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STORIE DI MASTERS

Quel (grande) altruismo che Federer non ha avuto

Tom Gorman è stato un ottimo giocatore, ma è ricordato soprattutto per uno splendido gesto di sportività: nella semifinale del Masters 1972 si ritirò sul matchpoint a suo favore contro Stan Smith. Aveva dolore alla schiena e non avrebbe potuto giocare la finale, così scelse di tutelare il pubblico. “Io e Stan eravamo amici, ma lo avrei fatto con chiunque”. 32 anno dopo, Federer non avrebbe fatto altrettanto.

Riccardo Bisti
13 novembre 2020

Pochi giorni dopo aver intascato il tredicesimo Roland Garros, Rafael Nadal ha detto che gli piacerebbe essere ricordato come brava persona, ancor più che come campione. Con 20 Slam in cascina, sarà difficile ignorare il suo palmares per decantarne le doti umane. Ben diverso il caso di Tom Gorman, ricordato per il più bel gesto di sportività nella storia del tennis. Oggi ha 74 anni e si gode la meritata pensione, ma è stato un ottimo giocatore negli anni 70. Tre volte semifinalista Slam, vincitore di sette titoli, ha avuto la sfortuna di giocare nei primi anni del professionismo, quando i guadagni non erano paragonabili a oggi. Dopo il ritiro, infatti, ha dovuto lavorare fino all'età della pensione. Per otto anni è stato capitano del team statunitense di Coppa Davis, vincendo l'Insalatiera nel 1990 e nel 1992. Prima di andare in pensione, ha fatto il direttore tecnico al La Quinta Resort & Club. Nel 2015, a quasi 70 anni, si è ritirato a vita privata e oggi risiede ad Atlanta.

Ma il suo nome resterà legato a un singolo episodio. Il classico gesto d'altri tempi, compiuto in un venerdì notte del 1972, in occasione della semifinale del Masters. Era la terza edizione di un torneo appena nato, ancora distante dall'opulenza di oggi. Ma profumava d'elite. E Gorman la desiderava, al punto che l'anno prima le aveva provate tutte per qualificarsi all'edizione parigina. Per entrare tra i magnifici otto andò a giocare dappertutto, dal Sudafrica all'Argentina, pur di farcela. Quando era sicuro di avercela fatta, lo avvertirono che c'era una regola che lo avrebbe beffato: avrebbe dovuto esserci almeno un giocatore del Paese ospitante. La norma (poi riciclata 45 anni dopo per le Next Gen Finals) serviva ad attirare il pubblico locale, ma beffò il numero 8 del mondo a favore di Pierre Barthes (che peraltro era suo amico). Una beffa che l'anno successivo lo spinse a impegnarsi ancora di più per qualificarsi. Quell'anno avrebbe vinto 46 partite, sublimate dalle finali a Seattle e Londra, sempre beffato dal miglior giocatore dell'epoca: Ilie Nastase.

"Ho tirato quel rovescio più forte che potessi, ed è rimasto in campo: dopo il punto, sono andato direttamente dall'arbitro per ritirarmi" 
Tom Gorman
Rarissime immagini della semifinale del Masters 1972 tra Stan Smith e Tom Gorman

Si qualificò per il Masters e riuscì a passare il girone battendo Bob Hewitt e il padrone di casa Manolo Orantes. L'unica sconfitta, tanto per cambiare, arrivò contro Nastase. Poco importa. In semifinale trovò il suo vecchio amico, nonché coetaneo, Stan Smith. “Ci eravamo affrontati la prima volta quando avevamo 16-17 anni e lui venne nel Pacific Northwest per giocare alcuni tornei giovanili – racconta Gorman – fu la prima di tante, tante sconfitte contro di lui”. In effetti, il bilancio alla vigilia di quella partita parlava di un severo 9-1 a favore di Smith. Ma nella notte di venerdì 1 dicembre 1972, nel nuovo Palau Blaugrana di Barcellona, Gorman giocò la partita della vita. Per contratto, la TV spagnola avrebbe dovuto trasmettere il torneo a colori, ma la TVE non aveva la tecnologia necessaria, così dovettero arrivare gli operatori della BBC da Londra. Il programma iniziò alle 22, fedele agli orari spagnoli.

Si giocava al meglio dei cinque set: nonostante la vittoria di Nastase su Connors nella prima semifinale fosse stata abbastanza netta (6-2 6-3 6-2 lo score), Gorman e Smith scesero in campo a mezzanotte passata, davanti a 4.000 spettatori pronti a stare svegli tutta la notte. Con il suo morbido serve and volley, Gorman giocò un match fantastico. “Uno dei migliori tre della mia carriera, paragonabile ai successi su Borg a Stoccolma e su Laver a Wimbledon”. A metà del quarto set, tuttavia, iniziò ad avvertire dolore alla schiena. Era il riacutizzarsi dell'infortunio patito qualche mese prima proprio nel match contro Laver. Il suo rendimento scese all'improvviso. “Avevo deciso che mi sarei ritirato alla fine del set”. Ma giocare contro un avversario menomato, si sa, non è facile. Così il braccio di Smith si congelò, portando Gorman a due punti dal match sul 5-4 e 30-30. Sul punto successivo, si è inventato un improbabile passante di rovescio (anche se altre fonti sostengono che il colpo fu tirato sul 15-40 e la palla era fuori. Tuttavia, dovrebbe essere andata così: il New York Times del giorno successivo accredita questa versione). Fu l'ultimo colpo della partita: il matchpoint non si sarebbe mai giocato. “Ho tirato quel rovescio più forte che potessi, ed è rimasto in campo – racconta Gorman – dopo il punto, sono andato direttamente dall'arbitro per ritirarmi”.

Tom Gorman e Stan Smith sono stati testimoni di nozze ai rispettivi matrimoni
2014: Roger Federer annuncia che non avrebbe giocato la finale del Masters per dolori alla schiena. Il giorno prima aveva annullato quattro matchpoint a Stan Wawrinka

Il nativo di Seattle sapeva che non sarebbe stato in grado di giocare il giorno dopo. Per questo, scelse di non togliere agli spettatori lo spettacolo diella finale, e non sporcare con un forfait la fine della stagione. “Era molto più corretto lasciare che il pubblico avesse una finale – ricorda Gorman – erano le 2.40 di notte, e la maggior parte del pubblico era ancora lì. Qualcuno iniziò a lamentarsi perché non capiva cosa stesse succedendo. Anche Stan era un po' perplesso, anche se dopo mi confessò che si era accorto che qualcosa non andava nel mio gioco: mi conosceva troppo bene”. Al rientro in hotel, passò davanti alla stanza di Nastase. “Erano le 4.30 e decisi di svegliarlo... d'altra parte aveva un bel vantaggio, visto che Stan era rimasto in campo fino a notte fonda. Lo svegliai e gli dissi che avevo vinto”. Neanche il suo gesto servì a beffare il rumeno, che il giorno dopo si sarebbe imposto in cinque set. Portò a casa un prize money di 14.400 dollari, più o meno quello che oggi si ottiene vincendo un discreto Challenger. A Gorman rimasero 7.500 dollari per la semifinale, più un premio sportività di circa 2.000 dollari. Tempo dopo, fece da testimone al matrimonio di Stan Smith (gesto poi ricambiato). “Ma non ricordo se mi abbia mai offerto qualcosa per essermi ritirato da quel match. E comunque avrei fatto lo stesso con qualsiasi avversario. Bisogna avere il giusto senso di responsabilità per il torneo, gli sponsor e lo sport in generale”.

Secondo Gorman, all'epoca c'era maggiore amicizia tra giocatori. Tutto questo si tramutava in maggiore sportività. L'assenza di staff troppo numerosi portava i tennisti a trascorrere molto tempo insieme. “C'era un vero senso di cameratismo”. Gorman si sarebbe qualificato anche l'anno dopo: finalmente riuscì a battere Nastase, ma non fu sufficiente per passare il girone. Il suo esempio, tuttavia, fece scuola: John Newcombe si ritirò durante la semifinale contro Tom Okker in una situazione di punteggio analoga. Esempi di sportività che rimandano a tempi passati e fanno storcere il naso pensando al professionismo esasperato di oggi. Soltanto sei anni fa, Roger Federer rinunciò a giocare la finale contro Novak Djokovic in una situazione analoga. Durante la semifinale contro Stan Wawrinka iniziò a sentire male alla schiena, ma a differenza di Gorman ebbe la forza di annullare quattro matchpoint e vincere la partita. Il giorno dopo non era in grado di giocare. Lo fece anche per preservarsi in vista della storica finale di Davis che la Svizzera avrebbe vinto la settimana successiva. Scelta legittima, non certo anti-sportiva. Semplicemente, fu straordinario il fatto del 1972. Nel caso di Gorman e Smith, i due avevano già vinto la Davis. Giusto un mese prima, grazie a un immenso Stan, gli americani domarono l'inferno di Bucarest e i peggiori giudici di linea mai visti. Ma se anche si fosse giocata a dicembre, c'è da credere che Gorman si sarebbe comportato allo stesso modo. Il rispetto viene prima di tutto. E gesti come questo consegnano alla storia.