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AUSTRALIAN OPEN

Ben Shelton e la benedizione del destino

Ben Shelton non era mai uscito dagli Stati Uniti prima della trasferta australiana, ma i suoi genitori si erano conosciuti proprio a Melbourne, durante un'antica edizione dell'Australian Open. Un segno del destino che lui ha sublimato raggiungendo i quarti di finale. E forse non è finita...

Riccardo Bisti
23 gennaio 2023

A un paio di chilometri da Melbourne Park c'è un hotel denominato The Como Melbourne – Mgallery. È una delle basi dei tennisti impegnati all'Australian Open: lo era anche negli anni '90, quando Bryan Shelton frequentava Melbourne Park nelle vesti di giocatore. Un giorno, nella hall dell'hotel, rimase colpito da una ragazza. Si trattava si Lisa Witsken, sorella dell'ottimo doppista americano Todd (scomparso a 34 anni di età per un tumore a un cervello, nel 1998). Da allora sono passati 30 anni e Melbourne è ancora un crocevia per la famiglia Shelton. Il giovane Ben, figlio di Bryan e Lisa, è quartofinalista a sorpresa all'Australian Open. Grazie a un bottino di 360 punti è già certo di superare il best ranking di papà Bryan. Lui è stato numero 55, mentre Ben salirà (almeno) in 43esima posizione. Se poi dovesse battere Tommy Paul in un quarto di finale tutto americano, la storia assumerebbe i contorni di una fiaba. A maggior ragione perché Ben ha compiuto 20 anni lo scorso ottobre e non aveva mai messo piede fuori dagli Stati Uniti prima della trasferta australiana. “Quando giocavo i tornei junior, pensai di iscrivermi a qualche evento fuori dagli Stati Uniti – racconta – in tutta risposta, mio padre mi chiese se fossi uno dei migliori americani della mia età. Era il suo modo per farmi capire che non era il caso”.

Papà Bryan è la figura più importante nella carriera di Ben. Lo è ancora oggi, per quanto a Melbourne sia accompagnato da coach Dean Goldfine. Il padre allena il team tennistico dei Florida Gators, rappresentato dal figlio fino alla scorsa estate, quando ha deciso di diventare professionista dopo un'impetuosa scalata che lo aveva portato a ridosso dei top-100 ATP. “È incredibilmente talentuoso, spero di non doverlo più incontrare” disse John Isner dopo averlo faticosamente battuto al torneo ATP di Atlanta. C'è chi è andato oltre, come Alexei Popyrin, battuto al terzo turno dell'Australian Open. “Se va avanti così, lo ritroveremo in sei mesi tra i top-10 – ha sibilato – trova spesso la riga, tira la seconda a 190 km/h e poi ha il vantaggio di essere mancino”. Nel match tra ex stelle NCAA (il suo avversario aveva rappresentato la Ohio State University tra il 2017 e il 2019), Shelton ha superato JJ Wolf col punteggio di 6-7 6-2 6-7 7-6 6-2 e prosegue in una favola inattesa. “Sapevo che sarebbe stato difficile perché non sono mai uscito dagli Stati Uniti, ma questo mi ha permesso di giocare libero e senza aspettative – dice Shelton, che prima di andare in Australia aveva viaggiato al massimo da Miami a San Francisco – fisicamente sto molto meglio rispetto allo Us Open. Anche lì si giocava al caldo e avevo fatto una gran fatica. Per questo ho lavorato duramente e posso ancora migliorare, ma sono fiducioso di poter giocare cinque set contro chiunque”.

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«Se va avanti così, lo ritroveremo in sei mesi tra i top-10. Trova spesso la riga, tira la seconda a 190 km/h e poi ha il vantaggio di essere mancino» 
Alexei Popyrin

Il momento in cui Ben Shelton raggiunge i quarti all'Australian Open

E pensare che il tennis non era nel suo destino. Quando era un bambino, papà Bryan allenava il team femminile della Georgia Tech University e il piccolo Ben andava a trovarlo in bicicletta, facendo amicizia con tutti i baby-atleti del college con il sogno di diventare un campione di football americano. Pensava che il tennis fosse una questione privata del padre, non voleva mettersi a confronto con lui. “In effetti preferiva gli sport di squadra ed era già molto socievole, più di quanto fossi io alla sua età – dice papà Bryan – inoltre i miei genitori non mi avevano fatto giocare a football, quindi mi promisi che se avessi avuto un figlio gliel'avrei lasciato fare. Aveva una passione incredibile, sapeva tutto di football NFL e aveva sempre un pallone tra le mani”. Le cose sono cambiate nel 2012, quando Shelton Sr. ha accettato la proposta dell'Università della Florida, laddove avrebbe allenato la squadra maschile. Ha portato con sé la famiglia e Ben si è avvicinato sempre di più al tennis, anche per placare le preoccupazioni della madre. Non voleva che il figlio prendesse colpi su colpi, col rischio di farsi male.

E così il football americano è diventato un ricordo, rappresentato da un pallone autografato di Calvin Johnson, ex frequentatore della Georgia Tech e poi diventato una star NFL. Fu una sorpresa per il suo nono compleanno. Lasciata la palla ovale per la racchetta, Ben ha trascorso l'adolescenza tra i campi da tennis e i banchi di scuola. Il padre si era laureato e gli studi, dunque, non erano un optional. Per questo non ha mai messo piede fuori dagli States: i tornei internazionali gli portavano via una settimana, mentre quelli USTA si limitavano ai weekend. Ma Ben migliorava giorno dopo giorno, fino a diventare uno dei giocatori-simbolo dei Gators. Nel 2021 ha contribuito al titolo NCAA a squadre, nel 2022 si è aggiudicato il campionato individuale. Nel frattempo si era iscritto a economia e ha sfruttato le vacanze estive per dedicarsi ai tornei internazionali. Ha vinto una partita dopo l'altra fino a battere Casper Ruud a Cincinnati. Lo status di dilettante gli ha impedito di incassare gli 85.000 dollari destinati a chi raggiunge gli ottavi in un Masters 1000, e così – alla vigilia dello Us Open, in cui gli avevano dato una wild card – ha scelto di diventare professionista.

Ben Shelton allenato dal padre ai tempi de Florida Gators. Oggi non li può più rappresentare perché è diventato professionista

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Shelton è dotato di un tennis spumeggiante e divertente

Niente più banchi di scuola: tennis da una parte, lezioni a distanza dall'altra. “In questo periodo non ci sono esami, vedremo cosa succederà quando dovrò sostenerne uno durante un torneo – ha detto a Melbourne – con la possibilità di seguire a distanza è tutto più agevole. Per fortuna alla sera ho il tempo per studiare. Voglio laurearmi, sul serio. Mi atterrò al mio programma e lo farò”. Il futuro immediato, tuttavia, si chiama Tommy Paul. Non sapeva neanche che l'avrebbe affrontato, gliel'hanno detto i giornalisti in conferenza stampa. “Ci siamo allenati una volta allo Us Open, posso dire che mi ha messo sotto la sua ala protettrice. Mi ha aiutato, è un buon amico e sono entusiasta di poterlo affrontare”. In caso di vittoria, con ogni probabilità ci sarebbe uno scontro da vertigini contro Novak Djokovic (che ha spazzato via i sogni australiani, lasciando cinque game ad Alex De Minaur). Ben non l'avrebbe mai immaginato al momento di farsi timbrare per la prima volta il passaporto, quando ha messo piede ad Adelaide dopo il viaggio più lungo della sua vita.

E lo ha fatto senza il padre. “Ha avuto una grande influenza su di me – racconta – non ha avuto le mie opportunità, si è laureato e poi ha vissuto un ottima carriera. Conosce tutte le difficoltà del tenns professionistico, ha una mente molto analitica e parliamo di tutto dopo ogni match, soprattutto le cose negative. Sono quelle che permettono di migliorare”. Quando ha detto queste cose non ci aveva ancora parlato: il fuso orario con gli States non giocava a suo favore. “Però so che si è mandato messaggi per tutta la partita con il mio coach. Lo chiamerò quando si sveglierà, so che a Gainsville ha molto da fare”. Ha molto da fare anche il giovane Ben, il meticcio che si è già attirato le simpatie dei media americani per i suoi modi di fare così spontanei e una storia di quelle che catturano, peraltro con un pizzico di gossip: è fidanzato con l'eptathleta Anna Hall, bronzo ai recenti mondiali di atletica. Anche lei è diventata professionista da poco, ma oggi il più famoso della coppia è Ben. Non crediamo che le dispiaccia. E nemmeno se Ben si concederà una visita al Como Hotel: in fondo è cominciato tutto lì.