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Galimberti Academy e Prima Sport: un binomio vincente

La Galimberti Academy di Cattolica ha fatto registrare il sold out nel suo settore agonistico con 40 giocatori full-time. Una storia di successo, tra agonismo e business, raccontata dallo stesso Giorgio Galimberti: «Il segreto è stato scegliere uno staff di alto livello e affidarsi a fornitori affidabili come Prima Sport»

intervista di Lorenzo Cazzaniga
3 giugno 2024

Un tempo si diceva che un buon modo per perdere soldi era lanciare una nuova accademia di tennis. Giorgio Galimberti sta dimostrando l’esatto contrario perché la sua academy di Cattolica (provincia di Rimini) sta facendo registrare il sold out, con 40 (quaranta!) giocatori full time, giovani speranze che si sono trasferite nel cuore della Romagna per inseguire i loro obiettivi. Come c’è riuscito? Con un progetto ambizioso e un business plan accurato che è riuscito a rispettare perché ha seguito due percorsi obbligati: da una parte ha formato uno staff tecnico di assoluto livello, dall’altra si è affidato a fornitori competenti, in grado di realizzare una struttura top level. Fra questi, Prima Sport, società leader nelle coperture sportive, con un’esperienza ventennale nel settore. I suoi palloni pressostatici hanno invaso l’Italtennis e alla Galimberti Academy sono ben presenti, con alcune soluzioni di design particolarmente affascinanti, con le quali sono stati coperti i campi in terra rossa e Play-It (con tanto di superficie grigio scurissimo e copertura in tono).

Un impianto  di grande prestigio e con l’ambizione di crescere ulteriormente. Perché l’academy e Prima Sport hanno già avviato un progetto di ampliamento. Come ci ha raccontato Galimberti, coach-imprenditore che è il braccio e la mente di questa storia di sport-business di successo

Come hai sviluppato il progetto dell’Accademia, considerando che partivi da una situazione complessa?
Non c’era assolutamente nulla! Ogni tanto riguardo la foto di quando siamo partiti e penso a cosa c’è oggi... Comunque avevo ben chiaro il percorso fin dal principio, cioè creare primariamente un’academy per giocatori agonisti e lasciare l’attività di club in secondo piano. E poi formare una buona scuola tennis che possa servire da bacino per il settore agonistico. Le vere accademie vivono di agonismo e siamo stati bravi a saturare in fretta gli spazi: abbiamo 40 giocatori full time, una cifra che in pochissimi possono vantare in Italia. I miei soci non volevano crederci, ma avevo coscienza di quello che sarebbe successo osservando i numeri dei nostri stage. Abbiamo posto ancora per 4-5 ragazzi e così possiamo fare la selezione come vogliamo.

Il pallone pressostatico doppio  di Prima Sport che presto diventerà... triplo!

«Le vere accademie vivono di agonismo e siamo stati bravi a saturare in fretta gli spazi: abbiamo 40 giocatori full time, una cifra che in pochissimi possono vantare in Italia»

Alla fine hai l’accademia che ti aspettavi?
Cinque campi in terra, tre in hard court e uno in erba naturale, una scelta che ci distingue da tutti e che ci permette di ospitare diversi giocatori professionisti nel periodo pre-Wimbleodn, come accaduto l’anno scorso con Nardi, Passaro, Darderi e Cecchinato. Disporre di tre superfici diversi crea un forte appeal e permette di allenarsi come si deve. Poi c’è tutto il resto, dalla club house alla palestra e al centro fisioterapico.

Quest’ultima è stata una scelta coraggiosa?
Però molto strategica perché avere sul posto fisioterapista e osteopata o poter fare un’ecografia in maniera rapida è un servizio top level. Alla fine è un centro medico a 360 gradi che ci ha fatto conoscere anche a tante famiglie che poi hanno iscritto i loro figli alla nostra scuola tennis. Abbiamo 80 ragazzi a numero chiuso e cerchiamo soprattutto quelli più piccoli per farli crescere internamente. Così non entriamo nemmeno in concorrenza col target di altri centri della zona con i quali infatti conviviamo in perfetta armonia. 

È più difficile gestire un tennis club o un’accademia?
Direi un’accademia perché convincere 40 ragazzi a trasferirsi a Cattolica per inseguire i loro obiettivi non è semplice e soprattutto significa che stai facendo molto bene il tuo lavoro. Però in entrambi i casi serve trovare il giusto equilibrio tra la qualità dei sevrizi e la loro redditività. Il segreto è la gestione aziendale, saper fare i passi lunghi il giusto e che permettono di essere performanti nel lungo periodo. Il mio business deve funzionare adesso e fra 20 anni. Poi l’academy soddisfa anche la mia necessità di adrenalina e agonismo.

«Quando realizzi un impianto di queste dimensioni, è impossibile non avere imprevisti ma Prima Sport li ha risolti con competenza e tempestività»

Quanto è importante avere una struttura indoor di alto livello
Fondamentale. Senza nemmeno potresti cominciare perché l’inverno è freddo e piovoso e noi alleniamo giocatori che non possono restare fermi nemmeno una settimana. Per questo abbiamo fatto molta attenzione nella scelta e alla fine abbiamo optato per Prima Sport, un’azienda che per storicità e servizio clienti ci garantiva la massima affidabilità.  Quando realizzi un impianto di queste dimensioni, è impossibile non avere imprevisti ma Monica De Maria li ha risolti con competenza e tempestività. Ora abbiamo sostituito un pallone doppio con uno triplo e nel prossimo futuro copriremo anche l’ottavo campo. Siamo un buon cliente ma avere un partner ancor prima di un semplice fornitore è un bel vantaggio. Anche perché il progetto principale è un altro.

Quale?
Aggiungere una struttura in legno lamellare, sempre firmata Prima Sport, con tre hard court. Si tratta di un investimento di qualche centinaio di migliaia di euro ma che fra un paio d'anni saremo pronti a realizzare.

L’obiettivo è sempre quello di crescere, anche come struttura
Bisogna fare attenzione, dosando bene i passi. Il mio segreto imprenditoriale è non aver mai fatto passi più lunghi della gamba.

Gli hard court hanno ormai un’importanza maggiore rispetto a quelli in terra battuta?
Guardando la distribuzione dei punti a livello internazionale, non ci dovrebbero essere dubbi. Però in Italia viviamo ancora nell’immaginario che uno stratino di terra rossa renda il campo più morbido, quando invece ogni scivolata è un trauma. In più, un campo in veloce è molto utile a livello didattico perché obbliga ad avere un timing perfetto e ad affrontare maggiori difficoltà nella gestione spazio-tempo. A livello tecnico formativo è molto valido. Poi, a livello gestionale, vorrei solo campi veloci perché i costi di manutenzione sono ben inferiori.

«Il prossimo step? Aggiungere una struttura in legno lamellare, sempre firmata Prima Sport, con tre hard court. Si tratta di un investimento di qualche centinaio di migliaia di euro ma che fra un paio di anni saremo pronti a realizzare»

Tra i vari hard court c’è anche quello nero.
Grigio scurissimo dentro e chiaro fuori, ovviamente made in Play-It perché Gianfranco Zanola è una sicurezza. Anche i palloni Prima Sport li ho chiesti con la bandella nera a terra e il fondale grigio: esteticamente sono splendidi e la visibilità della palla decisamente migliore.

Non ti sei fatto mancare nemmeno il campo in erba naturale: come mai questa scelta?
Si è trattato di un esperimento che comporta una manutenzione non banale perché l’erba Bermuda è un po’ ignorante: d’inverno si ammala e bisogna recuperarla. Poi da metà maggio diventa uno spettacolo anche se bisogna tagliarla ogni due giorni e il macchinario per il taglio verticale è costato 18 mila euro! Si gioca bene e appena avvieremo delle convenzioni con i vari hotel per proporre la Grass Experience diventerà anche una risorsa. E poi fa una gran scena: potevo metterci una fontana, ho preferito un campo in erba.

Cosa consiglieresti a un imprenditore che volesse aprire un’academy? Una volta si diceva che era un buon modo per perdere dei soldi...
Invece noi fortunatamente siamo in attivo. Sono un coach-imprenditore e pure brianzolo, quindi bisogna far quadrare i conti, studiando un business plan reale. L’aspetto fondamentale è scegliere le persone giuste perché insieme si porta avanti il lavoro quotidiano. Quelli che mettono un nome di facciata che poi non vedi mai, alla fine non hanno mai funzionato. I volumi li crei fidelizzando i clienti, non col mordi e fuggi. In generale, bisogna star eun passo avanti con lo staff rispetto alle necessità ma senza eccessi. Puntare solo ai margini senza offrire adeguata qualità non funziona, ma nemmeno l’opposto. Equilibrio imprenditoriale, questo è il segreto.