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LA STORIA

Professionista a 74 anni!

A tre anni dall'ultimo match, l'eterna Gail Falkenberg non molla. Si è presentata al torneo ITF di Naples (Florida), consolidando il primato di giocatrice più anziana a giocare un torneo professionistico. “Dicono che a una certa età non si può migliorare, ma non è vero”. Fino a dove vuole spingersi?

Riccardo Bisti
4 maggio 2021

Non sappiamo se Gail Falkenberg sia una fan dei Lynyrd Skynyrd. Ma c'è da credere che conosca Sweet Home Alabama, la loro canzone più famosa, ironica replica a Neil Young: un paio d'anni prima aveva accusato lo stato dell'Alabama per le sue politiche di razzismo e schiavitù. Un pezzo talmente riuscito che persino Neil Young l'ha apprezzato, inserendolo nella scaletta dei suoi concerti e auto-criticando la sua “Alabama”. "Mi meritai la stoccata. Quando la sento oggi, non mi piace il testo. E' accusatorio e sussiegoso, non pienamente ponderato e troppo facile da fraintendere" disse. Una trentina d'anni dopo, lo stato dell'Alabama ha fatto un altro miracolo: ha ospitato l'unica vittoria nella seconda carriera della Falkenberg. Era il 2016, lei aveva 69 anni e passò un turno nelle qualificazioni del torneo di Pelham, rifilando un vigoroso 6-0 6-1 a Rosalyn Small. Al turno successivo, perse 6-0 6-0 contro Taylor Townsend (“Ma ho vinto 12 punti” ricorda con orgoglio). Quella di Pelham è stata l'unica vittoria in 55 tornei giocati in giro per gli Stati Uniti. Tornei frequentati da professioniste, soprattutto giovani rampanti.

Nel 2013, la strada della Falkenberg si è incrociata con una 16enne di belle speranze, sul cemento di Rock Hill, South Carolina. Finì 6-0 6-0 e quella ragazzina si chiamava Naomi Osaka. La carriera della Falkenberg sembrava chiusa tre anni fa, invece in queste ore è giunta la sorpresa. Eccola di nuovo in pista, a 74 anni (è nata il 16 gennaio 1947), al torneo di Naples (Florida), sulla terra verde del distaccamento americano dell'Accademia Sanchez-Casal. Ha incassato l'ennesimo 6-0 6-0, stavolta contro la 20enne francese Tiphanie Fiquet. L'occhio attento dei social network l'ha subito scovata ed ecco la riaccensione del mito, anzi, della Leggenda, come fu soprannominata anni fa. In effetti, il caso della Falkenberg ha del paranormale. Ha un ginocchio malandato, tenuto su da una vistosa fasciatura da far invidia a quella di Goran Prpic (lo ricordate?), gioca con racchette piuttosto datate, tira il dritto in slice e ogni tanto serve dal basso. Chi glielo fa fare? Sentendo le sue parole, non è neanche la passione. È il desiderio di esplorare i propri limiti, di capire fino a quando (e dove) il suo corpo risponde agli impulsi del cervello.

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"La gente dice che a una certa età non si può migliorare. Invece è possibile, ma bisogna allenarsi e avere la giusta spinta motivazionale"
Gail Falkenberg

Uno stralcio del match vinto da Gail Falkenberg a Pelham, nel 2016

In fondo la sua vita è sempre stata così, almeno dalla metà degli anni 80. Discreta giocatrice a livello college, la Falkenberg aveva abbandonato il tennis per dedicarsi al lavoro di film-maker. Girava film e documentari in giro per gli Stati Uniti. Una decina d'anni dopo, in pieno edonismo reaganiano, le è tornata voglia di giocare a tennis. Nel 1983 ha vinto il Campionato Nazionale dei Parchi Pubblici e si è messa in testa di diventare una tennista professionista. Con un piccolo dettaglio: aveva già 38 anni e nessuna esperienza. Roba da far impallidire Kimiko Date. Le davano della pazza, ha avuto ragione lei. Da totale autodidatta, si è accomodata al numero 360 WTA (27 dicembre 1987), togliendosi lo sfizio di giocare le qualificazioni dell'Australian Open, nella prima edizione giocata a Melbourne Park. È rimasta nel ranking WTA fino a fine anni 90, periodo in cui insegnava alla University of Central Florida. Allenava entrambe le compagini tennistiche, e per un periodo le hanno fatto seguire anche il team di basket femminile.

Si allenava nei ritagli di tempo. Nel 1999 ha mollato tutto per andare a insegnare presso lo Sports Club di Las Vegas, ma nel 2003 ha smesso per stare accanto alla madre gravemente malata. Non l'ha mollata per un secondo, fino alla sua scomparsa nel 2011. A quel punto, per dare un senso all'ultimo tragitto della sua vita, ha scelto di riprendere la racchetta in mano. I tornei regionali non accendevano i suoi stimoli, quelli per veterani ancora meno. E allora si è presa il suo IPIN e ha iniziato a giocare tornei ITF. A un certo punto, la missione ha assunto l'aspetto di un'ossessione. A fine luglio 2016 ha preso la sua Honda CR-V e ha sostenuto un viaggio di due giorni per recarsi da Ocala (Florida, dove oggi risiede) per Austin, Texas. Un viaggio della speranza, terminato con uno dei tanti double bagel incassati.

Gail Falkenberg durante il match giocato lunedì a Naples

Alcuni scambi del surreale match tra Gail Falkenberg e Taylor Townsend

Ma le sconfitte non scalfiscono umore e obiettivi. “La gente dice che a una certa età non si può migliorare. Invece è possibile, ma bisogna allenarsi e avere la giusta spinta motivazionale”. Una filosofia di vita che l'accompagna da sempre, e che le ha regalato sensazioni indimenticabili. Come quel match contro Jennifer Capriati nel 1989, in un evento di pre-qualificazione per l'allora torneo WTA di Amelia Island. La tenne in campo per quasi tre ore, nonostante i 29 anni di differenza. Ne aveva ben 54 con la sua avversaria di Naples, ma questi numeri non la impressionano. È lei a impressionare gli altri: nel 2012, quando si è trasferita a Ocala, chiese ad alcuni anziani del posto se poteva giocare con loro. L'accolsero con un sorriso beffardo, pensando di umiliarla. Accadde esattamente il contrario, e molti di loro finirono a prendere lezioni da Gail. I soci del suo club hanno preso in simpatia i suoi progetti, al punto da allenarla in vista dei tornei. Si mettevano a servire da metà campo, tirando a tutta velocità per allenare i suoi riflessi.

Che ci crediate o no, sono sempre più veloce” diceva qualche anno fa, quando la sua storia aveva varcato i confini degli Stati Uniti ed era diventata oggetto di curiosità globale. Gli uffici del circolo di Pelham, Alabama, furono tempestati di chiamate con richieste di interviste. Persino il Times l'ha cercata. Il suo ennesimo ritorno ha scatenato la curiosità degli appassionati più attenti, sempre pronti a scovare stranezze e curiosità. Chissà fino a dove vorrà spingersi. Potrebbe già ambire a un posto nel Guinness dei Primati per essere la più anziana ad aver giocato in un torneo professionistico. Per diventare la tennista più anziana di sempre, invece, dovrà giocare ancora parecchio. Il record attuale appartiene al messicano José Guadalupe Leal Lemus, capace di impugnare una racchetta fino ai 101 anni d'età (nel 2004). Chissà se Gail ne è a conoscenza. Davvero dovesse arrivarci – e glielo auguriamo – sarebbe bello giocare il match del record proprio in Alabama. Lo stato che fa cambiare idea alle persone.