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IVAN LJUBICIC

Silenzio, parla Ljubo

Ivan Ljubicic è stato il protagonista di una puntata di Gonzo Tennis. Ha raccontato tanto della sua storia, fornendo spunti interessanti sul suo rapporto magico da coach di Roger Federer. Ha parlato della sua nuova vita come consulente della federazione francese, della sua accademia e non solo...

Alessio Fabrizi
21 maggio 2023

15 aprile 2012. Undici anni fa Ivan Ljubicic giocava a Monte-Carlo contro Ivan Dodig l’ultimo match della sua carriera. Proprio sulla terra battuta del Principato, nel 1999 iniziò a farsi spazio nel tennis dei grandissimi, sorprendendo da qualificato prima Andrei Medvedev (in quell'anno finalista al Roland Garros) e successivamente, l’allora numero 2 Kafelnikov. Da allora la sua carriera è stata una scalata verso il successo. Tennista eccezionale, top-3 ATP nel maggio 2006. Ancor più in alto come coach, da fine 2015 è stato coach di Federer, accompagnandolo negli ultimi successi Slam, e non solo, della sua gloriosa carriera. Il classe ’79 croato, attualmente, collabora come consulente con la federazione tennis francese e gestisce la sua academy in Croazia sull’isola di Lussino, rigorosamente ispirata all’accademia di via Ungaretti 23 a Moncalieri gestita da Carlo Bucciero, che il 19 aprile 1993 accolse Ivan assieme ad altri connazionali in fuga dalla guerra. Da tanti anni l’ex numero 3 è voce e opinionista per Sky nei tornei più importanti.

“Il tennis era un lavoro, il divertimento era andare a cena con mia moglie o i miei amici e andare qualche giorno in vacanza d’estate. La seconda parte della mia carriera l’ho vissuta meglio. [...] Il divertimento è un’altra cosa. Il risultato è sempre stata la priorità”. Roger lo sapeva, per questo nel 2015 scelse Ljubo. L’inizio della loro avventura fu complicato, come racconta nell’intervista. Subito la sconfitta in finale a Brisbane nel 2016 contro Raonic, come il classico gol dell’ex. (Il canadese, infatti, era stato allenato da Ljubicic fino all’anno precedente). Successivamente, arrivarono delle batoste, nella semifinale contro Djokovic agli Australian Open e sempre ad un passo dalla finale a Wimbledon, contro Raonic al quinto set. “La decisione più difficile da prendere è arrivata dopo Wimbledon. Fermarsi e mettere a posto il ginocchio per puntare agli anni successivi. Roger non si sentiva al 100% e fu complicatissimo, anche perché nel 2016 c’erano le Olimpiadi. Abbiamo avuto tempo di lavorare.” La scelta ha pagato, la storia parla. Per le leggende dello sport migliorarsi è un’ossessione. Per farlo c’anche la necessità di trovare lo staff giusto al momento giusto

«Sono sempre stato convinto che lui tatticamente avesse giocato un tennis sbagliato contro Rafa. [...] L’unica impostazione tattica possibile sarebbe stata insistere sul dritto per attaccarlo sul rovescio. Da quel momento in poi gli si è aperto un mondo.» 
Ivan Ljubicic

Gli highlights della finale degli Australian Open 2017, una delle finali Slam più emozionanti di sempre

Ljubicic ha anche parlato dei possibili rimpianti della carriera di Federer e dal suo punto di vista la svolta non è stata la finale di Wimbledon 2019, persa contro Djokovic con due match-point a disposizione ma un’altra: la finale Us Open 2009 in cui prevalse Del Potro.

«Del Potro vs Federer per me ha cambiato la storia del tennis. Avesse vinto il sesto Us Open di fila chissà, ha preso una stecca incredibile dal punto di vista della fiducia» 
Ivan Ljubicic

La finale Us Open 2009, la partita che per Ljubo ha cambiato la storia


Ljubcic e Federer durante una pausa in allenamento, Wimbledon 2019

Ljubo non ha escluso per il futuro, la possibilità di tornare ad essere presente nel circuito ma è apparso entusiasta del suo nuovo ruolo nella federazione francese. “Ho il ruolo di osservare per capire dove si può intervenire, la Francia è in crisi, mancano giocatori di altissimo livello, soprattutto nel femminile, oltre a Garcia c’è poco”. Proprio su questo tema non è mancata una considerazione sul momento d’oro che sta vivendo il tennis italiano. “Tutto il mondo del tennis vorrebbe essere l’Italia. Non solo per i giocatori che ci sono. Sembra che funzioni tutto e che la federazione italiana riesca a nascondere le cose che vanno meno bene”. Non sono mancate le considerazioni sui giocatori del momento: Carlos Alcaraz e Jannik Sinner. Ha parlato del numero 2 del mondo come un ragazzo disponibile e umile, sottolinenando però, come spesso il concetto di umiltà sia relativo. L’umiltà è relativa, umiltà di vita ma non sportiva. D’altronde Alcaraz ha dichiarato di voler superare i big three come numero di Slam. [...] Attualmente Alcaraz è il punto di riferimento un po' per tuttiRiguardo Jannik ha speso ottime parole sulla sua educazione e compostezza. “Sicuramente è un bravo ragazzo, vorrei che mio figlio passasse del tempo con lui. Ricordiamoci però che anche i ribelli fanno bene, senza di loro sarebbe noioso”.

Ivan Ljubicic è sceso in campo anche come manager, fondando nel 2020 la LJ Sports Group di cui fanno parte Berrettini, Coric e Vekic. Nella chiacchierata con Federico Ferrero e Federico Mariani è tornato a parlare anche della situazione PTPA (già aveva parlato in esclusiva a Tennis Magazine) ricordando anche la sua esperienza come presidente del consiglio dei giocatori ATP nel 2007 e nel 2008. “Dal mio punto di vista la fetta è troppo piccola ma l’associazione dovrebbe essere una sola. Il problema vero non è il prize-money, ma riguarda problemi più seri come data-rights e diritti tv. I soldi veri e importanti non sono Atp”. Come sempre, mai banale, Ljubo.

A destra Ljubcic, giovanissimo, assieme ai suoi comapgni di squadra in Italia