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IL CASO

Nadal dona tre tonnellate di cibo... ma viene criticato!

Rafael Nadal ha donato 3.000 chili di cibo al Banco degli Alimenti di Maiorca. Tuttavia, qualcuno ritiene che sia solo pubblicità per la sua fondazione. Qualcun altro ricorda una sua vecchia vertenza col fisco e insinua che queste operazioni potrebbero essere utili in quel senso.

Riccardo Bisti
27 dicembre 2020

Vorrei essere ricordato come una buona persona, ancor prima che come un giocatore”. Con queste parole, Rafael Nadal ha accolto il riconoscimento ATP ottenuto qualche giorno fa: per la quarta volta, si è aggiudicato il premio sportività intitolato a Stefan Edberg. Fedele a queste parole, ha subito fatto parlare di sé per un bel gesto di solidarietà: tramite la sua fondazione, ha donato 3 tonnellate di cibo per bambini al Banco degli Alimenti di Maiorca (di cui è testimonial). “L'obiettivo è fare in modo che le famiglie in condizione di precarietà possano soddisfare un'esigenza di prima necessità: la nutrizione”. Nel suo messaggio natalizio, Nadal (che si è allenato anche il 25) aveva ricordato come il 2020 fosse stato un anno speciale.

“La mia fondazione ha compiuto dieci anni. A causa della pandemia, molti progetti sono stati rinviati. Abbiamo fiducia che le cose migliorino nel 2021, il vaccino sia efficace e si possa recuperare la vita a cui eravamo abituati”. L'impegno umanitario di Nadal è concreto: lo scorso anno è stato ripreso mentre contribuiva, in tenuta da lavoro, a spazzare via il fango dopo la grave inondazione a Sant Llorenc de Cardassar, a pochi chilometri da Manacor. Inoltre, durante il primo stop per COVID-19, aveva raccolto un'importante cifra a favore della Croce Rossa insieme all'altra stella dello sport spagnolo Pau Gasol. Grande popolarità, tuttavia, significa anche costi importanti. La sua ultima donazione non è piaciuta all'estrema sinistra spagnola, che l'ha utilizzata come pretesto per attaccarlo nuovamente. Motivo? Secondo loro, l'iniziativa serve soltanto a beffare il fisco. Per questo, si tratterebbe di un'operazione di pura immagine, nonché un modo per fare pubblicità alla sua fondazione.

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La sua ultima donazione non è piaciuta all'estrema sinistra spagnola, che l'ha utilizzata come pretesto per attaccarlo nuovamente. Motivo? Secondo loro, l'iniziativa serve soltanto a beffare il fisco.
Un filmato promozionale della Fondazione benefica di Rafael Nadal

In Spagna si è creato un dibattito piuttosto vivace sull'argomento: le testate più importanti si sono schierate a suo favore, domandandosi di che tipo di pubblicità abbia bisogno nel momento in cui investe grandi somme di denaro per aiutare i più bisognosi. Inoltre, la Fundaciòn Rafa Nadal svolge diversi progetti non solo in Spagna, ma anche in India, peraltro con ammirevole trasparenza: sul sito internet si possono scaricare e consultare i bilanci degli ultimi anni. Per ovvi motivi, non sempre Rafa può seguirla in prima persona: buona parte degli incarichi operativi sono a carico della moglie Maria Francisca Perello e della madre Ana Maria Parera. Eppure, molti non hanno digerito l'ultima iniziativa. In effetti, nel comunicato diffuso il 23 dicembre, si dice che è stato possibile radunare i 3.000 chili di cibo grazie alle donazioni, come a dire che Nadal non ci ha messo nulla di tasca sua.

Altri sono stati ancora più severi. “Ipocrisia: 3.000 chili di cibo costeranno al massimo 1.500 euro. Con un patrimonio di 170 milioni, è come se un lavoratore normale donasse 1 centesimo. Ci vuole un po' di rispetto: va bene essere ricchi, ma fare propaganda è meschino. Molti donano senza farsi pubblicità” dice uno dei tanti post usciti su Twitter. Qualcun altro tira in ballo la questione fiscale, sostenendo che Nadal si senta meno spagnolo quando paga le tasse. Avendo mantenuto la residenza a Manacor è soggetto al regime fiscale spagnolo, ma chi lo accusa ritiene che la Fondazione sarebbe uno strumento per evitare di pagare il dovuto al fisco. Altri hanno ricordato una storia piuttosto vecchia, risalente a una decina d'anni fa, quando Nadal ebbe effettivamente qualche problema di natura fiscale. In sintesi, dal 2005 al 2011 le società del giocatore avevano il domicilio fiscale a San Sebastian, nei Paesi Baschi, beneficiando di un regime speciale.

Rafael Nadal posa con il trofeo sportività del 2020, premio intitolato a Stefan Edberg
La parte dell'intervista di Rafa Nadal con El Hormiguero, in cui c'è la mancata risposta che ha fatto arrabbiare l'estrema sinistra spagnola

A seguito degli accertamenti, nel dicembre 2011 fu raggiunto un accordo che ha portato Nadal a spostare il domicilio alle Baleari. Nell'accordo, c'era anche l'obbligo di regolarizzare la posizione: non gli era stato concesso il beneficio del regime fiscale della Gipuzkoa per gli anni in cui le società avevano sede lì. A suo tempo, i media scrissero che, per determinate società con sede nei Paesi Baschi, le tasse fossero sotto l'1% (contro il 30% del resto della Spagna). Nadal ha regolarizzato la sua posizione con un pagamento milionario, anche se il suo clan non ha mai rivelato la cifra versata. Va detto che si trattava di società: come persona fisica, Nadal ha sempre mantenuto la residenza a Manacor. Oltre a ripescare questa vecchia storia, l'estrema sinistra spagnola sembra aver preso un po' di mira il numero 2 del mondo. Qualche settimana fa, infatti, era stato criticato per una sua mancata risposta durante l'ospitata alla popolare trasmissione El Hormiguero. Il conduttore Pablo Matos gli ha chiesto che cosa cambierebbe della Spagna. Tra le risate, Rafa ha detto: “Non te lo posso dire”. Matos ha chiosato: “Con questo, hai detto tutto”. Molti hanno interpretato questo silenzio come una critica al governo di Pedro Sanchez e Pablo Iglesias.

Per evitare polemiche, Nadal non si è mai espresso su certe questioni, ma il suo silenzio non è piaciuto agli estremisti. C'è chi gli ha dato del codardo “come tutti quelli del suo ceto sociale”. Ha detto la sua anche l'atleta Roberto Sotomayor (che invece è apertamente schierato) con un'affermazione pepata: “Il bello della democrazia è che tutti, Nadal compreso, ogni quattro anni hanno l'opportunità di cambiare le cose in Spagna. E poi è bello che le cose si possano dire pubblicamente. Non accade nulla”. In realtà, Nadal non ha mai espresso forti convinzioni politiche, ma durante l'emergenza COVID si è lasciato andare a qualche critica sulla gestione della stessa. “Non mi interessa chi sia al governo: destra, sinistro, o centro. Mi interessa che chi governa lo faccia nel modo migliore possibile. Ci sono stati degli errori ed è umano ammetterlo... anche i politici commettono errori, è umano, io faccio errori ogni giorno”. Parole legittime e senza intenti maliziosi. Tuttavia, la popolarità ha un prezzo da pagare. Anche se fai del bene. Nadal lo sta scoprendo in prima persona, una volta di più.