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WIMBLEDON

Orgoglio aborigeno

A 50 anni dal primo titolo di Evonne Goolagong (celebrato dal suo abito), Ashleigh Barty vince Wimbledon ed emoziona l'Australia. “Evonne? Spero sia orgogliosa di me”. In finale ha domato Karolina Pliskova, travolta dal nervosismo iniziale. È il suo secondo Slam dopo Parigi 2019.

Riccardo Bisti
10 luglio 2021

Ci voleva un'aborigena per riportare l'Australia sul tetto di Wimbledon. A 41 anni dall'ultimo successo di Evonne Goolagong, e con un completo in suo onore, Ashleigh Barty ha centrato l'impresa. Ha dovuto lottare per un paio d'ore per avere la meglio su Karolina Pliskova in una finale complicata, soprattutto dopo il non inizio della ceca, talmente emozionata da perdere i primi 14 punti dell'incontro. Aveva troppa ansia, in particolare temeva che la Barty la facesse muovere troppo. E allora si è fatta prendere dalla fretta, che si è trasformata in un mare di errori. “Karolina può sembrare fredda, ma è solo apparenza” aveva detto coach Sascha Bajin. Per un attimo, si è temuto che potesse ripetersi l'incubo della finale di Roma contro la Swiatek, in cui aveva incassato un pesante 6-0 6-0.

La Pliskova ha mosso il punteggio quando era già sotto 3-0 e 30-0, ma poi ha ritrovato se stessa e ha obbligato la Barty a un match vero, forzandola addirittura al terzo set. Ma ha vinto la più forte, alzando le braccia il cielo dopo il 6-3 6-7 6-3 finale. “Spero che Evonne sia orgogliosa di me” ha detto, voce rotta dall''emozione, con il Rosewater Dish tra le braccia. Il suo sponsor tecnico l'ha fatta giocare con un abito celebrativo per i 50 anni dal primo successo della Goolagong, e l'accorgimento le ha portato fortuna. Così come la presenza di William e Kate, Duca e della Duchessa di Cambridge, nel Royal Box. Quando la Pliskova ha iniziato a giocare era troppo tardi per rimettere in sesto il primo set, chiuso in 28 minuti. Ma la ceca si è affidata al suo colpo migliore, il servizio. Lo ha smarrito nel suo secondo turno di battuta: due doppi falli e un brutto errore di dritto hanno mandato avanti la Barty anche nel secondo.

ASICS ROMA
"Ho avuto bisogno di tempo per osare di sognare, e poter dire che volevo vincere questo torneo. Vivere il mio sogno è più bello di quanto avrei potuto immaginare"
Ashleigh Barty

La scalata di Ashleigh Barty per abbracciare i componenti del suo box

Quando tutto sembrava apparecchiato per una finale a senso unico (e molto deludente), la Pliskova ha cambiato marcia. Ha trovato il controbreak a zero e ha trascinato il set fino al 5-5. Nell'undicesimo game, la Barty ha giocato un game straordinario, brekkando dopo essere stata sotto 40-0. Sembrava finita, invece l'emozione ha travolto una ragazza che dissimula piuttosto bene, ma non è certo glaciale. Nel tie-break un pizzico di fortuna (nastri favorevoli) e un doppio fallo sul setpoint hanno favorito la Pliskova. Come Berrettini nella semifinale contro Hurkacz, la Barty ha reagito da campionessa. Anziché disunirsi, ha preso un break di vantaggio in avvio di terzo set e lo ha condotto fino alla fine, circa 20 minuti dopo, inginocchiandosi sull'erba ormai bruciata dopo un brutto rovescio in rete della Pliskova.

Ho avuto bisogno di tempo per osare di sognare, e poter dire che volevo vincere questo torneo – ha detto la Barty – vivere il mio sogno è più bello di quanto avrei potuto immaginare. Stanotte non ho dormito molto, ho pensato troppo, ma appena ho messo piede in campo mi sono sentita a casa. Poter condividere tutto questo con il mio team e questo pubblico è qualcosa di incredibile”. Testa di serie numero 1, ha legittimato il suo status giocando meglio di tutte. E pensare che soltanto un mese fa, quando si è ritirata dal Roland Garros per un dolore all'anca, pochi avrebbero creduto a questa impresa. Il suo team, tuttavia, si è messo a sua disposizione per rimetterla in sesto in tempo per Wimbledon. Ce l'hanno fatta, poi lei ci ha messo del suo, crescendo match dopo match.

Il momento più desiderato da ogni tennista: gli attimi dopo aver realizzato di aver vinto Wimbledon

Le prime parole d Ashleigh Barty dopo il trionfo a Wimbledon

Dopo il primo set lasciato al primo turno alla Suarez Navarro, è stata implacabile fino alla finale, esprimendo un livello molto alto contro Krejcikova e Kerber. In particolare, ha definito la semifinale contro la tedesca “la partita della vita”. In finale è stata meno continua, offrendo al pubblico del Centre Court il primo epilogo femminile a chiudersi in tre set sin dal 2021. “A inizio terzo set mi sono detta di continuare a combattere. Karolina è una lottatrice e mi ha costretto a dare il meglio. Non sarò mai grata a sufficienza al mio team, per il tempo e le energie che mi hanno dedicato”. La Barty è un personaggio positivo, prodigio di calma e compostezza, perfetta per ricordarci che il tennis è solo uno sport e nulla di più.

Però si è lasciata andare quando è andata ad abbracciare i suoi cari dopo il matchpoint, proseguendo nella tradizione inaugurata nel 1987 da Pat Cash e poi imitata da molti altri. Non sarà mai un personaggio da servizi fotografici e tirature illimitate, però è una degna numero 1. Nessuno aveva messo in discussione il suo talento, ma aveva bisogno di certificarlo con i risultati. Prima ha vinto a Parigi, adesso si è ripetuta a Wimbledon battendo due ex n.1 e mostrando il giusto mix tra qualità tennistica e forza mentale. Adesso che ha conquistato il titolo a cui teneva di più (al pari di quello dell'Australian Open), e in virtù della sua giovane età (ha compiuto 25 anni il 24 aprile), è possibile che il meglio debba ancora venire. La piccola Ashley ne è più che mai convinta.

WIMBLEDON DONNE - FINALE
Ashleigh Barty (AUS) b. Karolina Pliskova (CZE) 6-3 6-7(4) 6-3