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AUSTRALIAN OPEN

Novak Djokovic, quando la scarpa diventa corpo

Il serbo ha raccontato come è nata la nuova Asics Court FF3 Novak: tre anni di progettazione «perché le cose ben fatte hanno bisogno di tempo. La nuova scarpa combina le esigenze del mio stile di gioco all-around»
Federico Ferrero
2 febbraio 2023

Delle tante cose che si dicono su Novak Djokovic ce n’è una, ricorrente e che pesca nel lessico del greco antico: l’approccio olistico. Così come il numero uno - nella sostanza, questa volta davvero la classifica Atp racconta un’altra storia rispetto a quella accaduta – non si limita a scegliere un tortino al miglio perché fa bene, ma perché è parte del suo rapporto con il cibo e quindi con l’umore, con il suo stare al mondo e con l’armonia tra corpo e mente (non sono elucubrazioni dello scrivente ma pensieri di Novak, ripetutamente espressi), anche la sua scarpa non è solo uno strumento del mestiere, quale ormai viene giustamente considerata da quasi tutti gli atleti di vertice. Per lui, la scarpa diventa corpo nel momento in cui la calza. E deve suonare la sua stessa musica.

«Sono quasi tre anni che lavoriamo per presentarla e le cose ben fatte hanno bisogno di tempo. Quando ho cambiato sponsor tecnico per passare ad Asics, ho sentito la differenza che si può avvertire tra un’auto commerciale e una sportiva» Novak Djokovic

Non dev’essere stato facile, insomma, concepire la nuova Asics Court FF 3, perché Djokovic è stato (in)seguito dai tecnici dell’azienda tra Europa e Asia per due anni e più, alla caccia di migliorie che rendessero il nuovo modello ancora più rispondente alle sue esigenze. «Magari non sempre e non tutto, ma il processo di costruzione della nuova scarpa posso dire di averlo apprezzato: sono quasi tre anni che lavoriamo per presentarla e le cose ben fatte hanno bisogno di tempo. Quando ho cambiato sponsor tecnico per passare ad Asics, ho sentito la differenza che si può avvertire tra un’auto commerciale e una sportiva. Mi sentivo molto più leggero ed efficace negli spostamenti. Ecco perché non volevo cambiarle».

«Nello sport si è andati verso modelli di scarpe sempre più leggeri ma, per un tennista, non è sempre una scelta ideale. La leggerezza è piacevole ma bisogna combinarla con la funzionalità» Novak Djokovic

Djokovic ha raccontato la storia della sua nuova “gommatura” a Marbella, fresco di successo alle Atp Finals di Torino; negli occhi dell’intervistatore, c’era la consapevolezza di chi ha lavorato davvero sulla limatura dei dettagli, ciò che non sempre capita nel mondo sportivo. Ci sono atleti di élite molto meno attenti alla cura di ogni vite e bullone dell’ingranaggio, altri che a malapena si accorgono se in una scarpa sono stati cambiati una cucitura o un margine. Non il serbo, che ha “antenne” lungo tutto il corpo: «Il primo prototipo della Court FF 3, quello nero, era figlio di una nuova tecnologia, pareva una calza. Comodissimo. Era però fin troppo stabile». Con una disponibilità non consueta, già durante l’Australian Open 2021 Novak usava il prototipo durante gli allenamenti e i riscaldamenti. Facendo tesoro del suo feedback, Asics ha studiato e costruito otto prototipi, dal più rigido al più flessibile. «Volevo provare – ha spiegato mister 21 Slam - la scarpa su tutte le superfici e in tante condizioni differenti, ecco perché ci abbiamo messo tanto tempo per arrivare alla soluzione perfetta. Terra e cemento hanno caratteristiche diverse, anche se ho imparato a scivolare dappertutto: pure sull’erba, nonostante non sia consigliato. Mobilità e stabilità della caviglia, nel mio caso, arrivano dalla mia pratica giovanile dello sci e mi hanno aiutato a rendere quel movimento automatico, naturale».

«La Court FF3 combina le esigenze del mio stile di gioco all-around, che passa dalla rete a posizioni molto lontane dalla riga di fondo: deve avere tutte queste caratteristiche combinate insieme» Novak Djokovic

La parte centrale della suola è risultata strategica, soprattutto nel trovare il giusto bilanciamento tra stabilità (che irrigidisce) e flessibilità (che ammorbidisce). E poi, la parte frontale della suola: «Dopo lo split step sei sulle punte e lì devi essere nella migliore situazione possibile per “spingere” quel primo passo verso la palla». Asics ha dovuto misurare i millimetri per trovare la giusta altezza del rinforzo. «Ma anche la tomaia è stata studiata a fondo: non volevo che la scarpa lasciasse troppo spazio al piede costringendomi a stringere troppo i lacci, perché è una pratica che non mi piace. In generale, nello sport, si è andati verso modelli di scarpe sempre più leggeri ma, per un tennista, non è sempre una scelta ideale. La leggerezza è piacevole ma bisogna combinarla con la funzionalità. Noi tennisti non corriamo in maniera unidimensionale, come alcuni atleti di altre discipline. Sprintiamo e ci fermiamo, facciamo molti tipi di movimenti. E io devo sentire la scarpa nel piede, diversamente da quello che accade, magari, agli sprinter». Alla fine l’opera si è sostanziata nella scarpa «che combina le esigenze del mio stile di gioco all-around, che passa dalla rete a posizioni molto lontane dalla riga di fondo: deve avere tutte queste caratteristiche combinate insieme». Novak e Asics giurano che Court FF 3 sia la risposta – olistica, va da sé - a tutte le domande.