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WIMBLEDON

One hand is megl che Two

Viktorija Golubic tirava dritto e rovescio a due mani. Quando aveva 11 anni, il suo maestro la convinse a cambiare tutto e giocare a una mano. “Per 6 mesi non ho tirato una palla di là”. Oggi è nei quarti a Wimbledon ed è la più fulgida testimonial di un colpo in via d'estinzione.

Riccardo Bisti
6 luglio 2021

Le hanno sempre detto che prima o poi sarebbe sbocciata. A furia di sentirselo dire, Viktorija Golubic ha preso a crederci. “Quando vedo le 14-15enni di oggi, mi ricordano me a 20-22 anni”. Gracile, timida e senza esperienza. A 28 anni e mezzo, è cambiato tutto: la svizzera è nei quarti a Wimbledon, ma i suoi successi non sono fini a se stessi. Già, perché sono rimasti soltanto lei e Roger Federer a giocare il rovescio a una mano. Già raro nel tennis maschile, tra le donne siamo a livelli da WWF. E allora i successi della Golubic pesano il doppio, specie se arrivano nel torneo in cui c'è stato il commiato di Carla Suarez Navarro. Ormai sono in poche, pochissime, a giocare questo colpo. E pensare che la Golubic, da bambina, non era soltanto bimane. Era addirittura quadrumane. “Tutto è iniziato quando avevo 11-12 anni – ha raccontato dopo il 7-6 6-3 a Madison Keys – il mio allenatore decise di cambiare tutto, perché fino ad allora giocavo sia dritto che rovescio a due mani.

Per 6 mesi non ho titato una palla di là. Prima di allora ero bravina, quindi avrei voluto ucciderlo. Mi domandavo perché mi facesse fare tutto questo. Due anni dopo, tuttavia, ho capito che aveva ragione. È stato un lungo processo, all'inizio non avevo molta potenza ed è stato difficile trovare il giusto timing. Le avversarie mi attaccavano da quella parte, ma oggi è il mio colpo migliore”. Viktorija ne parla volentieri. È orgogliosa di quello che ha fatto ed elenca tutti i vantaggi del colpire con una sola mano, manco fosse una risposta tennistica al leggendario spot Maxibon. “Ho maggiore varietà. Penso allo slice e alla palla corta, che rendono tutto più divertente. Penso che non sarei più in grado di fare nulla con entrambe le mani”. Professionista da una decina d'anni, comunque vada contro Karolina Pliskova (peraltro battuta nell'unico precedente, cinque anni fa in BJK Cup), lunedì prossimo entrerà per la prima volta tre le top-50 WTA. È già certa di salire in 47esima posizione, più in alto del numero 51 toccato nel 2017.

ASICS ROMA
Per 6 mesi non ho tirato una palla di là. Prima di allora ero bravina, quindi avrei voluto uccidere il mio maestro. Invece aveva ragione lui
Viktorija Golubic

Il gesto tecnico di Viktorija Golubic mostrato al rallentatore

Ma il 2021 è una stagione speciale per Vicky, come la chiamano i connazionali. Ha giocato la bellezza di 55 partite, vincendone 43 e incassando i titoli ITF di Grenoble e Saint Malo, più le finali WTA a Lione e Monterrey. Difficile comprendere le chiavi di una crescita così repentina. La crescita tardiva, ok... Ma poi? Da una parte c'è il sollievo di aver ripreso a giocare dopo gli stenti dell'anno scorso, e poi c'è il legame con coach Dominik Utzinger, 58 anni, ex discreto giocatore degli anni 80. È stato n.155 ATP in doppio e 288 in singolare, ma è noto soprattutto per essere stato tra i primissimi tecnici di Roger Federer. Adesso gestisce un'accademia in Thailandia, ma dopo 6 anni di lavoro part-time la Golubic l'ha convinta a seguirla a tempo pieno. “Mi piace il suo atteggiamento sempre positivo” dice la ragazza di Zurigo, il cui nome tradisce evidenti origini balcaniche. Vista la data di nascita (16 ottobre 1992) si potrebbe pensare all'ennesima storia di immigrazione per sfuggire alla guerra.

Non è così: mamma Vucica è serba di Belgrado, papà Ignacije è nato a Kotoriba, cittadina croata non distante da Zagabria, ma il loro trasferimento risale agli anni 80, quando la bandiera jugoslava univa ancora popoli molto diversi tra loro. Oggi sono cittadini svizzeri e i loro quattro figli (oltre a Viktorija ci sono Natalija, Kristijan e David) sono nati in Svizzera. “Ma non abbiamo mai perso il legame con la nostra cultura – racconta la Golubic – in famiglia abbiamo sempre parlato la nostra lingua d'origine, facendo un mix tra serbo e croato, inoltre abbiamo protetto la nostra cultura andando a trovare i nostri parenti quasi ogni anno. Ce l'abbiamo fatta e ne sono orgogliosa”. Tempo fa le chiesero se si sentisse davvero svizzera: ammise che in occasione delle competizioni calcistiche tifava un po' per tutti: Serbia, Croazia, Svizzera... “ma adesso sono neutrale”. Se da piccola era gracile, non è che oggi sembri una sollevatrice di pesi. Non arriva al metro e settanta ed è piuttosto magra, però si muove benissimo e – soprattutto – ha trovato la piena maturità.

Prima di Wimbledon, la Golubic non aveva mai raggiunto la seconda settimana in 17 partecipazioni Slam

Viktorija Golubic ha vinto l'unico precedente contro Karolina Pliskova. La ritroverà oggi sul Campo 1 di Wimbledon

“Il mio gioco è piuttosto complesso, è normale che ci volesse un po' di tempo per mettere insieme i pezzi del puzzle. Ma io ho sempre creduto di poter arrivare lontano in uno Slam. Quando sei pronta cambia tutto, a un certo punto tutto diventa possibile”. Quel momento sembra essere giunto a Wimbledon, anche se al primo turno ha rischiato di uscire contro Veronika Kudermetova. Ha vinto 11-9 al terzo senza annullare matchpoint, ma si è trovata per quattro volte a due punti dalla sconfitta. Da allora ha messo il turbo, battendo un'americana dopo l'altra: Danielle Collins, Madison Brengle e Madison Keys, tutte senza perdere un set. I soldi intascati in questo torneo la ripagheranno della delusione dello scorso anno: nonostante fosse uscita dalle top-100, non ha avuto accesso al fondo di solidarietà della WTA, perché era basato sui guadagni del 2019. “E in quella stagione, secondo loro, avevo guadagnato troppo”.

Poco convinta dell'informazione sulla pandemia (“Non capisco perché debbano comunicarci ogni giorno casi e decessi, ho provato a informarmi anche in modo più completo”), lo scorso autunno ha scelto di effettuare le vacanze in Svizzera, con lunghe passeggiate in montagna, mentre controllava il telefonino in attesa di notizie sull'Australian Open. Ha vissuto con disagio l'incertezza, finendo col giocare male nelle qualificazioni. Ma forse è stato meglio così: il rientro anticipato a casa ha dato il via a una lunga serie di vittorie. Una bella storia, certo. Ma non ci saremmo occupati di lei - non adesso - se non tirasse quel rovescio così particolare, raro, classico. E così bello da vedere. Per difendere gli animali in estinzione chiedono fondi, risorse, svolgono campagne promozionali dal forte impatto emotivo. Proteggere il rovescio a una mano è più complicato, perché la sua sopravvivenza dipende dalla sua efficacia. E allora l'unico modo per tenerlo vivo sono le testimonial. E Viktorija Golubic, col suo gesto appreso a 11 anni, in un distacco quasi violento dall'eredità di Monica Seles (idolo d'infanzia), è lo spot più efficace per un colpo meraviglioso. Un colpo che non deve scomparire.