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US OPEN

La rivincita di Pikachu

Un match surreale regala a Frances Tiafoe il successo della vita: batte Rafael Nadal e centra i quarti a Flushing Meadows. Oggi vive in un appartamento di lusso, ma non ha dimenticato le origini di ragazzo povero, immigrato dalla Sierra Leone e oggetto di prese in giro. “Ma è stata una benedizione”

Riccardo Bisti
6 settembre 2022

Non sappiamo se sia realtà o leggenda. Si narra che i baby-tennisti del Junior Tennis Champions Center di College Park, Maryland, non troppo distante da Washington, arrivassero al club a bordo di una Rolls Royce guidata da un autista.
Boh.
Di sicuro è vero che gli stessi bambini prendevano in giro Frances Tiafoe e il suo fratello gemello Franklin, figli del custode, un immigrato dalla Sierra Leone.
“Cos'è quella maglietta di Pikachu che indossi tutti i giorni?”
“Hai un buco nella scarpa e ti sta spuntando l'alluce... hai bisogno di un paio di scarpe nuove”
Quelle battute facevano male, gli avevano fatto pensare che non fosse della stessa stoffa degli altri. Poi è successo che Frances Tiafoe, con una tenacia fuori dal comune, è diventato un tennista di successo. E adesso vive in un apparamento di lusso, con vista sul lungomare di Southwest DC. Abitazione degna del primo americano capace di battere un top-5 allo Us Open dopo quasi vent'anni. Era il 2005 quando James Blake superava Rafael Nadal. Nella notte del 5 settembre 2022, Tiafoe ha giocato la partita perfetta. Un match surreale, in cui ha bombardato Nadal per tre ore e mezza, imponendosi col punteggio di 6-4 4-6 6-4 6-3.

L'esito poteva essere più netto se non avesse avuto un pizzico di sfortuna nell'ultimo game del secondo set. Al servizio sul 4-5, ha lasciato andare un recupero alla disperata di Nadal, che gli è rimbalzato sotto gli occhi. Per sua sfortuna, aveva baciato un pizzico di riga. E sul setpoint ha commesso un doppio fallo, con la seconda fuori di un paio di millimetri.
In altri tempi si sarebbe disunito, invece ha ripreso a giocare alla grande. Come se niente fosse.
Ha vinto il terzo set con un sontuoso break al settimo game, poi nel quarto è finito in svantaggio 3-1 perché la chiusura del tetto lo ha distratto, producendo un doppio fallo e un paio di errori di troppo.
Nessun problema: ha ripreso la sua opera di demolizione e ha vinto gli ultimi cinque game, prendendosi il break decisivo sul 3-3, al termine di un game in cui Nadal le ha provate tutte. Niente da fare, Tiafoe lo ha costretto ad alzare bandiera bianca. Al punto che Rafa ha giocato con vivo scoramento l'ultimo game, come non gli accade praticamente mai.
Si sono alzati tutti, nel suo angolo, a partire da coach Wayne Ferreira. Ma soprattutto c'erano papà Constant e mamma Alphina, che oggi hanno un figlio miliardario, rappresentato da IMG (è seguito da Jill Smoller, storica manager di Serena Williams) e che ha posato per GQ indossando abiti Prada, Louis Vuitton, Fendi e Giorgio Armani.

«Non preoccuparti di come vivono gli altri. Sii grato per quello che hai»
Constant Tiafoe al figlio Frances
ASICS ROMA

Lo straordinario successo di Frances Tiafoe contro Rafael Nadal

Ma non è sempre stato così: i Tiafoe hanno lasciato la Sierra Leone nel 1996, qualche anno dopo lo scoppio di una sanguinosa guerra civile, durata la bellezza di undici anni. Non si conoscevano, erano partiti separatamente, poi si sono conosciuti a Washington. Lei faceva l'infermiera e lui il manovale. Il 20 gennaio 1998 sono venuti al monteo Frances e Franklin, dopodiché papà Constant ha trovato lavoro come operaio nella costruzione del JTCC. Dopo l'inaugurazione gli hanno trovato un posto come custode. Stipendio: 21.000 dollari all'anno. Ma visto che i soldi non bastavano mai, faceva ore extra che lo portavano a stare al club fino a tarda sera. Così adibì ad abitazione notturna un ripostiglio dietro all'ufficio di un coach. “C'erano due lettini da fisioterapia – racconta Frances – in uno dormiva mio padre, io e mio fratello riuscivamo a condivdere l'altro”. L'abitazione della madre era a tre minuti di distanza, ma loro preferivano restare al circolo. Soprattutto Frances. Uno uno dei fondatori del club si chiama Vesa Ponkka e ricorda un Tiafoe piccolissimo. Talmente piccolo che siedeva sulle panchine del club e i suoi piedi nemmeno toccavano terra.

Però osservava i migliori e poi andava al muro in fondo al club, cercando di imitarli. Insomma, la classica storia del ragazzo povero che si innamora di uno sport ricco.
Però aveva talento, anche perché si era reso conto che le battutine degli altri bambini non avevano valore. Lo capì all'età di 8 anni, quando è andato per la prima volta in Sierra Leone, per un matrimonio. Scoprì che i suoi problemi negli Stati Uniti non era nulla in confronto a quello che vivevano i bambini sierraleonesi. “Stavano settimane intere senza luce, e si facevano una doccia a settimana. Al contrario, da cittadino americano, ho avuto tutte le possibilità del mondo”.
Al rientro a Washington, ha fatto sua una frase di papà Constant: “Non preoccuparti di come vivono gli altri. Sii grato per quello che hai”.
Ma Frances (ben più del gemello Franklin, che ci ha provato senza sfondare) aveva stoffa. E ha avuto la fortuna di conoscere la persona giusta, un maestro di nome Misha Kouznetsov. Arrivava al mattino, e Frances era in campo. Andava via alla sera, e Frances era ancora in campo. “Non era il più talentuoso di tutti, ma il suo comportamento mi colpì”.

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Hanno lavorato insieme fino a quando Frances ha compiuto 17 anni. “Ha abbandonato tutto per lavorare con me, mi pagava le quote di iscrizione.. gli sarò eternamente grato” ricorda l'attuale numero 2 americano, certo di salire al numero 24 ATP con i 360 punti intascati a Flushing Meadows. A maggior ragione perché lo ha allenato in tempi di tumulti familiari: i genitori non volevano che facesse il tennista. Per lui auspicavano un futuro da medico o avvocato. Non erano partiti dalla Sierra Leone per mettere al mondo uno sportivo. Ma Frances fece sue le parole di un video motivazionale di Will Smith: a suo dire, non bisogna avere un piano B perché è una distrazione dal piano A, l'unica cosa che vogliamo davvero.
E lui voleva diventare un tennista.
Il resto è storia recente: ha vinto molto da junior, diventando numero 2 del mondo. Ha raggiunto la finale allo Us Open jr nel 2014, battendo Andrey Rublev prima di perdere con Quentin Halys. Quello stesso Rublev che sarà il suo avversario nei quarti, nel match più importante della sua carriera. Sempre nel 2014 ebbe l'opportunità di fare da sparring a Rafael Nadal al Roland Garros. Allora era emozionato, poi da professionista era contento anche solo di affrontarlo. Stavolta no, era convinto di poterlo battere.

E lo ha battuto con una prestazione surreale, condita da 18 ace e 49 colpi vincenti, oltre a una capacità di tenere il palleggio davvero sorprendente. E il suo rovescio a due mani, forte di un movimento breve e compatto, gli ha permesso di togliere il tempo a Nadal e disinnescare i suoi schemi. Uno spettacolo, un raccoglitore di highlights, per la gioia del pubblico.
C'era un clima straordinario sull'Arthur Ashe, perché gli americani amano queste storie. Vicende di riscatto, di rivincita, di lieto fine.
Tiafoe si mangia un po' le parole quando parla, ma non dimentica mai le sue origini. Ed è orgoglioso di quello che ha vissuto. “Se avessi avuto la vita dei miei compagni di allora, avrei avuto questo desiderio? Non credo. Tutte le mie difficoltà sono state una benedizione sotto mentite spoglie”. Col tempo, ha imparato a gestire le aspettative “Non ero abbastanza maturo, ma negli ultimi due anni le pressioni sono venute meno e ho potuto svilupparmi. E adesso sono felice della mia vita”. Il bello è che non è finita qui, perché questo Tiafoe fa paura. Il torneo d'addio di Serena Williams sarebbe lo scenario ideale per la sua consacrazione. “C'è ancora una settimana da giocare” aveva detto dopo il successo contro Schwartzman. Sono rimasti cinque giorni.