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LA STORIA

Il calvario infinito di Jelena Dokic

Già vittima di tante sofferenze, Jelena Dokic annuncia un stop a tempo indeterminato dai social media, dove scrive spesso messaggi sulla salute mentale. “Sto vivendo un momento difficile, di grandi cambiamenti. Tornerò quando avrò elaborato il dolore”. La speranza è che l'Australian Open possa aiutarla a rinascere, come accadde nel 2009.

Riccardo Bisti
30 dicembre 2021

Sono trascorsi quasi dieci anni dall'ultima partita ufficiale di Jelena Dokic. Vittima di infiniti problemi fuori dal campo, la serbo-australiana ha vissuto una carriera tra alti e bassi che si è chiusa con un ritiro un po' anonimo, annunciato nel 2014. Da allora, ha iniziato a lottare con una serie di problemi personali, non strettamente legati al difficile rapporto con papà Damir, considerato uno dei genitori più violenti e pericolosi nella storia del tennis. Si è parlato a lungo di un suo possibile rientro nel circuito, ma non se n'è fatto nulla. Poi ha iniziato a lavorare come commentatrice in TV e ha scritto una fortunata autobiografia, Unbreakable (Indistruttibile), in cui ha raccontato la sua vita di sofferenze. Da qualche tempo utilizzava i social media per scrivere post motivazionali, spesso dedicati alla salute mentale. Mentre sta per iniziare la stagione dei tornei casalinghi (pur essendo nata in Serbia, si è spostata in Australia nel lontano 1994), ha pubblicato un sofferto contributo su Instagram in cui ammette di vivere un periodo di grande sofferenza, e per questo abbandonerà per un po' la sua attività social. “Non mi trovo in un momento ideale per comunicare con i fan” ha scritto nel suo lungo messaggio.

Sono certa che avrete notato la mia assenza dai social – ha scritto – grazie a tutti per i messaggi che mi scrivete, in cui mostrate preoccupazione per me. Li apprezzo molto. Sto attraversando un periodo molto difficile della mia vita. È un enorme cambiamento e ho bisogno di un po' di tempo per riprendermi, guarire ed elaborare il dolore e il trauma che sto attraversando. So che molti di voi mi hanno scritto e non ho risposto, ma sappiate che vedo i vostri messaggi e li apprezzo molto. In questo momento non sono in grado di rispondere e comunicare con voi come faccio solitamente, e mi dispiace molto. Lo stesso vale per i post, quindi starò fuori da Instagram ancora per un po'. So che molti di voi aspettano con impazienza i miei messaggi, perché vi trovano grande ispirazione. Mi spiace tanto non poterveli donare in questo momento”. Senza entrare nel merito di quello che le è accaduto, ha poi proseguito: “Voglio ringraziare anche tutti quelli che me lo hanno detto di persona, magari fermandomi per la strada. Ringrazio per le loro cure tutti i miei amici e le persone che mi stanno vicine, le quali sono a conoscenza di quello che sto passando. Sono sempre io e so che il sole tornerà a splendere. Grazie per la comprensione”.

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"Sto attraversando un periodo molto difficile della mia vita. È un enorme cambiamento e ho bisogno di un po' di tempo per riprendermi, guarire ed elaborare il dolore e il trauma che sto attraversando"
Jelena Dokic

Il commosso monologo di Jelena Dokic dopo il successo a Wimbledon di Ashleigh Barty

È inutile cercare di ipotizzare cosa le succeda, ma è certo che negli ultimi anni la Dokic ha avuto problemi con il suo corpo a causa dell'ipertiroidismo, prendendo molto peso e poi entrando in una continua altalena di forma fisica. Da quando è iniziata la pandemia (Melbourne, dove risiede, è una delle città ad aver trascorso più tempo in lockdown), ha ricominciato a prendere peso. Per una giovane donna, si sa, è un argomento molto sensibile. L'ultima volta che la Dokic aveva fatto parlare di sé risale allo scorso settembre, quando aveva scritto un emotivo post contro il body-shaming. Pubblicando tre foto di sé in momenti diversi della sua vita, domandò se fosse meno degna nella foto in cui pesava 120 chili rispetto a un'altra in cui era in perfetta forma atletica. Nello stesso intervento, aveva menzionato uno studio in cui emergeva che il 90% di chi ha problemi di peso ha dovuto affrontare traumi importanti, trovando il cibo come strumento di risposta. “Lo posso confermare per esperienza personale. È così che ho affrontato le mie sofferenze, la depressione e i pensieri suicidi. Se non avessi trovato un meccanismo di difesa nel cibo, chissà se oggi sarei qui”. Aveva chiuso invitando a non giudicare gli altri in base al loro aspetto, e di restare sempre gentili. La Dokic ha spesso parlato degli abusi ricevuti dal padre in giovane età, sia da bambina che da adolescente.

In uno dei punti più emotivi della sua autobiografia, racconta come non fosse soddisfatto nemmeno dopo la semifinale colta a Wimbledon nel 2000. In un altro post, pubblicato il 13 ottobre, aveva condiviso una delle frasi più forti del suo libro. “Avevo appena raggiunto le semifinali a Wimbledon , ma agli occhi di mio padre non ero stata abbastanza brava da meritare di tornare a casa. Avevo raggiunto il mio miglior risultato di sempre in uno Slam, ma non avevo un posto in cui dormire”. Uscito ormai quattro anni fa (purtroppo non è mai stato tradotto in italiano), Unbreakable è forse uno dei più importanti libri scritti da un/a tennista negli ultimi anni: non parla così tanto di tennis ma si sofferma sull'esistenza di una persona dalla psiche sensibile, vittima di abusi fisici e psicologici di un padre che non si è mai scrollato di dosso le ferite del passato, tra il mancato amore della madre (la nonna di Jelena) e le difficili condizioni di vita nell'ex Jugoslavia. Un uomo che non è mai riuscito a fare pace con se stesso, e che ha riversato le sue frustrazioni sulla figlia campionessa. Quando la carriera di Jelena era ormai agli sgoccioli, è andata a trovarlo a Belgrado e si è resa conto che non c'era spazio per un vero riavvicinamento. I due hanno parlato, lui si è timidamente scusato “Ma nella mia anima ho sentito che continuava a pensare di avere ragione”.

Una delle frasi più dure di "Unbreakable", l'autobiografia di Jelena Dokic

L'emozionante cavalcata di Jelena Dokic all'Australian Open 2009

Nel libro ha raccontato come le percosse potessero essere dolorose, ma non arrivavano mai al punto di impedirle di giocare a tennis. Allo stesso tempo, si è lamentata di come il mondo del tennis abbia preferito voltarsi dall'altra parte anziché darle una mano. Questo passaggio causò il risentimento di Tennis Australia, che replicò di aver sporto alcune denunce alla polizia “Ma senza il supporto dei diretti interessati è difficile effettuare indagini accurate”. In effetti, per anni Jelena ha difeso pubblicamente il padre. Ed era tremendamente sola, perché nemmeno la madre era in grado di difenderla. Era talmente assuefatta ai maltrattamenti di Damir che li viveva come se fossero normali. Urlare al mondo la propria sofferenza è stato liberatorio per Jelena, che peraltro confessò di aver avuto anche pensieri suicidi. Ma c'è ancora una forte fragilità di fondo, peraltro già emersa lo scorso luglio dopo il successo di Ashleigh Barty a Wmbledon.

Dopo aver seguito e commentato la finale contro Karoline Pliskova, chiese 15 secondi ai suoi interlocutori di Channel Nine. “Voglio menzionare i suoi genitori, Josie e Rob, perchè le persone sottovalutano l'importanza della famiglia. Al contrario, Ash ne parla sempre. Per chi non ha quel supporto, è davvero importante. Sarà un esempio per tutti i genitori, su come crescere non solo un campione, ma una persona meravigliosa. L'hanno sostenuta, non le hanno messo preossione, le sono sempre stati accanto e per questo oggi lei è lì. Mando loro un grande saluto, bravi”. Mentre parlava, la sua voce ha tremato. Aveva rivissuto il suo passato, forse come le è capitato mentre scriveva l'ultimo messaggio su Instagram. Speriamo che l'imminente Australian Open possa restituirle serenità. In fondo fu proprio a Melbourne, nel 2009, che ritrovò il sorriso con una splendida cavalcata che l'avrebbe portata ai quarti di finale. Tredici anni dopo, il suo torneo del cuore sarà chiamato a un altro miracolo, anche se lo vivrà con un altro ruolo.