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AUSTRALIAN OPEN

Tennis e Artsakh, la doppia missione di Karen Khachanov

Karen Khachanov fa parlare di sé per una forte presa di posizione sulle tensioni in Nagorno Karabach. “Vengo da una famiglia armena, volevo esprimere la vicinanza alla mia gente”. La federtennis dell'Azerbaigian ha chiesto di punirlo, lui dice di non aver subito nessuna pressione. In semifinale sfiderà Tsitsipas, contro cui non ha mai vinto. 

Riccardo Bisti
24 gennaio 2023

A Melbourne c'è un Uomo in Missione: si tratta di Novak Djokovic, desideroso di agganciare Rafael Nadal a quota 22 Slam. Lo stesso principio si può applicare a Karen Khachanov, la cui missione è ancora più complessa. Senza i messaggi del russo, la comunità del tennis non conoscerebbe quello che sta accadendo in Nagorno Karabach, piccola area montuosa situata al confine tra Armenia e Azerbaigian. Tutti conoscono le vicende della guerra tra Russia e Ucraina, mentre questo conflitto dimenticato si è inasprito negli ultimi giorni. E Khachanov, splendido semifinalista a Melbourne, ha scelto di mostrare la sua vicinanza con alcuni messaggi scritti sulla telecamera dopo i suoi match. Lo aveva fatto dopo il successo contro Tiafoe al terzo turno: “Artsakh, stay strong” e si è ripetuto dopo gli ottavi, scrivendo un elaborato: “Keep believing and fighting until the end. Artsakh stay strong”. I fatti: pur trovandosi politicamente in Azerbaigian, il Nagorno Karabach (denominato Artsakh in Armenia) è una zona abitata prevalentemente da armeni. C'è stata anche una guerra tra Yerevan e Baku, durata un mese e terminata nel novembre 2020, reminiscenza del sanguinoso conflitto che si è sviluppato tra il 1988 e il 1994.

Da allora, la pace è controllata da Russia e Turchia e uno de punti cardine dell'accordo è l'esistenza del corridoio di Lachin, unica strada che collega l'enclave all'Armenia e permette l'arrivo di cibo e medicinali. Da qualche giorno, il corridoio è bloccato da manifestanti azeri. Il governo di Baku sostiene che si tratta di ambientalisti che chiedono di ispezionare le miniere armene della zona, ritenute illegali. Vero o no, si è creato un grave danno umanitario perché i 120.000 abitanti della zona si sono trovati senza gas, internet e beni di prima necessità. Un papocchio di geopolitica come – purtroppo – ce ne sono tanti. In tutto questo, cosa c'entra Khachanov? “Ho radici armente da parte di mo padre, mio nonno e anche di mia madre” ha spiegato il diretto interessato dopo il ritiro di Sebastian Korda, che ha alzato bandiera bianca sul punteggio di 7-6 6-3 3-0 per il russo. Un problema al polso, maturato in avvio di secondo set, ha impedito all'americano di giocarsela alla pari. “Non voglio andare in profondità sulla questione, ma volevo esprimere forza e sostegno alla mia gente” ha aggiunto Khachanov, che ha raggiunto le semifinali per il secondo Slam di fila.

ASICS ROMA
«Nel novembre 2021 ho modificato il programma delle vacanze per andare in Armenia con la mia famiglia. Ci siamo stati 10-12 giorni e non ci siamo limitati a Yerevan, ma abbiamo girato tutto il Paese, visitando monasteri e varie località» 
Karen Khachanov

Dopo essersi fatto fasciare il polso destro, Sebastian Korda ha perso sette game di fila e poi si è ritirato

È l'argomento del giorno, anche perché la federtennis dell'Azerbaigian (nella persona del suo presidente Oktay Asadov) si è lamentata delle sue azioni. “Consideriamo inaccettabili tali provocazioni” hanno fatto sapere. Gli azeri hanno inviato protesta formale all'ITF, in cui hanno allegato una serie di documenti legali. “L'Azerbaigian condanna questo incidente e, al fine di prevenire tali situazioni, ha chiesto che il tennista fosse punito e che fossero prese misure rigorose affinché tali incidenti non si ripetessero”. Come se non bastasse, hanno condannato anche gli organizzatori dell'Australian Open per aver consentito l'accesso alle persone con le bandiere del Nagorno Karabach, da loro definite esponenti di un regime separatista. Da parte sua, Khachanov ha detto di non essere stato avvicinato da nessuno. E che – fino a ora – non gli sono arrivati specifici divieti su cosa scrivere sulle telecamere. Il russo è stato particolarmente loquace quando gli hanno chiesto di spiegare il suo legame con l'Armenia.

“Ci sono stato molte volte perchè fa parte della mia famiglia – ha detto – per la verità sono mancato un po' di anni, perché sin da junior i miei impegni tennistici erano molto pressanti. Però nel novembre del 2021 ho modificato il programma delle vacanze per andarci con mia moglie e mio figlio. Ci siamo stati 10-12 giorni e non ci siamo limitati a Yerevan, ma abbiamo girato tutto il Paese, visitando monasteri e varie località”. Hanno anche organizzato una clinic con i baby-tennisti della zona, ed è stato un successo inatteso. C'erano 300-400 bambini: “Sono rimasto sorpreso, perché l'evento non era stato comunicato nel modo giusto. Lo abbiamo reso noto il giorno stesso, e vedere tanto entusiasmo è stato bellissimo”. Senza entrare nel merito di una faccenda delicata come uno scontro politico ancora in divenire, con confini militarizzati a un cessate il fuoco che viene raramente rispettato, questi racconti spiegano l'attaccamento di Khachanov a una causa solo apparentemente lontana dalla sua quotidianità.

Il messaggio di Khachanov che ha fatto arrabbiare le istituzioni azere

Karen Khachanov saluta mogle e figlio dopo aver raggiunto la semifinale a Melbourne

Già che c'erano, i giornalisti gli hanno chiesto se manderebbe un messaggio agli organizzatori di Wimbledon, ancora incerti su cosa fare per il 2023 in merito agli atleti russi e bielorussi. “Non ho nessun messaggio per loro, d'altra parte cosa posso fare? - ha detto – le mie parole non cambierebbero nulla, quindi preferisco non dire niente. Meglio chiedere a loro”. Queste storie hanno messo in secondo piano una giornata che non ha raccontato troppo sul piano tecnico: il match contro Korda è durato un set prima che l'americano non fosse più in grado di esprimersi al meglio. E anche la sfida serale tra Tsitsipas e Lehecka si è sviluppato senza troppi sussulti (6-3 7-6 6-4 per il numero 3 del seeding). Il ceco ha fatto la sua partita, ma alla fine non c'è mai stata l'impressione che il greco potesse perdere (per lui sarà la quarta semifinale a Melbourne). Sarà dunque Tsitsipas l'avversario di Khachanov nella prima semifinale (in programma alle 4.30 della notte italiana tra giovedì e venerdì).

Comunque vada, Khachanov sembra sulla buona strada per recuperare terreno nella sfida a distanza con i suoi connazionali. Da ragazzo, Khachanov era alla guida del trio di cui fanno parte Medvedev e Rublev, poi è stato superato. “In effetti c'è stato un momento in cui sono un po' sceso in classifica, ma nel 2020 ho avuto alcuni problemi personali e ho vissuto un periodo difficile. Non è andato tutto liscio, ma ho sempre creduto in me stesso e nelle mie capacità. Credo di essere nella direzione giusta e che la competizione con Daniil e Andrey ci aiuti a migliorare”. A parte i problemi legati a un passaporto che oggi non è visto troppo bene dalla comunità internazionale, Khachanov paga un tennis non troppo elegante e una personalità che non ha mai spiccato nel contesto del circuito mondiale. E allora i suoi risultati sono stati un po' sottovalutati: si tratta pur sempre di un finalista olimpico, ex numero 8 ATP e stabile rincalzo ai migliori. Per diventare un personaggio, avrebbe bisogno di un gran colpo. Certo, contro Tsitsipas non ha mai vinto in cinque scontri diretti. Ma certe statistiche sono fatte per essere abbattute...