NEW RACQUET

Head Radical 2021, the #PeoplesRacquet

La nuova Radical, in versione ancora Prototype, sorprende per gli ottimi compromessi tra spinta, controllo e manovrabilità, con un giusto mix tra peso sostenibile (300 grammi) e la tipica consistenza delle racchette da pro. Allargando di fatto la potenziale base di utenza

di Corrado Erba
15 novembre 2020

Argentea, come una bellissima auto da corsa, la nuova versione della Head Radical MP rivela avere l’anima della fuoriclasse. È riuscita a coniugare due elementi difficili da integrare, un peso leggero (beninteso, per un telaio agonistico, dal profilo contenuto) e una consistenza da racchetta pro.

Era, questo, un problema che si poneva da tempo. Il peso leggero ben si coniuga a telai potenziati dalla profilatura, dal pesante bilanciamento in testa, dalla rigidità consistente, ma generalmente rende i telai non profilati privi di consistenza, di cattiveria. Come la Head sia riuscita a trovare il giusto mix tra un peso sostenibile e una consistenza tipica da racchetta agonistica, è roba che dovremo chiedere agli ingegneri di Kennelbach.

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Ma veniamo ai dati della MP che, rispetto alla versione precedente, cresce di 5 grammi, toccando quota 300; il piatto è rimasto il classico a 98 pollici, il profilo variabile da 20 a 23 millimetri, lo schema di incordatura da 16x19 e un bilanciamento a 32 cm, nuda. È un telaio che dà subito confidenza, grazie anche al paint argento che è magnifico e lasciatecelo dire, un peccato non rimarrà cosi nella versione retail. In mano l’impressione è di una racchetta che non affaticherà nemmeno dopo la terza ora di gioco: il peso non eccessivo è rimarcato dal bilanciamento sostanzialmente neutro, che lascia la testa libera di essere manovrata con il massimo agio. Non è un telaio da spin estremo, cosi come la struttura preannuncia (per quello rivolgetevi alla linea Extreme).

Comunque la palla esce naturalmente con un leggero spin, che parte veloce e facile. Sorprende non tanto la facilità, ma soprattutto la precisione chirurgica di certi colpi: il back è telecomandato e manovrando leggermente col polso, la traiettoria fila via dritta e veloce, a tagliare il campo in maniera micidiale. Il drive esce facile, controllato, profondo. È un telaio per chi ama controllare il gioco e convince la decisione dei colpi e delle traiettorie perché si può fare pressing anche usando precisione e sensibilità, non solo forza e rotazioni. La difesa è agile, ma il colpo affannato esce fin troppo pulito per renderla efficace al cento per cento.

Detto dei colpi da fondocampo, scivolare a rete dietro al back è veramente una goduria. I cambi di direzione improvvisi sono facili, tanto che colpire sotto la rete è agevole, mentre sopra si riscontra un’ottima dote di potenza, unita a una precisione invidiabile. Anche il surplus di potenza nei colpi sopra la spalla, sorprendente per un telaio di soli 300 grammi, diventa tremendamente efficace anche nel servizio. In questo colpo, raramente abbiamo riscontrato una tale pulizia e una precisione delle traiettorie, sia per i servizi piatti sia per quelli slice, con la testa della racchetta che sembra una sorta di mirino laser, puntata per colpire le righe. Il telaio all’impatto risulta piuttosto morbidi, la stabilità è assoluta, le vibrazioni inesistenti.

In sintesi, una racchetta dalle prestazioni sorprendentemente agonistiche, che per una volta può essere utilizzata da un’ampia fascia di appassionati, fin giù ai quarta categoria, a patto che non si vada a cercare la racchetta dallo spin facile e l’attrezzo da difesa estrema. La può usare con massima resa il contrattaccante da fondo, il giocatore all-around che ama le traiettorie morbide ad aprirsi il campo, il veterano old style che cerca facilità però mal si è adattato alle moderne sparapalle, le signore (ex agoniste, please) di buona mano e ottime gambe, il ragazzino che sogna le movenze stilose ma con un attrezzo umano tra le mani. Se qualcuno, soprattutto salendo di categoria e in attesa della versione da 315 grammi, volesse aggiungere un po' di cattiveria, il telaio è facilmente customizzabile aggiungendo qualche peso in testa.

Per quel che concerne il set up con le corde, abbiamo provato due versioni: quella proposta dalla casa, che prevede le nuove Linx Tour Orange da 1.25 mm, è preferibile per chi ama spingere perché la corda prende benissimo le rotazioni e il controllo è assoluto. Per curiosità, data la morbidezza del telaio, abbiamo montato anche una corda in budello (yes, in budello) che è consigliatissima per chi vuole toccare di fino (con l’opzione più economica di un multifilo molto sensibile e di calibro sottile). Il back è impossibile da sbagliare e la sensibilità del telaio è talmente estrema che vien voglia di giocare drop shot per due ore di fila.

Insomma, una freccia argentea, una fuoriserie che può essere guidata (e bene) anche da noi, piloti della domenica.