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LA STORIA

Si è ritirata a 19 anni perché era sovrappeso

Doveva essere la nuova Martina Hingis: è finita che Myriam Casanova ha smesso a 19 anni, travolta dalle insicurezze e dalle prese in giro per il suo aspetto fisico. I folli consigli di un guru, la fuga in Ecuador e le difficoltà a lasciare il tennis. Oggi gestisce un centro sportivo ed è istruttrice di fitness.

Riccardo Bisti
3 ottobre 2021

Se all'epoca ci fossero stati i social network, mi sarei buttata da un ponte”. Lo dice così, senza mezzi termini. Per fortuna, Myriam Casanova ha saputo uscire dal peggiore incubo per una giovane donna: il body shaming. Con il web e – appunto – i social network, il fenomeno è ancora più diffuso. Eppure è sempre esistito, al punto da convincere la talentuosa svizzera a mollare tutto a 19 anni. E pensare che soltanto due anni prima veniva premiata come futura stella del tennis svizzero. Era il 14 dicembre 2002, quando la TV svizzera mandò in onda gli Sports Award di quell'anno. A Berna, i premiati furono la triatleta Nascha Badmann e il saltatore con gli sci Simon Ammann. Grandi personaggi, pluricampioni mondiali (lei) e ori olimpici (lui). In mezzo, come volto nuovo, una ragazzina di 17 anni che quell'anno aveva scalato 300 posizioni, con tanto di primo titolo WTA (a Bruxelles, battendo in finale Arantxa Sanchez) e terzo turno a Wimbledon, partendo dalle qualificazioni. Era arrivata a sfidare Justine Henin sul Centre Court. “Ci sono buone possibilità che i fan la possano ammirare per molto tempo” disse il conduttore. Essere la promessa del tennis svizzero, nel 2002, pesava quanto un macigno. Roger Federer era già tra i top-10 e tutti aspettavano il definitivo salto di qualità. E poi c'era Martina Hingis, ex dominatrice del tennis. Da qualche tempo, tuttavia, aveva patito l'arrembaggio delle sorelle Williams e delle ova provenienti dall'est.

Aveva la stessa desinenza il cognome di Myriam, che però non c'entra nulla. Tradiva le chiare origini italiane di papà Leo, che nel 1981 aveva realizzato un centro sportivo insieme alla moglie Lucia. L'hanno chiamato Vitalis Sports e si trova nel comune di Luchingen, cantone San Gallo, estremo est del Paese, a due passi dal Lago di Costanza e non distante dai confini con Germania, Austria e Lichtenstein. Leo Casanova faceva anche il maestro di tennis: in un contesto del genere, era inevitabile che le figlie Daniela e Myriam iniziassero a giocare a tennis. Ben presto, le giovani Casanova mostrarono il loro talento. Myriam, in particolare. A 14 anni ha fatto il suo esordio nel circuito WTA, salvo poi crescere fino a giocare un fantastico 2002, al punto da destare l'interesse di Melanie Molitor. Mamma Hingis la allenò per qualche mese, mentre la figlia era ai box prima di annunciare il ritiro nel febbraio 2003. Mentre sorrideva con il premio tra le mani, tuttavia, Myriam non sapeva che il meglio della sua carriera era già alle spalle. Il problema non riguardava il tennis, ma il suo aspetto. O meglio, il suo corpo. Myriam Casanova non appariva come avrebbe dovuto essere, secondo il senso comune, un'atleta di alto livello.

In preda alla disperazione, si affidò a un guru che le diede un consiglio folle: bere tre litri di latte al giorno e smettere di mangiare. Tre settimane dopo, stava per collassare.
Myriam Casanova impegnata con Conchita Martinez nel suo magico 2002

Erano gli anni dei fisici scolpiti di Venus e Serena, o di quello provocante di Anna Kournikova. Per emergere da una grave crisi economica, la WTA aveva puntato forte sull'immagine delle sue atlete. La Casanova non c'entrava nulla con tutto questo, ed era costretta a leggere titoli di giornale che recitavano Deve andare in palestra oppure La dura battaglia di Myriam. Ma nessuno sapeva che dietro a quei chili di troppo c'era una rara malattia metabolica. Le provava tutte per dimagrire, ma non c'era niente da fare. Le avevano imposto di non consumare più di 850 calorie al giorno, inoltre era arrivata ad allenarsi anche sette ore al giorno. Eppure non perdeva peso. In preda alla disperazione, si affidò a un guru che le diede un consiglio folle: bere tre litri di latte al giorno e smettere di mangiare. Tre settimane dopo, stava per collassare. Sul campo si teneva a galla, oscillando intorno alla centesima posizione. Qualcosa più, qualcosa meno. Si era scoperta ottima doppista, entrando tra le top-20 di specialità. Ma gli unici risultati che le interessavano erano quelli della bilancia. “Il completo da tennis era troppo stretto, la gonnellina saliva e mostrava tutte le cosce” racconta oggi. Una volta, durante un torneo negli Stati Uniti, si vergognava a mostrarsi e non voleva giocare. Il padre le disse che non poteva rinunciare dopo un viaggio così lungo: scese in campo e perse.

L'angoscia divenne un'ossessione, fino a convincerla a lasciar perdere nel settembre 2004, dopo la sconfitta al primo turno dello Us Open. “Basta, non ne posso più. Dico addio al tennis”. È stato il punto di non ritorno. Dopo quel torneo andò a vivere in Ecuador con uno zio, cambiando completamente vita. Prese a fare il pastore in una missione cattolica, trascorrendo i giorni a innaffiare gli alberi e a riposarsi su un'amaca, osservando gli iguana. Priva di patente, imparò a guidare sulle strade ecuadoriane. Una sorta di ritiro spirituale, un'esperienza catartica. Al ritorno a casa, pensò che poteva essere una buona idea riprovarci col tennis. Scelse di ritornare in Fed Cup: perse 6-0 6-0 contro la slovacca Lubomira Kurhajcova in appena 38 minuti. “Allora ho capito che non c'era modo. Per fortuna la famiglia mi è stata vicina e mi ha incoraggiato a fare qualcosa di diverso”. In realtà, la transizione è stata piuttosto lunga. Gli archivi raccontano che ha giocato una decina di tornei tra il 2007 e il 2011. Ha battuto una giovanissima Karolina Pliskova e, soprattutto, ne ha vinti un paio. Segno che il braccio, il talento, non è mai mancato. E quei chili di troppo che ne danneggiavano la silhouette le garantivano una certa pesantezza di palla. “Ma giocavo a tennis perché non sapevo fare altro, era l'unica cosa che mi riusciva bene. La verità è che ero un'ex giocatrice. Nel 2004 si era rotto qualcosa. Per sempre”.

Myriam Casanova in compagnia di papà Leo e mamma Lucia


Nel 2002, i TG della TV svizzera si domandavano se Myriam Casanova sarebbe stata la nuova Martina Hingis

Per sua fortuna, non si è lasciata andare. Oggi ha 35 anni e si è realizzata laddove era partita: insieme alla sorella Daniela (anche lei ex promessa, si fermò per infortunio nel 2003) gestisce il Vitalis Sport. Vive ogni giorno a contatto con i campi da tennis, anche se ha praticamente smesso: gioca due volte all'anno, non più di mezz'ora. “All'inizio il peso era solo un sintomo della malattia, poi ne è diventato la causa – racconta – non ero più in grado di perdere chili. È un miracolo che ce l'abbia fatta, perché questi problemi si sono verificati quando ero un'adolescente fragile e insicura. Per intenderci, quando andavo all'OLMA (importante fiera di agricoltura e alimentazione, in grado di attirare 300.000 visitatori all'anno, ndr) non mangiavo la salsiccia perché avevo paura che la gente mi guardasse. Ero in paranoia”. Senza dimenticare aspettative più tradizionali, come il timore di deludere i genitori. Per la sua carriera hanno investito un milione di franchi, con le aspettative che si erano scaricate su di lei dopo il ritiro prematuro della sorella. Ed ecco, la frase con cui abbiamo aperto: “Per fortuna i social non esistevano, altrimenti mi sarei gettata da un ponte”.

Giocato l'ultimo match nel 2011, ha avuto la forza di trovare una strada alternativa e scrivere il suo lieto fine: si è laureata in economia aziendale e oggi è istruttrice di fitness e nutrizione. Mica male, per chi ha avuto problemi proprio di questo tipo. Nel frattempo si è sposata nell'agosto 2015 e ha due figlie di 4 e 2 anni. “Sono orgogliosa di esserne venuta fuori e non penso con rabbia a quel periodo, o a quello che avrei potuto fare nel tennis. È una parte di me, della mia vita”. Il suo corpo, oggi, esprime armoniche rotondità che non rappresentano più un problema. Ci convive serenamente. E vive con gioia il secondo tempo della sua vita. Lo ha dimostrato nel 2013, quando venne in Italia per fare un po' di shopping e smarrì il suo portafoglio. All'interno c'erano 7.000 euro. Fu ritrovato da Luigi Musazzi, un pensionato di (allora) 78 anni. Con un grande senso civico, l'uomo restituì tutto e Myriam – per premiarlo – gli lasciò 700 euro, il 10% di quello che aveva trovato. Lui ebbe qualche giorno di popolarità, lei ebbe la dimostrazione che nella vita ci sono cose più importanti che una taglia in più o in meno sui pantaloni.