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AUSTRALIAN OPEN

Miracolato!

Spedito in campo mentre guardava il football americano in TV, Michael Mmoh è il personaggio a sorpresa. Aveva perso nelle qualificazioni ma è stato ammesso come lucky loser quando aveva già un piede sull'aereo. Ha battuto Lokoli e Zverev, aggiungendosi alla festa del tennis americano (otto giocatori al terzo turno). E a breve si sposerà...

Riccardo Bisti
19 gennaio 2023

Lui fa il tifo per i Washington Commanders, ma il football americano è la sua passione. Per questo, martedì scorso Michael Mmoh si trovava in hotel e stava guardando la partita del Campionato NFL tra i Dallas Cowboys e i Tampa Bay Buccaneers. “Ed ero davvero molto preso”. Le speranze di giocare l'Australian Open si erano ormai azzerate, sebbene sognasse di entrare come lucky loser dopo aver perso all'ultimo turno delle qualificazioni. “Avevo qualche speranza perché sapevo che alcuni tennisti erano acciaccati, ma erano tutti programmati come primo match ed erano regolarmente scesi in campo. A quel punto mi ero rassegnato”. E così era tornato in hotel e si era dedicato al football americano. Aveva telefonato alla fidanzata (e futura moglie) Klara Mrcela, che le aveva suggerito di tornare subito negli Stati Uniti. “Ma probabilmente non c'era neanche un volo, poi se mi avessero chiamato e fossi già stato all'aeroporto sarei stato fregato” racconta Mmoh, incredibilmente al terzo turno dopo il successo contro Alexander Zverev, il più importante della carriera.

E chissà che non possa andare avanti, perché il prossimo avversario è il connazionale JJ Wolf, non esattamente il peggior accoppiamento possibile. “Quando ho ricevuto la chiamata dell'ATP ho risposto subito, non mi era mai capitato di rispondere così velocemente a una telefonata, al primo squillo” racconta l'americano nato in Arabia Saudita, figlio di un nigeriano e di un'irlandese trapiantata in Australia. Gli avevano detto che da lì a poco sarebbe sceso in campo contro Laurent Lokoli, che le qualificazioni le aveva passate per davvero. Si è precipitato a Melbourne Park perché il match precedente (con in campo Linda Fruhvirtova) era già sul 6-0 2-0. “Per fortuna hanno un po' rallentato e poi hanno sospeso gli incontri perché faceva troppo caldo, allora ho potuto prepararmi a dovere” dice Mmoh, poi vincitore in 4 ore e 23 minuti, recuperando (prima volta in carriera) due set di svantaggio. Ma il bello doveva ancora venire. Sfruttando la convalescenza agonistica di Zverev si è imposto col punteggio di 6-7 6-4 6-3 6-2 e si è garantito il ritorno tra i top-100 ATP, già annusati quattro anni fa prima che un infortunio alla spalla (con tanto di operazione) lo ricacciasse nelle retrovie.

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«Non dirò mai più di essere una persona sfortunata, non ho più motivi per dirlo» 
Michael Mmoh

Il momento in cui Michael Mmoh batte Alexander Zverev, principale vittoria in carriera

Come se non bastasse, nell'ottobre di quell'anno aveva fatto parlare di sé per la squalifica al Challenger di Charlottesville: in preda alla frustrazione, aveva scaraventato una racchetta contro il telone e colpito un giudice di linea. Sembrava perso per il grande tennis mentre i suoi amici di un tempo (Frances Tiafoe, Tommy Paul, Taylor Fritz e Reilly Opelka) mettevano piede nei grandi tornei. E pensare che da giovane era tra i migliori al mondo, con un best ranking al numero 2 tra gli Under 18, con tanto di vittore contro futuri top-5 come Andrey Rublev e Frances Tiafoe. Su di lui aveva puntato Nick Bollettieri, che gli mise gli occhi addosso durante l'Orange Bowl e gli propose una borsa di studio quando aveva 12 anni. Piccolo particolare: lui viveva in Arabia Saudita, laddove era nato il 10 gennaio 1998. Papà Tony (ex n.105 ATP nel 1987 e atleta olimpico a Seul 1988) vi si era trasferito per lavoro, e lo aveva affidato alle cure del suo allievo Tawfiq Moafa: non voleva seguirlo in prima persona, scottato dall'insuccesso della sorella maggiore Antoinette.

Il talento era evidente sin da quando Michael (chiamato così in occasione del cestista Michael Jordan) aveva otto mesi. Afferrò una pallina che rotolava verso di lui, mostrando una coordinazione occhio-mano fuori dal comune. Lo sport era già un'ossessione quando aveva sei anni: una notte rubò le chiavi di casa per uscire in cortile e giocare un po' a tennis e basket. Sembra il racconto di un predestinato, reso ancora più affascinante da un incrocio di razze da brividi. La carriera junior faceva pensare a un grande futuro, invece la realtà è stata più dura del previsto. Anni nei tornei minori, alcuni successi nel circuito Challenger, poi l'infortunio quando sembrava avercela fatta. Infine il Covid che ha bloccato tutto. “La verità è che non sono mai stato in salute come negli ultimi 12-14 mesi” ha detto dopo l'impresa contro Zverev. Ha svolto una programmazione intera, ha vinto altri due Challenger (Cary e Fairfield), avvicinandosi di nuovo ai top-100.

Michael Mmoh tornerà tra i top-100 dopo essere stato n.96 nell'ottobre 2018

Mmoh racconta la sua surreale permanenza a Melbourne

Non ha fatto in tempo a evitare le qualificazioni, ma il suo capodanno è stato ugualmente felice: il 30 dicembre ha chiesto la mano alla sua fidanzata, oggi futura moglie, ma due giorni dopo è dovuto partire per il primo torneo dell'anno. “Sarebbe stato triste tornare a casa dopo una sconfitta nelle qualificazioni – ha aggiunto – invece sarà bello poter festeggiare la più importante vittoria in carriera. Peccato che non sia con me, ma ci sarà nei prossimi tornei”. Lei, croata, è un ex aspirante tennista che si è trasferita negli Stati Uniti e qualche anno fa aveva avuto un'impennata di popolarità per una foto osè pubblicata su Instagram. Nonostante una discreta carriera college, non è riuscita a sfondare nel circuito WTA e oggi fa l'allenatrice presso l'IMG Academy dopo aver intascato una laurea in economia. Sarà orgogliosa del futuro marito, che a 25 anni sembra finalmente pronto a entrare stabilmente nel tennis che conta dopo tanta gavetta e cambi di allenatore. In fondo Frances Tiafoe (“Il mio miglior amico”) gli ha detto che avrebbe potuto battere questo Zverev.

Lui gli ha dato ascolto, ci ha creduto anche dopo aver perso il primo set e si è unito al festival del tennis americano, che ha portato bene otto giocatori al terzo turno del singolare maschile, nonostante la sorprendente sconfitta di Fritz. A parte McDonald (classe 1995) sono tutti nati dal 1997 in poi, con la legittima speranza di avere ancora il meglio davanti a sé. Tra loro c'è sicuramente Mmoh, che peraltro ha un legame speciale con l'Australia. Intanto aveva gia raggiunto per due volte il secondo turno (2020 e 2021), poi ha definito Melbourne una seconda casa perché ci vivono alcuni cugini, e ogni anno – con la scusa del tennis – li va a trovare. “Ho girato il mondo, ma direi che Melbourne è il posto numero 1 al mondo. Poi mi piace la gente, sono amichevoli e sempre pronti ad aiutarti. Mi sono sempre sentito a mio agio passeggiando per Melbourne”. Il bacio della fortuna non poteva che arrivare proprio lì. “Mi sento un vero lucky loser – dice – non dirò mai più di essere una persona sfortunata, non ho più motivi per dirlo”. E forse non è finita qui.