The Club: Bola Padel Roma
ATTUALITÀ

Binaghi come Tiriac: “Perché gli Slam devono restare quattro?”

In un'intervista con l'Unione Sarda, il presidente FITP “apre” alla possibilità di arrivare a uno Slam. Frase simile a quelle pronunciate nel 2007 da Ion Tiriac. Lo scenario utopico sembra utopico per ragioni economiche e strutturali. Arrivano due Challenger 175 a Cagliari e Torino.

Riccardo Bisti
9 dicembre 2022

“Dove è scritto che gli Slam devono restare quattro? Quello che siamo riusciti a fare in questi anni con gli internazional è forse molto più difficile dell'ultimo, decisivo passo...". Termina con questa frase-bomba l'intervista ad Angelo Binaghi, uscita nell'edizione del 7 dicembre dell'Unione Sarda e realizzata da Enrico Pilia. Il presidente FITP aveva trattato diversi argomenti, partendo dalla nascita di un maxi Challenger nel suo Tennis Club Cagliari (che sarà oggetto di una profonda riqualificazione grazie ai fondi del PNNR), fino ad arrivare a una frase che non può lasciare indifferenti. Binaghi ha lasciato intendere che l'Italia, forte della sua capacità organizzativa, potrebbe essere in prima fila se il calendario dovesse prendere a picconate la tradizione, inserendo uno o più Slam al fianco degli attuali quattro. La definizione è mutuata dal bridge e risale a quasi 90 anni fa, quando il giornalista del New York Times John Kieran disse che un'eventuale vittoria di Jack Crawford ai Campionati degli Stati Uniti avrebbe rappresentato un “Grande Slam” dopo che aveva vinto Australian Championships, Roland Garros e Wimbledon. Tale intuizione è poi entrata nel linguaggio comune, e con il tempo i quattro Major si sono progressivamente staccati dal resto del circuito, uscendo dall'egida ITF e realizzando un comitato autonomo che li ha ulteriormente rafforzati.

La possibilità di giocare su tre settimane (qualificazioni comprese), i tabelloni a 128 giocatori e incassi da capogiro hanno permesso alle federazioni ospitanti (con l'eccezione di Wimbledon, laddove l'All England Club gode di una certa autonomia rispetto alla LTA) di effettuare investimenti faraonici in termini strutturali e di montepremi. Al netto dell'oscillazione delle valute, oggi ogni Slam offre circa 50 milioni, cifra decisamente superiore anche ai più ricchi tra i tornei ATP-WTA. Insomma, un potere economico difficilmente scalfibile. Le parole di Binaghi ricordano quelle di Ion Tiriac, ex patron del torneo di Madrid, che nel 2007 contestò lo status di privilegio degli Slam. Forte della crescita impetuosa del suo torneo (un paio d'anni dopo si sarebbe spostato alla Caja Magica), sostenne che il sistema tennis avrebbe dovuto garantire una libera competizione tra tornei, proprio come accade tra i giocatori. “Io voglio competere. Voglio andare al Roland Garros, chiedere quanti premi danno. 15 milioni? Ok, voglio dare 15 milioni anch'io e offrire gli stessi punti. Perché non dovrei competere? Gli Slam non vogliono e li capisco, ma non lo vuole nemmeno l'ATP e questo lo capisco meno”.

ASICS ROMA

“SE SINNER PREFERISCE PREPARARSI ALTROVE, LO RISPETTO”

Qualche giorno prima dell'intervista con l'Unione Sarda, Angelo Binaghi ne aveva rilasciata una al Messaggero. Oltre a ribadire la sua non intenzione a candidarsi a presidente CONI (“Non ci penso nemmeno”) e sostenuto la necessità di una riforma del sistema di rappresentazione nel Consiglio Nazionale del CONI stesso (“In cui il calcio vale quanto discipline con poche migliaia di praticanti”), ha pronunciato una frase che rappresenta un clamoroso retromarcia rispetto alle sue convinzioni di qualche anno fa. Quando gli hanno chiesto se si sarebbe aspettato la presenza di Sinner a fare il tifo alle Davis Cup Finals, ha detto: "Se Sinner ha preso la sua decisione, come accaduto quando rinunciò alle Olimpiadi, perché riteneva di prepararsi meglio altrove, io la rispetto". Frase di importanza enorme, ingiustamente passata sotto silenzio, in cui legittima il diritto di un giocatore a effettuare scelte diverse rispetto al presunto obbligo di giocare in nazionale. Non la pensava così ai tempi dei famosi casi Bolelli (2008) e Seppi (2010), quando sosteneva che la maglia azzurra fosse una "linea di demarcazione" tra chi fa parte o meno del sistema. Pur precisando che Sinner non è andato a Malaga per infortunio, è vero che l'altoatesino (come altri) aveva già rinunciato alla nazionale senza incorrere in sanzioni. Un passo in avanti nel rapporto tra FIT e giocatori che era già evidente da qualche anno, ma che Binaghi non aveva mai verbalizzato. Era giusto riconoscerlo. 

La crescita dei montepremi nei tornei del Grande Slam ha avuto un'impennata negli ultimi dieci anni

La storia gli ha dato torto: era convinto che il Roland Garros non sarebbe cresciuto, invece oggi lo scenario è totalmente diverso. Intanto il prize money è triplicato (da 15 a 42 milioni), e sono stati effettuati investimenti strutturali allora impensabili, dalla copertura del Philippe Chatrier alla realizzazione di nuovi campi (il Simonne Mathieu e il 14), oltre a un generale ampliamento e ammodernamento. E in ottica Parigi 2024 ci sarà la copertura anche del secondo campo, il Suzanne Lenglen. Mettendo da parte le strutture, l'attuale divario economico tra gli Slam e gli altri tornei rende impensabile il varo di un nuovo torneo di questo livello. Per la verità, l'affermazione di Binaghi si discosta su un punto da quelle antiche di Tiriac: se il magnate rumeno puntava a sostituire uno Slam esistente, l'ingegnere sardo lascia intendere che potrebbe esserci lo spazio per crearne uno nuovo. Progetto meno rivoluzionario ma ugualmente complicato (utopico?): nel caso di Roma, oltre a un divario impressionante in termini di fatturato, c'è il problema delle strutture. Vi abbiamo relazionato sulle tematiche da affrontare in vista del 2023 (aumento della capienza del Centrale ma senza copertura, costruzione di un nuovo show court), indirettamente confermate dallo stesso Binaghi durante le ATP Finals.

Il problema è che nell'attuale sede del Foro Italico è impossibile organizzare un torneo del Grande Slam: la differenza di spazio rispetto ai quattro Major è enorme, incolmabile, e già il nuovo format a 96 giocatori presenta una serie di sfide logistiche. Quella di Binaghi all'Unione Sarda è una suggestione, ma bisogna dargli atto di aver permesso all'Italia una vigorosa accelerata sul piano organizzativo. È merito dell'attivismo FITP se oggi l'Italia è grande protagonista nello scacchiere internazionale. Qualche anno fa era impensabile che il nostro Paese potesse ospitare addirittura le ATP Finals, con la preziosa appendice delle Next Gen Finals e alcuni tornei ATP che hanno ridestato dal torpore organizzativo del passato: Santa Margherita di Pula, Cagliari, Firenze, Napoli, Parma... il circuito ATP ha ripreso a guardare all'Italia come non accadeva da decenni. Ad Angelo Binaghi bisogna riconoscere un grande merito: l'incapacità di stare fermo. In più occasioni ha detto che fermarsi significa perdere i treni buoni, mentre bisogna sempre evolversi. È vero, e la sua testardaggine è stata premiata con lo scenario attuale, peraltro favorito dal momento particolarmente felice dei tennisti italiani di vertice.

Il progetto del tetto che dal 2024 coprirà il campo Suzanne Lenglen di Parigi. Negli ultimi anni, il Roland Garros ha vissuto una crescita impressionante

Nel 2021, il Tennis Club Cagliari ha ospitato un ATP 250. Dal 2023 avrà un Challenger 175

Sognare va dunque benissimo, ma da qui a pensare a uno Slam... insomma. Sono certamente più percorribili altre vie: per esempio il varo di due Challenger 175 in Italia. La riorganizzazione dei Masters 1000 ha spinto l'ATP a creare una nuova categoria di questi eventi, la più ricca, i quali si svolgeranno nelle seconde settimane dei tornei combined. L'Italia se ne è aggiudicati due, e Binaghi ha rivelato le location: Cagliari e Torino. Della prima si conosce già la data: 1-7 maggio, nella seconda settimana del Mutua Madrid Open, una sorta di prologo agli Internazionali BNL d'Italia. “Creeremo una storia e lo faremo crescere col tempo” dice il presidente FITP, che garantisce sulla continuità dell'evento e spera di poter arrivare un upgrade ad ATP 250. Il montepremi sarà di 200.000 euro e mancheranno le retrizioni tipiche dei Challenger, ai quali i top-50 non possono iscriversi (salvo la concessione di wild card). Al contrario – come già accade al torneo di Phoenix – a Cagliari potranno iscriversi tutti coloro che perderanno nei primi turni a Madrid. Uno dei punti a favore di questi tornei (non sappiamo quando sarà collocato quello di Torino) è il rapporto qualità-prezzo.

La FITP li ha presi a costo zero, mentre acquisire la licenza di un ATP 250 sarebbe stato molto costoso. Per Cagliari sarà l'opportunità di avere un torneo con il pubblico, visto che il torneo dell'aprile 2021 si giocò a porte chiuse. “Credo che il pubblico farà a spinte per esserci” ha detto Binaghi, che poi ha ribadito alcuni concetti che gli sono molto cari: lo spirito di una federazione che si baserebbe su efficienza e merito e nessuna logica politica (sul tema politico ci sarebbe qualcosa da obiettare), e della “crisi di crescita” di chi è passato in dieci anni da un fatturato di 38 milioni gli attuali 170. “Ci vorrebbero giornate di 50 ore. E continuiamo a lavorare negli stessi uffici che ci sono stati assegnati dieci anni fa”. E poi c'è il sogno di portare il tennis (grazie al supporto del padel) a diventare lo sport più praticato in Italia, superando il Dio Pallone. A suo dire, il traguardo si potrebbe raggiungere tra cinque anni. Non sappiamo se accadrà per davvero, ma – dovendo scommettere – è più probabile questo che portare uno Slam in Italia.