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LA STORIA

Il curioso caso di Austin Krajicek  

Nonostante (si dica) abbia un lontano legame di parentela con l'ex campione di Wimbledon, i successi di Austin Krajicek sembrano essere ignorati – almeno pubblicamente – da Richard. Intanto è il primo Krajicek a diventare numero 1 del mondo.

Riccardo Bisti
13 giugno 2023

Gli elementi a disposizione non autorizzano congetture, ma sembra che il legame tra Richard Krajicek e il suo omonimo (e cugino) Austin sia meno stretto di quanto ci si potrebbe attendere, soprattutto dopo che il quasi 33enne americano (farà gli anni venerdì) ha vinto il suo primo Slam a Parigi ed è diventato numero 1 ATP di doppio. Ci si aspetterebbe un post di auguri, un riconoscimento... invece non c'è stato nulla. Eppure si sostiene da anni che i due siano cugini “alla lontana”, almeno da quando Austin ha messo piede nel circuito, prima come aspirante singolarista, poi come ottimo doppista. Lo sostiene un articolo del 2011, quando Austin stava per terminare la sua carriera NCAA con la Texas A&M University, laddove l'acronimo A&M sta per Agricultural and Mechanical, una delle più grandi università americane. L'ha rappresentata tra il 2008 e il 2011, vincendo il titolo di doppio insieme a Jeff Dadamo e venendo nominato All American per ben sei volte (due in singolare, quattro in doppio). C'era scritto che è un lontano cugino dell'ex campione di Wimbledon. “È molto distante – disse Austin, nell'unica dichiarazione reperibile su questa parentela – non è che viene alla cena del Ringraziamento. Ci ho parlato tanto tempo fa, quando ero giovane, ma non lo sento da parecchio. Forse dovrei chiamarlo”.

Da allora ci sarebbero state mille occasioni per mostrare una vicinanza, invece sorprende l'assenza di riferimenti. Come la scheda sul sito ATP, sempre attentissima a segnalare parentele di vario genere. Nella biografia di Austin non c'è alcuna menzione della parentela con Richard. O come lo scorso febbraio, quando in coppia con Ivan Dodig ha vinto l'ATP 500 di Rotterdam, di cui Richard è direttore da una ventina d'anni. C'era materiale a sufficienza per creare storie e suggestioni, invece non esiste nemmeno una foto che li ritrae insieme. E il sito del torneo, in modo piuttosto freddo, scrisse testualmente: “Con Austin, adesso il Rotterdam Ahoy ha il nome Krajicek anche nell'albo d'oro del doppio!” E una sua dichiarazione: “In futuro la gente penserà che Richard Krajicek ha effettuato un ritorno nel 2023. Ho giocato qui per la seconda volta, ma spero di tornare spesso a Rotterdam in futuro. A proposito, il cognome Krajicek è davvero unico negli Stati Uniti”. Nessuna menzione sulla parentela con il vincitore della prova di singolare nel 1995 e nel 1997.

La finale del doppio maschile al Roland Garros 2023, primo titolo Slam per Austin Krajicek

«Se mi avessero detto che il mio primo Slam sarebbe arrivato proprio a Parigi, probabilmente mi sarei messo a ridere» 
Austin Krajicek
ASICS ROMA

Insomma, non è dato sapere quali intrecci familiari definiscano questo legame. Di certo Richard e Michaella Krajicek sono fratellastro e sorellaestra (stesso padre, madre diversa), mentre di Austin si sa che papà Rob giocava a basket e la madre era una sciatrice. Tutto negli States, però. Difficile capirci qualcosa, ma intanto Austin potrà raccontare di essere l'unico Krajicek al numero 1, visto che Richard si spinse solo in quarta posizione in singolare (e 45 in doppio). “Ho avuto momenti difficili lungo il mio percorso, ma non posso dire di non aver avuto a fianco le persone giuste” ammette Austin, che ha mollato il singolare cinque anni fa (è stato al massimo n.94 ATP) per dedicarsi interamente al doppio. “Il sostegno della famiglia e di mia moglie Misia non è mai cambiato” dice il residente a Dallas, già rientrato negli USA per qualche giorno di vacanza prima di iniziare a giocare sull'erba. Ai tempi del college era allenato dall'ex bombardiere Steve Denton (che è stato anche n.2 in doppio), mentre oggi è seguito da Philip Farmer. A Parigi c'erano entrambi, ma è con quest'ultimo che un paio d'anni fa ha svolto una riunione, fissando gli obiettivi per la parte finale della sua carriera.

Tra questi, un successo Slam e la leadership ATP. All'epoca non era mai entrato nemmeno ta i top-30. Invece, dopo la finale del Roland Garros, Austin ha messo la spunta sul telefono accanto ai due obiettivi, come a sottolineare che sono stati raggiunti. Gli altri sono altrettanto importanti, e non è detto che non siano alla portata: vincere il Masters (a cui ha preso per la prima volta lo scoso anno) e trionfare in Coppa Davis, laddove ha esordito lo scorso febbraio in Uzbekistan. Per adesso si gode una leadership che sembrava irraggiungibile, specie dopo che lo scorso anno aveva fallito il titolo proprio a Parigi: sempre in coppia con Dodig aveva avuto tre matchpoint contro Arevalo-Rojer. “Se mi avessero detto che il mio primo Slam sarebbe arrivato proprio a Parigi, probabilmente mi sarei messo a ridere – ammette Krajicek – perché la terra battuta non è la mia migliore superficie. Però in queste due settimane abbiamo trovato le condizioni perfette, visto che non è caduta neanche una goccia d'acqua. E poi sono fortunato ad avere un compagno come Ivan: non solo è uno dei migliori doppisti di sempre, ma è un ragazzo eccezionale, un vero leader, da lui ho imparato moltissimo”.

Nel 2021, Austin Krajicek è entrato nella hall of fame della Texas A&M University

Approfittando dello stop del tour per la pandemia, Austin Krajicek ha completato gli studi nel 2020

Krajicek è stato soltanto spettatore della sparata del suo compagno, arrabbiatissimo perché durante il torneo non aveva avuto a disposizione la transportation. Lui non si sarebbe mai espresso in questo modo, anche perché gli hanno insegnato a essere una persona diligente, professionale, leale e rispettosa. “Fa tutto il necessario per essere un ottimo compagno nelle competizioni a squadre” ha detto il suo coach, che peraltro vent'anni fa era all'angolo dei gemelli Bryan quando vinsero per la prima volta il Roland Garros. Più in generale, Austin Krajicek si fa volere bene: entrato nella Hall of Fame della Texas A&M University, è tornato a College Station tre anni fa per completare gli studi e intascare la laurea. “Meglio tardi che mai!” aveva scritto su Instagram, mentre i suoi ex compagni del team tennistico continuano a seguirlo con affetto, dedicando articoli e post di vario genere ai suoi successi. Non potrebbe essere altrimenti, perché è il più titolato degli Aggies in doppio (79 match vinti) e il sesto in singolare (71), oltre ad aver contribuito a far piazzare la squadra tra le top-10 NCAA per due volte di fila, come non era mai accaduto.

Tributi più che meritati, visto che in questi anni ha conquistato anche un quarto posto alle Olimpiadi (in coppia con Tennys Sandgren) e con Dodig ha dato una svolta alla sua carriera: nel marzo 2022 partecipava ancora ai Challenger, mentre con il croato ha raccolto dodici delle sue ventiquattro finali nel circuito maggiore. Risultati troppo importanti per non ottenere il riconoscimento di un cugino ex campione di Wimbledon. Eppure Richard Krajicek non sembra particolarnente coinvolto, mentre – per esempio – sta seguendo con trepidazione la crescita del figlio Alec Dekkers (a cui hanno dato il cognome della madre per non mettergli troppa pressione). Nello stesso giorno in cui Austin vinceva il Roland Garros, Dekkers faceva il suo esordio nel circuito ATP, partecipando alle qualificazioni di 's-Hertogenbosch. Papà Richard non era a seguirlo perché si è appena operato a un ginocchio, ma non ha fatto mancare il suo sostegno via social. Poi ha fatto i complimenti a Djokovic per il titolo a Parigi... ma per il cugino niente. A modo suo, un piccolo mistero.