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WIMBLEDON

Pillole di COVID-Wimbledon

715 giorni dopo, i Championships hanno ripreso a pulsare: sia pure con limiti e prudenza, i cancelli si sono riaperti e la normalità non sembra così distante. Per un giorno, l'ovazione più grande non l'hanno avuta i tennisti... ma la madrina di Astrazeneca.

Riccardo Bisti
29 giugno 2021

L'occhio di telecamere e macchine fotografiche è solitamente riservato ai campioni. Ma lunedì 28 giugno 2021, settecentoquindici giorni dopo, a Wimbledon si respirava un'aria speciale. E così due fan ignari sono stati oggetto di inquadrature e scatti. I primi due spettatori a varcare i cancelli dell'All England Club non si aspettavano l'attimo di popolarità, ma le mascherine non sono riuscite a nascondere i loro sorrisi. Wimbledon è tornato, e con lui tutti i suoi rituali. Fragole con panna, abiti rigorosamente bianchi, e tanta pioggia. Quando il cielo ha iniziato a piangere, qualcuno si è messo a ridere. “Allora è davvero tutto normale” hanno esclamato. In realtà non è proprio così. Il pubblico è ammesso nel 50% della capienza massima, gli stessi rappresentanti dei media sono molti di meno, e nei vialetti si respira un'aria strana. Ma per tutti quelli che c'erano è stata una gioia anche soltanto esserci.

Sembra un po' diverso rispetto al solito, ma sono entusiasta come sempre – ha detto Debbie, spettatrice di lungo corso – se devo essere sincera, mi aspettavo molta meno gente”. Con lei, la sua amica Juli: non poteva chiedere un regalo migliore per festeggiare il suo 40esimo compleanno. In effetti, quando si è potuto giocare soltanto sul Centrale e sul Campo 1, certe scene hanno fatto impressione. Tanto pubblico, al chiuso, senza particolare distanziamento sociale e con pochissime mascherine. Qualcuno potrebbe scandalizzarsi, ma la verità è che la temuta variante delta del virus sembra fare più paura all'estero che in Gran Bretagna. Si parla di casi record: è vero in senso assoluto, ma nessuno ha detto che il tasso di positività in Gran Bretagna è di circa un terzo rispetto a quello italiano (0,18%), così come i decessi sono pressoché azzerati (soltanto 3 nella giornata di lunedì).

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“Io e mio figlio siamo arrivati alle 9.10 del mattino e ci aspettavamo una folla maggiore. Eravamo secondi in fila, e non potevamo crederci. Se devo essere sincero, preferisco questo sistema di ingressi e spero che venga conservato anche in futuro
Cristobal, spettatore di Wimbledon

715 giorni dopo, l'All England Club torna a popolarsi

Anche per questo, la capienza del Centre Court sarà portata al 100% per le finali del 10-11 luglio, in linea con quanto accadrà per le fasi finali degli Europei di Calcio. “Tutti si comportano in modo ragionevole – ha detto Juli ai microfoni della BBC – indossiamo le mascherine quando è necessario, ci si lava continuamente le mani e le strutture sono davvero buone”. In effetti, ci sono decine di postazioni con il famoso gel disinfettante, diventato ormai parte della nostra quotidianità. E c'è una curiosa segnaletica stradale che ricorda la necessità del distanziamento sociale. È obbligatorio utilizzare le mascherine mentre ci si muove per l'impianto, ma questo decade quando ci si siede in tribuna.

Sistema un po' cervellotico, ma tant'è. Sono dettagli: a ben vedere, l'unica grande differenza rispetto al solito è l'assenza della mitica queue, il maxi-assembramento che è una sorta di fenomeno sociale. Decine di migliaia di persone, prevalentemente ragazzi, si accampa fuori dai cancelli sin dalla sera prima per accaparrarsi i (pochi) biglietti giornalieri messi in vendita. Per quest'anno (e mai più, si spera) c'è stata una tradizionale vendita online, senza il tipico sistema dei posti sorteggiati. Inoltre, i biglietti cartacei sono stati sostituiti da un codice QR. Ci sono stati problemi con il circuito Ticketmaster: qualcuno era convinto di esserci accaparrato i biglietti per la finale, salvo poi ricevere la doccia fredda. Capita anche questo, nel COVID-Wimbledon 2021.

Gli spettatori hanno l'obbligo di indossare le mascherine lungo i vialetti, ma non in tribuna

L'omaggio di Wimbledon agli eroi della pandemia

Le novità non sono necessariamente un male: tra gli spettatori c'era anche Cristobal, un ragazzo che ogni anno si sobbarca ore e ore di coda. Stavolta aveva il biglietto elettronico, ha aspettato il suo turno ed è entrato. “Era tutto molto tranquillo, io e mio figlio siamo arrivati alle 9.10 del mattino e ci aspettavamo una folla maggiore. Eravamo secondi in fila, e non potevamo crederci. Se devo essere sincero, preferisco questo sistema di ingressi e spero che venga conservato anche in futuro”. Forse non se ne rende conto, ma auspica l'addio a una delle tante tradizioni che rendono speciale Wimbledon. In tribuna, i britannici hanno fatto il tifo per Andy Murray (il cui match contro Basilashvili è terminato poco prima delle 22 locali, sotto il tetto e le luci del Centre Court), ma anche per il giovane Jack Draper. Nel match inaugurale, in tribuna c'era Dame Sarah Gilbert, co-realizzatrice del vaccino Oxford-Astrazeneca.

In Italia ha fatto molto discutere, in Gran Bretagna è stato somministrato (con doppia dose, e buoni risultati) al 62% della popolazione. E così la Gilbert si è presa un'ovazione pari a quelle riservate ai tennisti, e con lei le persone coinvolte nelle sperimentazioni e il personale infermieristico e di terapia intensiva del Sistema Sanitario Nazionale britannico. Queste persone avranno libero accesso a Wimbledon per tutto il torneo, e nella mitica Henman Hill è stato dipinto un enorme “Thank You” in omaggio a tutti coloro che si sono messi al servizio del Paese negli ultimi 16 mesi. In quella domenica di luglio 2019, quando Djokovic batté Federer 13-12 al quinto, erano perfetti sconosciuti. Adesso sono i piccoli grandi eroi di una società profondamente cambiata. A ben vedere, rispetto ad allora, c'è solo una cosa in comune: Novak Djokovic ha vinto l'ultimo punto sul Campo Centrale. Anche questo è un segnale di normalità.