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VERSO LO US OPEN

Outsider per sbaglio

I bookmakers stanno clamorosamente snobbando Pablo Carreno Busta. La sua vittoria paga 70 volte la cifra giocata, eppure sembrano maturi i tempi per un exploit. Esperienza, qualità di gioco, stabilità personale, fiducia in se stesso: tutto sembra essersi messo al suo posto. La recente vittoria a Montreal lo dimostra.

Riccardo Bisti
23 agosto 2022

I bookmakers hanno scelto: a parte Djokovic, soltanto Medvedev, Nadal, Alcaraz e Kyrgios (!) hanno una quota sotto il 10 per l'imminente Us Open. Scorrendo gli altri nomi, quello di Carreno Busta si trova soltanto in sedicesima posizione, e paga circa 70 volte l'eventuale somma giocata. Il tutto nonostante vanti due semifinali in questo torneo e – soprattutto – abbia appena vinto il Masters 1000 di Montreal. L'immediata sconfitta a Cincinnati rientra nell'ordine delle cose, ma è ingiusto infilarlo ancora una volta nella lista degli outsider. Per una volta, forse, dovrebbe essere inserito tra i favoriti. A lui farebbe piacere, perché a suo tempo manifestò delusione per lo scarso interesse ricevuto da alcuni giocatori spagnoli (lui compreso, obviously), poiché lo spazio era occupato solo da Rafael Nadal. Tuttavia, la frase più famosa su Carreno Busta l'ha pronunciata – anzi, scritta – un altro. Qualche anno fa, Nick Kyrgios sentenziò sui social media che l'asturiano non si sarebbe mai avvicinato ai top-50 se non ci fosse stata la terra battuta. Peccato che abbia vinto sette titoli ATP, di cui quattro sul duro e tre sulla terra. Un caso? No, perché sul cemento ha vinto il 57,7% delle sue partite contro il 56,5% sulla terra. La storia è nota: Pablo arriva da Gijon, profondo nord della Spagna, laddove piove continuamente. Una pioggerellina continua, non sembra niente di che, invoglia a uscire senza ombrello... ma poi ti ritrovi inzuppato.

Incuriosito dal tennis grazie alla sorella maggiore Lucia (che poi sarebbe diventata un'ottima padelista), ha iniziato a giocare presso il Real Grupo de Cultura Covadonga, maxi-polisportiva con migliaia di soci. Il tennis non è tra le attività principali, però ci sono 11 campi. Quasi tutti al coperto, quasi tutti in cemento. Ecco spiegato il rendimento deluxe di Pablo sui campi duri. A New York è accompagnato da coach Samuel Lopez, l'uomo che lo segue presso l'accademia Equelite di Juan Carlos Ferrero, nei pressi di Alicante, laddove condivide tempo e allenamenti con Carlos Alcaraz. Amicizia sincera, nonostante i dodici anni di differenza: Carlitos era al suo angolo nei match finali a Montreal, ed è stato il primo a complimentarsi. “Quest'anno avevo giocato bene, ma ho perso troppe partite che avrei dovuto vincere – racconta Carreno Busta – ho avuto matchpoint a favore a Indian Wells, Miami e Madrid... queste cose ti colpiscono, ma abbiamo sempre mantenuto i nostri obiettivi. E a inizio anno abbiamo fissato traguardi molto alti”. Vien da domandarsi quanto alti. “Se non è stata una settimana perfetta, quella in Canada è stata qualcosa di simile – dice coach Lopez, che a Montreal non c'era – ma non ci basta. Vogliamo vincere qualcosa di grande. Pablo può farcela, vuole arrivare in cima. Non si accontenta mai, è un anticonformista”.
Boom.

«Vogliamo vincere qualcosa di grande. Pablo può farcela, vuole arrivare in cima. Non si accontenta mai, è un anticonformista» 
Samuel Lopez
ASICS ROMA

Pablo Carreno Busta si allena presso l'accademia Equelite, diretta da Juan Carlos Ferrero

L'avreste mai detto? Con quella faccia da bravo ragazzo, le passioni tutto sommato comuni, il legame con la famiglia, l'aura da anti-personaggio, avreste mai pensato che fosse così ambizioso? Lo avreste mai definito anticonformista? Eppure il suo coach rincara la dose. “Pablo ha lavorato per questo, purtroppo il tennis è duro, sono successe alcune cose che hanno reso tutto più difficile. Ma abbiamo sempre creduto in lui, forse anche più di Pablo stesso”. Il diretto interessato aveva già espresso il concetto dopo il successo a Montreal, ringraziando chi gli sta vicino. Eppure possiede una forza interiore sorprendente. D'altra parte non c'è bisogno di gridare o sbraitare per essere considerati grintosi. Così come non è necessario sparare frasi a effetto per essere considerati carismatici. Carreno Busta è un grande tifoso dello Sporting Gijon: quando torna a casa (raramente, per sua somma delusione) va spesso a seguire le partite al Molinon. Ma non va in tribuna vip: si mischia ai tifosi, con gli amici di sempre, anche se dopo il bronzo olimpico lo hanno festeggiato prima di una partita, facendolo scendere in campo prima del fischio d'inizio. Ma la filosofia del suo coach è simile a quella di Diego Pablo Simeone: “ir partido a partido”. Ragionare partita dopo partita. Con questa filosofia, costruendosi un profilo da operaio racchettaro, Pablo è entrato tra i top-10 ed è diventato il quattordicesimo spagnolo a vincere un Masters 1000.

“Vorrei sottolineare la difficoltà dell'impresa – dice lui – non tutti vincono tornei così importanti. Pensate a David Ferrer, è stato numero 3 ma ne ha vinto solo uno. Il mio team ha fatto un lavoro fisico e mentale incredibile”. Checché ne pensino i bookmakers, si presenta allo Us Open più equilibrato di sempre con grandi ambizioni. E con lui il suo coach. “Può ripetere la settimana di Montreal – dice convinto Samuel Lopez – ha il livello e la fame necessaria. Inoltre è tecnicamente completo, e se ha fiducia è difficile sopraffarlo. Facendo le debite proporzioni, è un po' come Djokovic. È quasi impossibile stargli sopra. A patto che giochi bene, ovviamente”. I tempi potrebbero essere maturi, perché l'asturiano ha sempre fatto un passo alla volta. Ancora prima di conoscere Lopez, non ha mai azzardato il passo più lungo della gamba. La sua vita è cambiata a 15 anni di età, quando la federtennis spagnola lo ha accolto presso il Centro di Alto Rendimento a Barcellona. Nei primi anni ha sofferto la nostalgia di casa, ma nel 2009 ha ricevuto una borsa di studio da Javier Duarte, il mitico Dudu, coach – tra gli altri – di Corretja, Berasategui, Carlos Costa e Robredo. Scelse di puntare su quel ragazzo mentre allenava Robredo, lo ha preso da numero 780 ATP e si sono lasciati (per scelta di Carreno) tra i top-50. In mezzo, il terrore di doversi ritirare. Era arrivato piuttosto rapidamente a ridosso dei primi 150, ma nel 2012 è stato vittima di un'ernia al disco. Problema serio. I medici optavano per trattamenti conservativi, ma il dolore non passava. Così sono stati costretti a operarlo, obbligandolo a uno stop di sette mesi.

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Coach Samuel Lopez è convinto che il suo allievo possa ottenere un risultato ancora migliore rispetto a un titolo Masters 1000

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Raramente Carreno Busta pubblica contenuti personali sui social media. Per il matrimonio ha fatto un'eccezione

Ha dovuto ricominciare da zero, peraltro senza grosse motivazioni. In questo senso è stato fondamentale Duarte. È ripartito come un fulmine, festeggiando l'ingresso tra i top-100 in meno di un anno (5 agosto 2013). Piano piano è cresciuto, si è completato, ha iniziato a comprendere le dinamiche del circuito ed è diventato un top-player. Ha contribuito ai successi spagnoli in Davis, ha colto le già citate semifinali a New York e ha conquistato un bronzo olimpico, peraltro battendo Djokovic nella finale per il terzo posto. Qualcuno aveva pensato che bastasse così, che fosse sopraggiunto un calo di motivazioni, specie dopo il matrimonio. Già, perché pochi sanno che lo scorso 11 dicembre è convolato a nozze, naturalmente a Gijon, naturalmente con una concittadina, Claudia Diaz Borrego, deliziosa moretta che in tribuna non si vede quasi mai. Motivo? Dopo aver conseguito diversi master in materia finanziaria, diritto tributario, contabilità e gestione aziendale, adesso lavora come amministratrice fiscale presso un'importante azienda farmaceutica a Barcellona.

Azienda che, curiosamente, si chiama Ferrer come uno degli idoli d'infanzia di Pablo. I due hanno scelto una cerimonia per pochi intimi, dopo aver festeggiato l'addio al celibato in un ristorante italiano. Tra gli invitati, pochissimi nomi legati al tennis: giusto Samuel Lopez e Roberto Carballes Baena. Il matrimonio può essere impegnativo, e in effetti i risultati della prima metà dell'anno (salvo la finale a Barcellona) non erano stati dei migliori. Ma il figlio di Alfonso Carreno (architetto) e Maria Antonia Busta (cardiologo) aveva il colpo in canna. È arrivato a Montreal, e non è detto che l'immediata eliminazione a Cincinnati sia un male. Gli ha concesso giorni di riposo, la possibilità di arrivare in anticipo a New York e – ancora una volta – lo ha allontanato dai radar. Ma a questo, si sa, c'è abituato. Tuttavia, lo Us Open 2022 potrebbe creare sorprese importanti. E Pablo Carreno Busta potrebbe essere il nome giusto su cui puntare. Con buona pace dei bookmakers. Il campo ci dirà.