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US OPEN

Tiafoe Lives Matter

Ultimo americano in gara, ex contagiato e cittadino nero: con questi ingredienti, l'avventura di Frances Tiafoe ha un potenziale immenso per la comunità nera (e non solo). Qualche anno fa aveva percepito la fame del pubblico di una storia americana di successo. “Il protagonista di quella storia vorrei essere io”. Anche in assenza di pubblico.

Riccardo Bisti
6 settembre 2020

C'è tutto per scrivere una storia emozionante. Davvero tutto. Per esempio, Frances Tiafoe è americano. L'ultimo in gara nel tabellone maschile dello Us Open. Dopo la vittoria contro Marton Fucsovics (si allenano insieme, sono talmente amici che a fine partita si sono stretti la mano, incuranti dei protocolli che prevedono solo un incrocio di racchette), negli ottavi sfiderà Daniil Medvedev. È stato uno dei tennisti a contrarre il COVID-19, lo scorso luglio. Si è dovuto ritirare da un'esibizione ad Atlanta. “Non è stato bello, perché per tre giorni ho avuto diarrea e mal di testa. Mi stancavo per un nulla, facevo una conversazione mi addormentavo. Poi mi sono ripreso e, dopo il test negativo, tutti i parametri sono tornati a posto e ho ripreso ad allenarmi”. In un torneo condizionato dalle restrizioni, con il caso francese a seminare paura in tutto l'ambiente, è iconico che tra i protagonisti ci sia un ex contagiato. Ma, soprattutto, Frances Tiafoe è un cittadino nero. Afroamericano puro, figlio di immigrati della Sierra Leone. Quando era un bambino, suo padre ottenne un lavoro nella costruzione del College Park Tennis Club, nel Maryland.

Al termine dei lavori, scelsero di mantenerlo come custode. 21.000 dollari all'anno di paga e un alloggio per lui e per la famiglia. Insieme al gemello Franklin, il piccolo Frances iniziò a giocare di notte, quando i campi erano liberi. E sognava di giocare contro Roger Federer e Rafael Nadal al torneo dei suoi sogni, lo Us Open. “Ci sono state notti in cui io e Franklin ci addormentavamo sui lettini dei massaggio mentre mio padre lavorava” racconta oggi, come se non avesse perso l'incanto di quegli anni. È stato fortunato, perché non ha vissuto particolari episodi di razzismo. Anzi, scarpe e racchette gli venivano fornite dal club o dai giocatori più ricchi. Forse perché nessuno pensava che potesse fare per davvero il tennista. Neanche i genitori, che spingevano affinché andasse all'università. Invece ha scelto di continuare col tennis, convinto che fosse la sua strada, certo che non esista nulla di impossibile. “A patto che tu lo voglia veramente”.

"Il pubblico dello Us Open desidera la storia di successo di un giocatore americano. Vorrei essere protagonista di quella storia. Lo vorrei follemente" 
Frances Tiafoe
I colpi più spettacolari mai tirati da Frances Tiafoe

Il destino ha voluto che ce la facesse, e che oggi racconti con orgoglio di essere colui che guadagna di più in famiglia. “Così posso aiutare i miei genitori”. Ma il destino ha voluto premiarlo, o meglio, dargli una possibilità: scrivere un pezzetto di storia nell'anno dei pestaggi della polizia, del movimento Black Lives Matter, da cittadino nero, nel più importante torneo americano. Tiafoe ha preso sul serio il suo ruolo di persona di colore. Privilegiata, certo, ma pur sempre di colore. I suoi idoli sono le sorelle Williams. “Serena è un'icona del tennis, è speciale. Se fai un salto nei quartieri neri e dici che giochi a tennis, ti rispondono che fai la stessa cosa di Venus e Serena. Negli anni ci siamo avvicinati, ormai posso dire che sia un'amica perchè posso farle delle domande. È grazie a loro che anche io sono un nome”.

La giocatrice-simbolo della lotta anti-razzista, tuttavia, rimane Naomi Osaka. Anche lei figlia di un immigrato, è stata capace di bloccare un torneo la scorsa settimana. “Mi piace, sia dentro che fuori dal campo, per quello che rappresenta – dice Tiafoe – sono un suo fan sin da quando ha vinto lo Us Open, ma anche da prima. È sempre gentile e tranquilla e mi piace come usa i social network”. Atlete fantastiche, icone. Ma pur sempre donne in una società maschilista. E allora Tiafoe può rappresentare qualcosa per i cittadini neri. Ha un naturale senso dello spettacolo, si fa amare da tutti.

Frances Tiafoe ha aderito al movimento Black Lives Matter
La netta vittoria contro Marton Fucsovics. Il suo prossimo avversario sarà Daniil Medvedev

Patisce più di altri l'assenza di pubblico a Flushing Meadows. “Mi mancano da morire – dice – io sono il tipo di giocatore che ama la folla. Senza spettatori non ottieni energia extra. Puoi tirare un tweener vincente o sparare una palla sul telone, e la reazione sarà la stessa. Bisogna sapersi adattare”. Fino a oggi lo sta facendo alla perfezione. Sta costruendo la sua favola, anche perché quest'anno aveva perso al primo turno in cinque dei sei tornei giocati. Ma lo Us Open è un'altra cosa. È la sua personale terra santa. Qualche tempo fa, ebbe a dire che si tratta di un torneo speciale. “Per me non esiste atmosfera migliore. Metà degli spettatori sono ubriachi e impazziscono in tribuna.

Una volta ho giocato contro Isner e ho potuto toccare con mano quanto fossero affamati di una storia di successo di un giocatore americano. Vorrei essere protagonista di quella storia. Lo vorrei follemente. Vedendo giocare Federer e Nadal, ho pensato che magari un giorno qualcuno potrebbe vedermi in TV e sognare di diventare come me. Vorrei che la mia storia fosse così. Perché penso di aver capito che la mia non è una normale storia di tennis. E forse io non sono un tennista normale. Ma questo è il mio posto”. Dovesse azzeccare altre imprese in questo torneo, magari vincerlo, quel sogno diventerebbe realtà. E tanti bambini neri vedrebbero in Frances Tiafoe un esempio da seguire. Il figlio del custode che ce l'ha fatta. “Vorrei essere un modello per la mia comunità. Ma non vorrei limitarmi a prendermi cura di loro. Vorrei metterli nella condizione di essere vincenti”.