La curiosa mail di Cristina Bucsa: “Non pronunciate il mio cognome in rumeno”

CURIOSITÀ

1 gennaio 2024

Riccardo Bisti

Nata in Moldavia ma ormai spagnola a tutti gli effetti, Cristina Bucsa ha chiesto alla WTA che il suo nome venga pronunciato come si scrive e non con l'inflessione rumena, lingua del suo Paese d'origine. Salita al numero 61 WTA, quest'anno punta a raggiungere le top-30.

Cristina Bucsa ha trascorso un compleanno abbastanza felice: si trova a Brisbane, laddove è in corso un WTA 500, e ha passato il primo turno dopo aver superato le qualificazioni. Adesso sfiderà Magda Linette, numero 9 del tabellone. Nata il giorno di Capodanno del 1998, ha festeggiato con il suo best ranking al numero 61. Tuttavia, in queste ore si sta parlando di lei per motivi extra-tennistici: la giocatrice, infatti, ha scritto alla WTA chiedendo che il suo nome non venga più pronunciato in rumeno, lingua principale del suo Paese d'origine.

La Bucsa, infatti, è nata a Chisinau, in Moldavia, ma da tempo ormai si è stabilita in Spagna, in Cantabria, laddove risiede a Torrelavega. Partecipa alle competizioni a squadre per la Spagna, tanto da essere stata convocata per le recenti BJK Cup Finals. La Bucsa chiede che il suo nome venga pronunciato senza i segni diacritici del rumeno, che è la lingua ufficiale della Moldavia. Ne hanno dato notizia i commentatori del suo match di domenica contro Greet Minnen, i quali hanno precisato che nella mail chiedeva che la S del cognome fosse pronunciata così come si scrive, e non ș (dunque “sh”) come è previsto dal rumeno.

Cristina Bucsa non vuole che il suo cognome venga pronunciato con l'inflessione rumena

ASICS ROMA

Ha giustificato la richiesta dicendo di aver rinunciato alla nazionalità moldava per giocare sotto la bandiera spagnola. In verità, ha rappresentato la Moldavia fino al 2015 salvo poi scegliere definitivamente la Spagna. La Bucsa è poi nota per la scelta di non avere alcun account sui social media (a parte uno su Facebook, utilizzato solo per trovare compagne di doppio): allenata dal padre, ha ribadito di amare la libertà e di non necessitare di chissà quali sponsor. “Non ho nemmeno bisogno di troppi vestiti: sette magliette, sette pantaloncini e sette gonne mi bastano nei tornei. Se arriverà uno sponsor ne parleremo, ma per adesso non ne ho”.

Per la verità (a differenze di quanto le accade di solito) a Brisbane sta giocando con abbigliamento Nike (a parte le scarpe). Di certo parla quattro lingue: rumeno, spagnolo, inglese e francese. Grande amante della lettura, ha fissato un obiettivo ambizioso ma realistico per il suo 2024: entrare tra le top-30 WTA. Vorrebbe dire finire spesso in TV, quindi... è importante che i commentatori pronuncino correttamente il suo cognome.