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LA STORIA

Luciano Darderi, un cuore e due bandiere

Primo quarto di finale ATP per Luciano Darderi, argentino che gioca per l'Italia. Una storia che sta attirando l'attenzione dei suoi (ex) connazionali: numeri alla mano, sarebbe il più giovane argentino tra i primi 400. “La federazione italiana mi ha proposto un contratto, ma non l'ho ancora firmato”

Riccardo Bisti
9 febbraio 2024

Luciano Darderi possiede la cittadinanza italiana da una decina d'anni, però... parla, pensa e sente come un argentino. Lo scrive Josè Luis Dominguez su La Naciòn dopo che il (quasi) 22enne di Villa Gesell ha ottenuto il suo miglior risultato in carriera. Alla terza apparizione in un torneo ATP, ha raggiunto i quarti di finale. E lo ha fatto in modo robusto, sulla terra rossa del Cordoba Open, superando le qualificazioni e poi due avversari meglio piazzati di lui. Prima Tomas Barrios Vera, poi Sebastian Ofner (prima vittoria contro un top-50) In questo momento si trova in 136esima posizione, ma è già certo di aggiornare il best ranking (attualmente al n.124). C'è di più: dovesse battere il vincente di Hanfmann-Burruchaga (sospeso per pioggia giovedì sera), otterrebbe uno special exempt per il torneo ATP di Buenos Aires. A quel punto, le attenzioni dei giornalisti argentini nei suoi confronti si eleverebbero al quadrato, se non al cubo. Luciano è un ragazzo a posto: più timido che spavaldo, gran lavoratore, non cerca le copertine a tutti i costi.

Ma ormai si sta rassegnando a quella che sarà una costante: le domande sulla sua cittadinanza. Per carità, il legame culturale tra i due Paesi è ben conosciuto: circa il 50% degli argentini hanno una qualche discendenza italiana. Nel caso di Darderi non è stato difficile individuare un nonno italiano che gli permettesse, da ragazzino, di prendere il nostro passaporto. Ma gli argentini rimangono un popolo fiero, molto attaccato al concetto di bandiera. Nessuno gli ha dato del traditore, ci mancherebbe, ma la storia di un ragazzo di Villa Gesell (cittadina affacciata sull'Oceano Atlantico, non distante da Mar del Plata) che gioca per l'Italia, beh, attira molto. Ed è normale che ne vogliano sapere di più. Lui risponde con tranquillità, anche se – è evidente – non è il suo argomento preferito. “Il cambio di cittadinanza non mi ha condizionato – racconta – perché trascorrevo sei mesi all'anno in Italia e sei in Argentina. Ho deciso di andare in Europa perché c'erano migliori possibilità economiche, mi hanno aiutato con alcuni contratti. La mia vita non è cambiata. In Italia ho l'appartamento di mio nonno, vicino a Firenze”.

«La federazione italiana ha un contratto che non ho ancora deciso di firmare, Le condizioni sono riservate, ma la questione è ancora in sospeso, da definire» 
Luciano Darderi

Darderi si sta rendendo conto che la sua storia attrae, a maggior ragione dato il momento storico. In Italia non gode di chissà quale popolarità, poiché l'interesse è fagocitato da Sinner e dagli altri big. Oggi è il decimo azzurro nel ranking ATP, ma lunedì prossimo supererà Matteo Berrettini. In Argentina sarebbe dodicesimo, ma in rampa di lancio per alcuni sorpassi. E, soprattutto, sarebbe il più giovane albiceleste tra i top-400 ATP. Per trovarne uno nato dopo di lui bisogna scorrere fino alla 411esima posizione di Alex Barrena. In altre parole, un giocatorino come Darderi farebbe decisamente comodo alla federazione guidata da Agustin Calleri, e magari anche al team di Davis capitanato da Guillermo Coria. Quando gli chiedono se ha gioito di più per la Davis argentina del 2016 o quella italiana di qualche mese fa, sceglie la diplomazia. “Metà e metà. Sono contento per le vittorie di entrambe, sono traguardi importanti per ciascuno dei due Paesi. L'Argentina? Con i giovani in ascesa e i tanti tornei organizzati ci sarà un grande futuro, anche in Davis. Da quel punto di vista c'è un gran potenziale”.

Darderi riconosce che non è semplice emergere nell'attuale contesto italiano: diversi giocatori gli stanno davanti e lottano per conquistare un posto al sole. “Però va bene, è utile per migliorare il mio ranking e restare al passo. Sia Italia che Argentina hanno un livello molto alto”. Immancabile – dato il momento – un aneddoto su Jannik Sinner, che in fondo ha soltanto sei mesi più di lui. Qualche tempo fa, l'altoatesino lo chiamò per allenarsi insieme al Foro Italico, ma lui non potè accettare perché gli stava partendo il treno. Aneddotica a parte, Luciano è il primogenito di una dinastia che potrebbe accompagnarci a lungo. Sarà il primo Darderi a entrare tra i top-100 ATP dopo che il vulcanico papà Gino (all'anagrafe Luciano Enrique) aveva intrapreso una buona carriera negli anni '80, senza però raggiungere questi livelli. Oggi allena entrambi i figli e sta trovando riscatto con Luciano. Si pensa che possa fare ancora meglio con il giovane Vito, classe 2008, che giusto un mese fa ha fatto il suo esordio nelle qualificazioni di un Challenger. Di lui si dice un gran bene, anche se qualche tempo fa è stato oggetto di un procedimento disciplinare da parte della FITP, di cui vi abbiamo ampiamente relazionato.

Luciano Darderi abbraccia papà Gino. Si riconosce anche il manager Luca Del Federico (Foto Aguilera / La Naciòn)

Non solo Luciano: c'è grande attesa anche per il fratello minore Vito, classe 2008

Nonostante la scelta di giocare per l'Italia, il rapporto con la federazione non è particolarmente stretto: di queste cose si occupa soprattutto papà Gino (insieme al manager, l'abruzzese Luca Del Federico). Quando gli ha chiesto se la federazione italiana lo aiuta ancora, e in cosa consiste il sostegno, il cronista argentino forse non sapeva di toccare un argomento sensibile. Di sicuro non sapeva che – nonostante l'enorme numero di Challenger e ITF in Italia – Darderi ha ottenuto soltanto tre wild card, tutte nel 2020. Una per il main draw del Challenger di Cordenons (tra l'altro passò un turno) e due per le qualificazioni, la prima agli Internazionali d'Italia e la seconda al Challenger indoor di Parma. Da allora sono passati oltre tre anni e – se è arrivato a ridosso dei top-100 ATP – lo ha fatto con le sue forze, senza nessun aiuto. Fatto curioso, visto che è stato tra i primi dieci al mondo tra gli Under 18 e i suoi risultati sono grossomodo in linea con quelli dei coetanei.

“La verità è che la federazone italiana ha un contratto che non ho ancora deciso di firmare – racconta – è ancora in stand-by. Una volta terminata la carriera junior succede qualcos'altro, ma non ho ancora firmato nulla. Le condizioni sono riservate, ma la questione è ancora in sospeso, da definire”. Parole soft, in linea con la sua personalità, ma che confermano quanto ci disse papà Gino in un intervista nell'estate 2022. In attesa che Vito faccia irruzione nel tennis dei grandi (è già n.124 ITF, sebbene sia ancora al secondo anno Under 16), lui prova a costruirsi una carriera a suon di servizi in kick e dritti pesantissimi, costruiti da ragazzino tra la natia Villa Gesell e il Club Harrods di Buenos Aires, poi sviluppati anche in Italia, con il tricolore sullo sfondo. Una bella storia che si sta edificando, giorno dopo giorno, e che sta fornendo sempre più materiale per un documentario sulla famiglia che un giorno, prima o poi, vedrà la luce.