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L'EMERGENTE

L'aspirante fenomeno va (molto) di fretta

Dando concretezza alle grandi aspettative, il 17enne Carlos Alcaraz si è qualificato per l'Australian Open. Sotto contratto IMG da quando aveva 11 anni, lo scorso anno ha vinto tre Challenger e dovrebbe essere il principale avversario dei nostri Sinner e Musetti. "Ma fatemi un favore: non paragonatemi a Nadal”.

Riccardo Bisti
14 gennaio 2021

Gli hanno dedicato una campagna di comunicazione sfrenata: servizi, articoli, interviste. Per ora Carlos Alcaraz Garfia si è mostrato all'altezza. Impermeabile a quello che dicono e scrivono, ha scelto un mentore a cui affidarsi e lo segue ciecamente. D'altra parte, Juan Carlos Ferrero vinceva il Roland Garros quando il suo allievo aveva appena un mese di età. Oggi ha appena superato la soglia degli anta e ha scelto di scommettere sul 17enne di Murcia. Con lui sente di poter diventare numero 1 anche da coach, dopo esserlo stato da giocatore. Già scottata dal caso Boluda, la Spagna si gode gli ultimi anni di Rafael Nadal ma è alla disperata ricerca di eredi. Attenzione: non si parla di Nuovo Nadal, anche perché il palmares del maiorchino è un tantino diverso rispetto a quindici anni fa. Creare aspettative simili sarebbe delittuoso: qui si parla di un giocatore che possa consentire alla Spagna di continuare ad avere un ruolo di primo piano. il prescelto è lui. 

Chi lo conosce, dice che Alcaraz è un pezzo di pane. Ci fidiamo, ma dalle sue parole si annusano ambizione e personalità: “Se lavoro duro, penso di arrivare al top. Il mio sogno è diventare numero 1 e per questo mi alleno ogni giorno con la massima intensità impossibile”. Lo ha detto qualche settimana, quando il principale quotidiano spagnolo (El Pais) ha mandato un inviato a Villena, nei pressi di Alicante, per seguire una sua giornata di allenamento. Vi sorge l'accademia di Juan Carlos Ferrero, che in pochi anni si è costruita credibilità a suon di risultati. La reputazione è irrobustita dalla crescita impetuosa di Alcaraz, più giovane top-500 ATP e già capace di qualificarsi per l'Australian Open. A Doha ha fatto il suo dovere: ceduto il primo set a Horansky al primo turno, ha preso il via e da lì ha lasciato per strada le briciole. Un messaggio forte e chiaro: è già pronto per affrontare quelli forti, sebbene la carta d'identità gli permetterebbe di giocare tra i ragazzini per tutto il 2021. Per carità.

ASICS ROMA
"Si vedeva che in lui c'era qualcosa di diverso, anche se ovviamente c'era molto da migliorare. Spero di non sbagliarmi, ma credo che presto arriverà in cima"
Juan Carlos Ferrero
I colpi più spettacolari della prima vittoria di Alcaraz nel circuito ATP, lo scorso anno a Rio de Janeiro

Non aveva neanche 15 anni quando ha raccolto il suo primo punto ATP, al Futures di Murcia nel 2018. Ha continuato a dare lavoro agli statistici battendo Albert Ramos a Rio de Janeiro, vincendo la sua prima partita nel circuito ATP a 16 anni e 9 mesi. Al rientro dopo lo stop, si è aggiudicato il suo primo ATP Challenger a Trieste. C'è riuscito più o meno alla stessa età di Novak Djokovic (il serbo aveva 17 anni quando si impose a Budapest nel 2004). Non pago, ha scaricato la sua voglia di giocare a Barcellona e Alicante, intascando altri due titoli e avvicinandosi ai top-100. Anche Djokovic aveva vinto tre Challenger a quell'età, e solo Richard Gasquet era stato più rapido. L'unico passo falso è arrivato al Roland Garros, laddove è inciampato al primo turno delle qualificazioni. L'esperienza gli è servita a Doha, tappa di transito in direzione Melbourne. “Non pensavo che accadesse tutto così in fretta” dice Alcaraz, anche se il suo coach la pensa diversamente. Secondo Ferrero, senza il COVID sarebbe già tra i primi 100, magari con qualche exploit.

So che la gente si aspetta molto, ma non ci presto attenzione – dice – se esageri, può crearsi una negatività da cui è difficile uscire”. Tra i ragazzi nati dopo il 1 gennaio 2001, gli stanno davanti soltanto Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. Italia vs. Spagna, con vantaggio numerico a nostro favore. Da brividi. Alcaraz ha il privilegio di avere un Paese già abituato alla gloria tennistica. Non si è mai sazi di vittorie, ma in Spagna hanno la pancia piena. I nostri baby-moschettieri, al contrario, devono sopportare la fame di chi non ha mai vissuto certe gioie. Di lui piace l'umiltà: non termina allenamento senza ringraziare, possiede una forte autodisciplina. “Non vedevo qualcosa del genere da molto tempo – dice Ferrero – si vedeva che in lui c'era qualcosa di diverso, anche se ovviamente c'era molto da migliorare. Spero di non sbagliarmi, ma credo che presto arriverà in cima”. Investitura importante. A suo dire, non manca niente per creare un giocatore fortissimo. A partire dall'ambiente, una piccola città che non offre le tentazioni tipiche di una metropoli come Madrid o Barcellona.

Juan Carlos Ferrero è più che certo delle qualità di Carlos Alcaraz: per questo, si sta dedicando in prima persona al progetto
Il servizio realizzato dal Pais durante la preparazione invernale

“Forse sto maturando più rapidamente rispetto ai miei coetanei, ma ho ancora atteggiamenti da 17enne, eh!” interviene lui. Fedele alla tendenza del tennis moderno, dice di trovarsi meglio sui campi veloci. È dinamico, aggressivo, gli piace stare vicino alla riga e presentarsi a rete. “È vero, cerco di variare molto. Sono aggressivo, un po' folle”. Intanto si è preso il premio ATP come rivelazione del 2020, stando davanti anche al nostro Musetti. Quando gli menzionano i Big Three, mostra una certa lucidità. Si limita ad ammirarli, senza cadere in inutili venerazioni. D'altra parte, nel 2019 ha avuto la possibilità di palleggiare con Roger Federer nel tempio di Wimbledon. Emozionante, ma soprattutto utile per cancellare la sudditanza. “Di Nadal mi piacciono l'atteggiamento, la mentalità vincente e la grande ambizione. Di Djokovic ammiro la completezza: è capace di fare tutto molto bene”. In molti gli hanno messo gli occhi addosso, a partire dalla multinazionale IMG che lo gestisce da sei anni tramite l'ex giudice di sedia Albert Molina (reduce dall'esperienza con Ferrer).

Ha firmato con Nike e Babolat, guarda caso gli stessi sponsor di Nadal. Il fisico va costruito, ma è promettente. Non è un gigante, ma è ben messo. E la disciplina aiuterà. “Tra un anno lo vedo giocare regolarmente negli Slam e nei grandi tornei, mentre tra dieci mi piacerebbe vederlo in lotta per il numero 1 e con qualche Major nel palmares. Può farcela, ma deve metterci impegno e passione” sentenzia Ferrero. Lui non sembra la persona più brillante del mondo, nel senso che non ama fare il personaggio. Le risposte sono scontate e un po' banali. Non è uno alla Agassi, semmai uno come Sampras. Preferisce che sia la racchetta a parlare. Il Pais ha pubblicato un grafico con i più forti tennisti dell'Era Open e l'età a cui hanno vinto il loro primo Slam. Così, senza nessun timore di bruciarlo, convinti che possa entrare rapidamente nella lista. Per adesso lui si limita a obiettivi semplici, come il desiderio di entrare tra i primi 50 entro il 2021. “Per favore, non paragonatemi a Nadal. È il mio idolo, come fai a essere paragonato al tuo idolo?”. Richiesta legittima, ma col tempo se ne dimenticherà. Sarà soltanto Carlos Alcaraz. Aspirante fenomeno.