The Club: Bola Padel Roma
IL CASO

Donne, arriva la parità salariale... ma dal 2033

La WTA annuncia una roadmap che in dieci anni dovrebbe portare alla parità dei montepremi. Il processo sarà graduale per garantirne la sostenibilità, ma siamo sicuri che sarà davvero così? I WTA 1000 diventano dieci, maggiore tutela per i WTA 500.

Riccardo Bisti
28 giugno 2023

Tutto ruota attorno a una parola: sostenibilità. La chiave, in fondo, è tutta lì: il tennis femminile sarà in grado di mantenere quanto annunciato in queste ore, ovvero il raggiungimento della parità di montepremi entro il 2033? Avranno fatto i loro calcoli, ma qualche dubbio rimane vista la notevole differenza con il circuito ATP. Non hanno utilizzato slogan e nemmeno frasi a effetto: semplicemente, il comunicato stampa arriva dopo mesi di trattative all'interno del circuito femminile, in cui le rimostranze di giocatrici e organizzatori hanno finalmente trovato un punto d'incontro. In effetti, la differenza di montepremi in alcuni tornei combined (vedi Roma) era imbarazzante. Sempre più tenniste erano arrabbiate: “Facciamo lo stesso lavoro e giochiamo in contemporanea, perché veniamo pagate di meno?” era la lamentela più diffusa. “Gli Slam sono stati i primi a istituire la parità di montepremi, ma molte persone credevano che fosse così per ogni torneo” ha ammesso Jessica Pegula, una delle più attente alla faccenda. La Roadmap WTA è chiara: dal 2027, tutti i tornei combined garantiranno lo stesso montepremi a uomini e donne. Tra questi, sette WTA 1000 (Indian Wells, Miami, Madrid, Roma, Canadian Open Cincinnati e Pechino) e i – pochi – 500 che si giocano in contemporanea. Al momento ci sono soltanto Eastbourne, Washintgton, Tokyo e la United Cup, ma dovrebbero aggiungersi alcuni tornei in Australia e Seul.

I tornei All Woman, invece, dovranno aspettare fino al 2033 per ottenere l'agognata parità. “L'approccio graduale è necessario per garantire la sostenibilità del processo” dice la WTA, anche se non tutte sono d'accordo. “Non capisco perché non si faccia ora” ha detto Paula Badosa, a cui ha indirettamente risposto Sloane Stephens, una delle componenti del consiglio delle giocatrici. “Capisco l'impazienza di chi non avrà benefici, perché certe cose entreranno in vigore solo dopo che diverse giocatrici si saranno ritirate, ma ci sono contratti in vigore che impediscono il passaggio immediato. Questo non è il percorso più veloce, ma ci arriveremo. Se non fossi nel consiglio faticherei a capire, ma questo processo richiede tempo”. È lo stesso concetto espresso dal boss Steve Simon. “Il tempo è necessario affinché il mercato si allinei ai desideri delle giocatrici: dobbiamo creare una strategia di marketing e rinegoziare i contratti”. In soldoni, significa che i tornei dovranno sborsare più soldi sul settore femminile. Non avranno fatto i salti di gioia, anche perché in cambio non hanno ottenuto chissà cosa: semplicemente, le giocatrici ammesse di diritto ai WTA 1000 saranno iscritte d'ufficio (come già accade tra gli uomini) e ci sarà una maggiore tutela per i WTA 500: nelle settimane in cui ci saranno 500 e 250 in contemporanea, le top-30 dovranno obbligatoriamente giocare il torneo di categoria superiore a meno che non ricevano un'esenzione. Ogni giocatrice ne avrà a disposizione due all'anno.

Il filmato con cui la WTA celebra le novità annunciate in questi giorni

«Ci sono dei contratti in vigore che impediscono il passaggio immediato. Non è il percorso più veloce, ma ci arriveremo. Se non fossi nel consiglio faticherei a capire» 
Sloane Stephens
ASICS ROMA

Cambierà poco, poiché i tornei più grandi sono già ben frequentati e – proprio come i tornei maschili – sono soggetti a forfait dell'ultim'ora. L'iscrizione potrà pure essere automatica, ma nessuno può obbligare una giocatrice a partecipare a un torneo (anche se le può costare uno zero in classifica). Il problema è alla radice, ed è sempre lo stesso: il prodotto WTA attrae quanto quello ATP? Dopo l'uscita di scena di Federer e quella – sempre più vicina – di Djokovic e Nadal, il tennis maschile potrebbe avere un contraccolpo, ma il passaggio generazionale è già in corso. E con Alcaraz, Rune, Musetti e altri giovani sembra essere in buone mani. Si può dire lo stesso tra le donne? Swiatek, Rybakina e Sabalenka hanno lo stesso valore? Esaurita la narrativa della pioniera del mondo arabo, quanto vale Ons Jabeur? E Coco Gauff sarà in grado di raccogliere, almeno in parte, l'eredità delle sorelle Williams? Più in generale, secondo voi, l'appassionato medio sarebbe in grado di snocciolare la top-20 della classifica mondiale? L'ingresso di CVC (società di private equity) nel settore femminile ha garantito l'immissione di denaro fresco (150 milioni in cambio del 20% dei proventi commerciali), ma siamo certi che gli investitori esterni avranno tutto questo entusiasmo per il tennis femminile? I dubbi sono legittimi, peraltro alimentati dalla clamorosa retromarcia sulla Cina.

La WTA aveva annunciato che non vi sarebbe tornata in attesa di risposte su Shuai Peng, ma Steve Simon ha riconosciuto che il boicottaggio è stato inefficace. E così si tornerà in Cina già a settembre, anche se aleggia il mistero sulle WTA Finals. Il sindacato vorrebbe mantenerle a Shenzhen (che aveva siglato un ricchissimo contratto decennale), ma secondo il New York Times sono in corso negoziati per rivedere i termini economici. Caso Peng a parte, la pandemia ha fatto saltare ben tre edizioni ed è chiaro che le premesse non sono quelle di cinque anni fa. Sullo sfondo c'è l'Arabia Saudita, ben decisa a investire sul tennis dopo essere entrata a gamba tesa nel mondo del golf. Gli sceicchi avrebbero in mente un approccio più accomodante, ma non c'è dubbio che guardino anche alle donne, nonostante una gestione quantomeno discutibile dei diritti umani. Per intenderci, le donne hanno ottenuto il diritto a guidare soltanto di recente. Il 2023 dovrebbe segnare la prima edizione araba delle Next Gen ATP Finals e c'è il progetto di organizzare un evento simile tra le donne. La sensazione è che la WTA si muova tra due fuochi: da un lato avverte la pressione delle giocatrici, desiderose di essere pagate quanto gli uomini, ma dall'altro c'è la consapevolezza di avere una minore penetrazione sul mercato. E allora sono costretti ad acrobazie mica male, come la scelta di giocare in Cina e flirtare con l'Arabia Saudita. Se le casse fossero floride, difficilmente l'avrebbero fatto.

La nuova organizzazione dei grandi eventi al femminile

Nonostante le polemiche sulla parità salariale, le tenniste monopolizzano (o quasi) la top-10 annuale delle sportive più pagate

Una possibile panacea potrebbe essere la fusione con l'ATP, di cui si parla dai tempi del famoso tweet di Roger Federer durante la pandemia. L'ultima a parlarne è stata Kim Clijsters: “Mi piacerebbe molto, renderebbe il marchio molto più forte. Ci sono state molte conversazioni su come arrivarci, ma ti imbatti sempre in un muro nel quale non succede molto e si rimane alle intenzioni. Ma a me piacerebbe l'esistenza di un'unica organizzazione”. Posizione comprensibile, ma se il progetto incontra più di una resistenza c'è un motivo, ed è la presunta convenienza dell'ATP. Avete visto le immagini del recente torneo di Berlino, un WTA 500 che si è giocato in un clima spettrale, con pochissimo pubblico per tutta la settimana? Ma questo progetto, a ben vedere, non tocca più di tanto l'appassionato medio. Chi va a Londra, Parigi, o anche a Indian Wells e Roma, quando sceglie il match da vedere non pensa certo ai soldi in palio. E allora vale la pena riportare i cambiamenti che toccheranno la struttura del calendario. Quelli sì, che potrebbero avere un qualche interesse per il pubblico.

WTA 1000
- Passeranno da nove a dieci. Sette saranno combined (Indian Wells, Miami, Madrid, Roma, Canada, Cincinnati e Pechino, anche se quest'ultimo – tra gli uomini – è un 500)
- Doha e Dubai prenderanno lo status permanente di WTA 1000 dopo che per anni si sono alternate.
- Ci sarà un decimo WTA 1000 a ottobre, nella settimana che lo scorso anno era stata di Guadalajara.
- I tornei combined avranno la parità dal 2027, gli altri dal 2033.

WTA 500
- Diventeranno diciassette. Quindici sono già in calendario, gli altri due saranno definiti in futuro. Per adesso sono United Cup, Brisbane, Adelaide, Abu Dhabi, Monterrey (+), Charleston, Stoccarda
Strasburgo (+), Berlino, Eastbourne, Washington, San Diego, Tokyo, Seul (+) e Zhengzhou. Quelli segnati con il (+) avranno l'uprade da 250 a 500. Da segnalare che Strasburgo si fonderà con Lione, che dunque sparirà dal calendario.
- Nelle settimane con 500 e 250 in contemporanea, le top-30 dovranno giocare il 500 salvo due possibili esenzioni all'anno.
- I tornei combined avranno la parità dal 2027, gli altri dal 2033.


WTA 250
- Il montepremi crescerà del 34% nel prossimo decennio.
- Nelle settimane con i 500, le top-30 che potranno parteciopare ai 250 saranno le campionesse in carica, le giocatrici di casa e una tennista compresa tra il n.11 e il n.30.
- Nelle settimane con un solo WTA 250, potranno avere una sola top-10.

WTA 125
- La categoria crescerà sul piano numerico, fino a ospitare circa 40 tornei all'anno (nel 2023 ne sono in calendario sedici)
- Molti si giocheranno nella seconda settimana degli eventi di quattordici giorni, in modo da dare più opportunità alle giocatrici fuori dalle top-10.