa. Meno di due anni fa coglieva un picco di popolarità, vincendo la medaglia d'argento alle Olimpiadi Giovanili di Buenos Aires. Fu bloccato soltanto da Hugo Gaston. Si consolò vincendo l'oro in doppio, insieme a Sebastian Baez. Interviste, autografi, speranze. Adesso non può più giocare i tornei giovanili e si era tuffato nel professionismo. Appena prima del blocco delle competizioni, aveva vinto un torneo ITF da 25.000 dollari a Hurlingham, nella provincia di Buenos Aires. Ormai a ridosso dei top-400, era pronto per fare il salto nel circuito Challenger. D'altra parte, un paio di settimane prima aveva strappato un set a Pedro Sousa al torneo ATP di Buenos Aires. Significa che il talento c'è. L'aveva detto anche Tito Vazquez, ex capitano della Davis argentina: “Sa fare tutto: era da parecchio che non vedevo un giovane così duttile”.

"I palleggi contro il materasso li faccio per non perdere l'abitudine a colpire, però dopo mezz'ora mi annoio. Di recente ho rotto le cortde e ho festeggiato... pensate un po' che tristezza" Facundo Diaz Acosta

La semifinale vittoriosa alle Olimpiadi giovanili

Ma oggi Diaz Acosta ha una doppia sfortuna: abita lontano dalle rotte principali e non è considerato atleta di interesse olimpico. Risiede a La Lucila, nella provincia di Buenos Aires, laddove non ci sono giocatori di livello. L'unica soluzione sarebbe spostarsi, anche solo nell'adiacente capitale, ma gli è stata negata l'autorizzazione. Vuoi perché non possiede un passaporto europeo, vuoi perché il comitato olimpico argentino non lo ritiene papabile in vista di Tokyo 2021. E allora il suo nome non è stato inserito nella lista di coloro che possono allenarsi. Su di lui ha puntato un coach di livello assoluto come Mariano Monachesi, ex di Almagro, Coria, Canas, Robredo e Mayer (oltre ad aver vissuto una breve parentesi con il nostro Gianluigi Quinzi). Lo ospita nella sua accademia, gestita insieme a Mariano Hood, e adesso prova a motivarlo. Abita a 15 isolati da lui, ogni tanto lo va a trovare e parlano a distanza. Gli dice cosa fare e si ingegna per trovare una soluzione.

Ha tentato di portarlo in Europa, o semplicemente nel vicino Uruguay, ma la burocrazia ha avuto la meglio. “Ho fatto il possibile, ma queste sono decisioni dello Stato. L'unica possibilità era andare a San Luis, ma nemmeno lì c'erano giocatori di livello. Allora è costretto a giocare contro il muro nell'entrata di casa sua”. In realtà, Diaz Acosta aveva preso bene le prime settimane di stop. “Mi faceva piacere fermarmi un po', visto che a causa del nostro lavoro siamo sempre in giro – racconta – ma pensavo che saremmo tornati in fretta. Invece adesso mi alleno in casa. I palleggi contro il materasso li faccio per non perdere l'abitudine a colpire, mantenere la sensibilità del tenere la racchetta in mano... però dopo mezz'ora mi annoio. Di recente ho rotto le corde e ho festeggiato... pensate un po' che tristezza”.

Diaz Acosta è considerato una promessa sin da quando aveva 13 anni
"La cosa più frustrante è vedere che in Europa si allenano già da mesi. Credo che questa situazione potrebbe convincere diversi giocatori a smettere di giocare"
Facundo Diaz Acosta

Grande sostenitore di Nadal (“L'ho visto dal vivo un paio di volte ma non l'ho mai conosciuto”), ha trascorso buona parte del tempo libero analizzando i suoi filmati. Anche perché non è facile lavorare senza motivazioni. “Di solito faccio due ore di preparazione atletica e un'ora e mezza di tennis al mattino, più altre due ore al pomeriggio. Adesso avrei un programma apposito, ma capita di non terminare il doppio turno perché vado fuori di testa e non ne ho voglia. Quando avrò finalmente la possibilità di allenarmi, credo che ci vorranno 4-5 settimane per tornare alla normalità. La cosa più frustrante è vedere che in Europa si allenano già da mesi. Credo che questa situazione potrebbe convincere diversi giocatori a smettere di giocare”. C'è più tristezza che rabbia nelle sue parole, anche se ha sfruttato questi mesi nel modo migliore: ha preso il diploma. A differenza di molti coetanei, fino a 15 anni di età ha frequentato normalmente la scuola.

Poi però mi sono reso conto che non era possibile: rimanevo in classe dalle 7.45 alle 16.15, poi andavo al tennis alle 17 e tornavo a casa soltanto alle 20”. Per quello, ha scelto di aderire a un corso a distanza organizzato dall'Esercito Argentino. Gli mancavano cinque materie e ha sostenuto tutti gli esami, ma adesso ha ben altri obiettivi. Per esempio, colpire la palla dentro un campo da tennis. Già oggi potrebbe rimettere piede presso il Club Comercio di Nunez, quartiere di Buenos Aires che dista circa 7 km da casa sua. 7 chilometri che potrebbero restituirgli un senso di normalità, anche se ormai è disilluso. “Doveva riaprire lunedì 3 agosto, poi hanno posticipato di due settimane. Ma fino a quando non avrò notizie certe, non so cosa succederà. Non so se mi lasceranno entrare a Buenos Aires: a oggi non c'è niente di confermato, vivo nella più totale incertezza”.