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AUSTRALIAN OPEN

Cobolli, il nome nuovo sull'asse Firenze-Roma

Flavio Cobolli e Matteo Berrettini hanno un tratto in comune: sono di Roma, ma hanno un legame con Firenze. Ed è curioso che l'exploit di Cobolli e la sua crescita arrivino nel torneo dell'ennesimo forfait di Berrettini. La vittoria contro Jarry è la più importante della sua carriera. “Ma per me è un punto di partenza”

Riccardo Bisti
15 gennaio 2024

La differenza anagrafica è di appena sei anni. E, soprattutto, Matteo Berrettini nutre ancora la solida speranza di tornare protagonista. Ma è curioso che, nel torneo dell'ennesimo forfait di Berrettini, emerga la stella di Flavio Cobolli. Per carità, Cobbo è ben conosciuto dagli appassionati, ma non c'è dubbio che i suoi exploit all'Australian Open gli apriranno la narrativa mainstream, quella in cui – per adesso – sembra esserci spazio soltanto per Jannik Sinner, dopo che Berrettini l'ha accarezzata e sembra essersi un po' scottato. L'accostamento Berrettini-Cobolli è inevitabile, a partire da ragioni storiche: Stefano Cobolli (ex n.236 ATP) è stato vicino a Vincenzo Santopadre negli anni della crescita di Matteo. Un vice-coach a tutti gli effetti, mentre Matteo cresceva e il figlio Flavio faceva la spola tra il campo da tennis e quello di calcio, ovviamente con la maglia della Roma. Non si può citare Flavio senza ricordare la sua passione per la maggica. La sua vittoria di lunedì contro Nicolas Jarry ammortizza la delusione dei tifosi giallorossi, reduci da due dure sconfitte (Lazio in Coppa Italia e Milan in Campionato), al punto che qualcuno inizia a mettere in discussione Josè Mourinho.

Anche lui ha messo in discussione il suo Special One, papà Stefano, con cui aveva interrotto il legame professionale salvo poi riaprirlo qualche tempo dopo. “Nessuno mi conosce meglio di lui – aveva detto a Tennis Magazine Italia – con il tempo, il nostro rapporto è migliorato molto e questo ha facilitato le cose. Inoltre ama molto viaggiare, gli piace stare fuori casa e per un coach è una dote molto importante”. Ancora oggi c'è papà Stefano, con il supporto dell'ex pro Matteo Fago, a prendersi cura del talento di un giocatore che ha artigliato i top-100 lo scorso autunno e che non ha nessuna intenzione di fermarsi qui. A Melbourne è rimasto fuori dal cut-off per un soffio: nessun problema, ha giocato le qualificazioni, le ha passate ha vinto una partita durissima, (per adesso) la più importante della sua carriera. Aveva già giocato al meglio dei cinque set contro Alcaraz, a Parigi. “Ma quella non la considero neanche. Era il mio primo vero tre su cinque e credo di averlo gestito bene – ha detto dopo il successo, maturato col punteggio di 6-4 3-6 6-3 2-6 7-5 – sinceramente credevo di averla persa, ma al cambio di campo sul 5-4 ho guardato il mio team: ci credevano, mi incitavano. Così ho cambiato idea e provato a dare tutto”.

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    La classifica ATP di Nicolas Jarry. Il cileno è il giocatore di più alta classifica mai battuto da Flavio Cobolli. Fino a oggi, il romano vanta altre sette vittorie contro top-100: Hugo Gaston (n.65), Marcos Giron (82), Jordan Thompson (91), Constant Lestienne (93), Dominic Stricker (94), Oscar Otte (94) e Marin Cilic (100)

Risultato? Tre game di fila che lo spediscono al secondo turno, laddove c'è un match non impossibile contro il poderoso Pavel Kotov (n.65 ATP), con il quale ha vinto due volte su due. Entrambe nel 2021, entrambe nei Challenger. Oggi il russo gli sta davanti e ha battuto Lorenzo Musetti a Hong Kong. È uno dei pochi russi ad aver rinunciato a trasferirsi all'estero, continuando ad allenarsi alla periferia di Mosca. “Per vincere la dovrò portare sul piano fisico, più il match si allungherà e meglio sarà. È un'opportunità per vedere a che punto sono, e se sto facendo le cose giuste. Se perdo non è un dramma, se vinco potrebbe essere una svolta”. Non solo per i 100 punti ATP riservati a chi raggiunge il terzo turno o l'equivalente di 155.000 euro. Per svolta, Cobbo intende un balzo in classifica che gli garantirebbe la stabilità tra i top-100 e la possibilità di svolgere una programmazione nel solo circuito ATP. Berrettini, dicevamo.

Se Matteo si fosse ritirato una settimana prima, Cobolli sarebbe entrato in tabellone. E poi hanno entrambi un legame con la città di Firenze. Parte della famiglia di Matteo proviene da lì, mentre Flavio ci è addirittura nato. Papà Stefano aveva trovato lavoro da quelle parti, e la famiglia di mamma Francesca proviene dal Chianti. Nulla che intacchi la romanità di Flavio, che risiede (e ama) la capitale sin da quando aveva un anno. Incroci e tempistiche, tuttavia, sono curiosi. Nonostante la vicinanza e l'ovvia amicizia con Berrettini, i suoi riferimenti sono altri. Da una parte c'è Fabio Fognini, ragione per cui Flavio ha scelto il tennis anziché continuare a scorrazzare sulla fascia nelle giovanili della Roma. In effetti condividono una personalità vibrante, senza considerare che Cobolli è tra i clienti dell'agenzia di Fabio, la Back to Next Management.

La gioia sfrenata di Flavio Cobolli con i suoi tifosi dopo il successo contro Jarry

Da qualche settimana, Flavio Cobolli ha affiancato una nuova società di gestione a quella di Fabio Fognini

Flavio è talmente futuribile che qualche settimana fa ha firmato un accordo con The Agency Sport, altra società di gestione atleti con sede ad Andorra, tra i cui fondatori c'è anche Fernando Verdasco. La gestione di Cobolli sarà condivisa con la società di Fognini: la doppia rappresentanza la dice lunga su quale sia la considerazione nei suoi confronti. Flavio si è aggiunto a un team di cui fanno parte Shapovalov, Linette, Fucsovics, Ruusuvuori, Ramos e tanti altri. Ma il vero mentore (“Il mio tutto” ha enfatizzato con Eurosport) è Novak Djokovic. Ne adora la personalità, la capacità di restare fedele alle proprie convinzioni.

“Nole è un campione fuori dal campo e mi piacerebbe molto diventare come lui, sono affascinato dalla sua persona” dice Cobolli, che di certo non difetta di personalità: con il suo successo ha zittito i tifosi cileni, facendo un gesto vagamente provocatorio dopo il matchtpoint, anche se nelle interviste ha poi minimizzato. Si tratta di dettagli: ciò che davvero affascina è il desiderio di diventare come Djokovic. Se Flavio dovesse riuscire a imitare – anche solo in parte – quel che è riuscito a fare il serbo, come passione a approccio al tennis, allora sarebbe pronto a uno spettacolare salto di qualità. Qualcosa che andrebbe ben oltre l'esito del match contro Pavel Kotov.