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ROLAND GARROS

Maledetto coprifuoco

Succede di tutto nell'ultima sessione serale del torneo: Berrettini tiene botta contro un Djokovic prima perfetto, poi in preda a trance agonistica quasi eccessiva. Il match viene interrotto per svuotare il campo e Nole la spunta in quattro set. Sfiderà Nadal per la 58esima volta.

Alessandro Mingrone
10 giugno 2021

Una buona e una cattiva notizia, a margine del match che ha chiuso le sessioni serali del Roland Garros 2021. La buona è quella relativa agli spettatori, tornati a godersi lo spettacolo anche al calar del sole. La cattiva novella, anzi pessima, è che sono stati costretti (loro malgrado) ad abbandonare le tribune proprio sul più bello. Infatti, da oggi, il coprifuoco in Francia è stato spostato alle 23. Nel corso degli anni, il tennis ci ha abituati a partite sospese per oscurità e per pioggia, ma alla temporanea fine dei giochi a causa di queste restrizioni... è proprio dura abituarsi. E dire che questa situazione si era già vista in Australia, e sempre con il numero 1 in campo. Anche a Roma, Sonego e Thiem si ritrovarono in una circostanza analoga.

Dopo 2 ore e 56 minuti, Djokovic e Berrettini sono stati richiamati negli spogliatoi per permettere al pubblico di defluire. Pazzesco? Forse sì, ma d'altra parte è la legge. Uno sportivo è cosciente di come si possa perdere il ritmo, ma quando accade per le dinamiche del gioco può essere giustificabile. Se però entrano in ballo fattori esterni, beh, è tutto più complicato. Ed è curioso come la politica (in questo caso la direzione del torneo) non abbia preso le adeguate contromisure. Ok, la sessione serale è stata anticipata alle 20 (con l'ingresso in campo dei giocatori alle 19.52), ma era più che plausibile che il match durasse più di tre ore. Peccato. Peccato per gli spettatori, che stavano assistendo ad una partita davvero intensa. Peccato per i giocatori, che hanno dovuto sprecare altre energie nervose.

La sintesi ufficiale del match tra Novak Djokovic e Matteo Berrettini

ASICS ROMA

Al di là di questo, l’ultimo quarto del singolare maschile è stato davvero un gran match. Prima dell’incontro, ai microfoni di Eurosport, Matteo Berrettini aveva dichiarato che non sarebbe andata come nel 2019, quando si affrontarono alle ATP Finals e - visibilmente emozionato - fu preso a pallate. Il venticinquenne romano ha avuto ragione, regalando una sfida equilibrata, giocata quasi alla pari. I ritmi sono stati eccellenti fin dalle prime battute, e solo un versione di lusso in risposta di Djokovic ha evitato che il set iniziale andasse per le lunghe. 6-3 per il serbo, ma Berrettini non ha demeritato. Anzi, ha avuto le sue occasioni sventate da Nole nonostante game piuttosto laboriosi. Su cinque game al servizio, ben quattro sono terminati ai vantaggi. Dal 2 pari del secondo set il trentaquattrenne di Belgrado cambia marcia, e grazie ad una risposta incisiva come nei giorni migliori, infila quattro giochi consecutivi per un netto 6-2. La prestazione di Djokovic è davvero notevole, niente a che vedere con quello un po’ confusionario visto nei primi due set contro Musetti. Impeccabile in tutti i suoi fondamentali.

A questo punto servirebbe un miracolo, eppure la storia forniva qualche appiglio: in passato, Djokovic aveva mostrato una certa vulnerabilità. Nel 2015 contro Murray, o anche solo otto mesi fa contro Tsitsipas. E il terzo set, senza troppi scossoni, ma con una qualità del gioco sempre piuttosto elevata, arriva al tie-break. Il primo strappo lo guadagna proprio Matteo grazie ad un dritto anomalo all’incrocio delle righe. Lo stesso Berrettini spreca tutto nel punto successivo sbagliando una smorzata, per lui comodissima. Ma quello che succede poco dopo ha del clamoroso. In vantaggio 5-4, Djokovic sbaglia in modo inopinato un un dritto prima e un rovescio poi che danno all’italiano un insperato set point. Non trema il braccio di Berrettini, che con pieno merito si porta a casa un set grazie anche ad un notevole miglioramento del suo schema preferito: servizio e dritto. Qualche fantasma ora potrebbe riapparire nella mente del numero 1 del mondo.

L'esultanza incontenibile, quasi sguaiata, di Novak Djokovic dopo il successo contro Berrettini

Matteo appare in trance agonistica e determinato a continuare così. Almeno fino al 3-2 per Djokovic. In quel momento accade il fattaccio, con la sospensione dell'incontro per svuotare le tribune. Si torna dopo circa quindici minuti: qui è bravo Matteo a tenere alta la concentrazione e la lucidità per salvare due pericolose palle break, subito dopo l’interruzione. Equilibrio che rimane tale fino al 6-5 per Djokovic. Nel dodicesimo game Matteo perde un po’ di brillantezza nei colpi, specie col dritto (in un paio di circostanze favorevoli), e si trova a dover fronteggiare tre match point. Sul primo è superbo a prendere subito l’iniziativa. Sul secondo è sempre Matteo a condurre le danze, scatenando l’ira di Djokovic contro se stesso per non aver spinto abbastanza.

Il terzo è quello decisivo, con un infelice tentativo di recupero in back. Djokovic esplode di gioia, di rabbia, quasi avesse avvertito la presenza di quei fantasmi che, per sua fortuna, sono evaporati così come i sogni di Matteo. Berrettini archivia una stagione sul rosso più che soddisfacente: vittoria a Belgrado, finale a Madrid e quarti a Parigi. Ora dovrà recuperare le tante energie mentali profuse in queste settimane in vista dei tornei su erba, laddove ha già dimostrato di poter fare ottime cose. Per Djokovic ci sarà l’ennesima sfida contro Nadal, la 58esima, e viene poco dopo Roma, dove vinse il maiorchino in tre set. Ma i pensieri corrono alla penultima sfida, la finale dello scorso anno, risolta con una sonora lezione impartita dal campione di Manacor ai danni del serbo. Attenzione però, l’incontro potrebbe durare anche 5 ore e 53 minuti. Lo suggerisce la storia...