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“Ivan, Jimmy, c'è una bomba nel palazzetto”

Esattamente 37 anni fa, la finale del torneo di Rotterdam tra Lendl e Connors fu bruscamente interrotta: una telefonata anonima annunciò la presenza di una bomba nel palazzetto. Non fu trovato nulla, ma Lendl rifiutò di tornare in campo. Tra panico, telefonate e trattative, la curiosa storia di un match mai terminato.

Riccardo Bisti
19 marzo 2021

La riorganizzazione del calendario ATP ha fatto sì che il torneo di Rotterdam tornasse a giocarsi a marzo. Inaugurato nel 1972, l'evento olandese si è giocato nel cuore di marzo fino al 1987, salvo poi anticipare di qualche settimana e trovare definitiva collocazione nel mese di febbraio. Si gioca nell'immensa Ahoy Arena, uno degli impianti tennistici più capienti. Con i suoi attuali 15.000 posti a sedere, supera addirittura il Pala Alpitour di Torino (che da quest'anno ospiterà le ATP Finals). Durante la settimana del torneo, il lungo cartellone elettronico tra un anello e l'altro mostra i nomi degli ex vincitori. I più attenti, tuttavia, avranno notato che manca il 1984. Era il 18 marzo, esattamente 37 anni fa, quando la finale fu interrotta per... un allarme bomba. Fatto inedito, mai più ripetuto, ma ormai passato alla storia. Il 1984 è ricordato come l'anno d'oro di John McEnroe, in cui incassò appena tre sconfitte. Una di queste arrivò contro il rampante Ivan Lendl nella finale del Roland Garros.

Proprio quell'anno, Lendl iniziò ad apparecchiare il dominio degli anni a venire. Si presentò a Rotterdam da numero 2 del mondo e in semifinale se la cavò 7-6 al terzo contro un giovanissimo svedese, ammesso con una wild card. Il suo nome era Stefan Edberg. Il giorno dopo pescò Jimmy Connors, ormai 31enne ma sempre agguerrito. E sempre avvelenato con Lendl dopo i fatti del Masters 1981, quando il ceco perse apposta lo scontro diretto per evitare Borg in semifinale. Connors era numero 3 ATP, si era ripreso dopo anni difficili e aveva vinto i primi otto scontri diretti con Lendl, ma gli equilibri si stavano spostando. Con queste premesse, i due scesero in campo davanti a 7.000 spettatori. Tutto esaurito. Il match non aveva storia: Lendl mostrava una superiorità schiacciante, vincendo a zero il primo set e brekkando Connors in avvio di secondo. Nel frattempo, negli uffici del palazzetto, si discuteva animatamente.

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"Le immagini in cui venivamo controllate le fioriere hanno fatto il giro del mondo. Avevo paura, ma anche io pensavo che potesse essere un falso allarme. In quel periodo c'erano molte minacce di bombe" 
Henk Koster, fotografo del torneo

Meno di due mesi dopo i fatti di Rotterdam, Lendl e Connors si sono ritrovati a Forest Hills. Il cecoslovacco vinse con un duro 6-0 6-0

Pochi minuti prima della finale avevano ricevuto una telefonata. Parlando in inglese, un uomo (definitosi simpatizzante del movimento anticapitalista) disse che una bomba sarebbe esplosa alle 14 in punto all'interno del palasport. Potenzialmente, una strage. Gli organizzatori, guidati dal direttore del torneo Wim Buitendijk, presero molto sul serio la minaccia e decisero di evacuare il palazzetto alle 13.45. Nei rudimentali tabelloni elettronici di allora, comparve la seguente scritta: “Non fatevi prendere dal panico. Lasciate immediatamente l'impianto, con calma ma rapidamente”. Firmato: polizia. Come detto, Lendl conduceva 6-0 1- 0: in quel momento furono informati anche i giocatori. A immortalare il momento, lo storico fotografo del torneo Henk Koster (che ha lavorato a Rotterdam per 45 anni). “I giocatori sono rimasti scioccati e sono usciti rapidamente dal campo” ricorda Koster. Gli stereotipi lasciano il tempo che trovano, ma gli olandesi si confermarono disciplinati e ordinati: bastarono sette minuti affinché il palazzetto si svuotasse del tutto (“È stato l'unico fatto positivo della giornata” dissero le autorità).

Koster fotografò anche le scene all'esterno, e ricorda come fosse tutto tranquillo. “C'erano molte persone, ma non c'era panico. Al contrario, io ero preoccupato. Con le ginocchia tremanti sono tornato all'interno del palazzetto ed era pieno di poliziotti e addetti alla sicurezza, accompagnati dai cani, e ho iniziato a fotografarli. Le immagini in cui venivamo controllate le fioriere hanno fatto il giro del mondo. Avevo paura, ma anche io pensavo che potesse essere un falso allarme. In quel periodo c'erano molte minacce di bombe”. Le ricerche non ebbero alcun riscontro: non c'era alcuna bomba. Mezz'ora dopo, fu concesso agli spettatori di tornare al loro posto. Ma c'era un problema: mancavano i protagonisti. Lendl e Connors furono portati in fretta e furia all'Hilton Hotel di Rotterdam, ancora vestiti da tennis. Dalla hall dell'albergo rimasero in contatto telefonico con Buitendijk. Quest'ultimo voleva salvare la finale a tutti i costi e cercò di convincerli a tornare al palazzetto. Non fu difficile convincere Connors, mentre Lendl non ne volle sapere.

Gli spettatori impiegarono appena 7 minuti per sgombrare il palazzetto

Lo sapevi che...

Tutti ricordano i fatti del 1984, ma il torneo di Rotterdam era stato oggetto di polemiche anche l'anno prima. Nel 1983, infatti, il campione in carica Guillermo Vilas accettò di partecipare soltanto in cambio di un assegno di 60.000 dollari. Tra l'altro, non riuscì neanche a vincere perché fu sconfitto in finale da Gene Mayer. All'epoca i sottobanchi erano vietati e scoppiò uno scandalo. Vilas (ormai a fine carriera) fu squalificato per un anno, ma la sanzione fu poi convertita in una multa.

Altra curiosità: da quando il tennis è diventato Open (nel 1968), soltanto sette tornei non si sono conclusi per varie ragioni, anche se la più frequente rimane il maltempo. Rotterdam 1984 fu la penultima. Dal 1987 a oggi, tutti i tornei del circuito maggiore si sono regolarmente conclusi.
Ecco le finali mai terminate.

1973 Kitzbuhel: Manuel Orantes-Raúl Ramírez
1976 Nottingham: Jimmy Connors vs. Ilie Nastase
1977 Johannesburg: Björn Borg vs. Guillermo Vilas
1977 Nottingham: Jaime Fillol vs. Tim Gullikson
1981 Monte Carlo: Jimmy Connors vs. Guillermo Vilas
1984 Rotterdam: Ivan Lendl vs. Jimmy Connors
1987 Stratton Mountain: Ivan Lendl vs. John McEnroe

Ivan Lendl non ha mai vinto il torneo di Rotterdam. Persa l'occasione nel 1984, sarebbe arrivato in finale sette anni dopo ma fu sconfitto da uno straordinario Omar Camporese

Chi c'era, dice di non averlo mai visto così spaventato. C'era un motivo: aveva sperimentato qualcosa di simile qualche settimana prima, a Sydney. A quel punto, il direttore del torneo tentò con un Piano B: spostare la finale al lunedì sera. Niente da fare, Lendl aveva obblighi contrattuali a New York. Si pensò addirittura di giocare un match-riempitivo con i due sconfitti in semifinale (Edberg e il connazionale Anders Jarryd), ma entrambi avevano già lasciato l'Olanda. A malincuore, si capì che la finale non si sarebbe più giocata, almeno nell'immediato. Pochi ricordano che fu raggiunto un accordo di massima: Lendl e Connors sarebbero tornati a Rotterdam a inizio estate, poco prima di Wimbledon, per completare l'incontro e giocarsi il prize money. In ogni caso, avrebbero potuto ritirare il denaro riservato ai semifinalisti. Si svolse tutto in fretta: meno di quattro ore dopo l'uscita dal campo, ancora vestiti da tennis, i due erano già all'aeroporto olandese di Zestienhoven. “Sono stato sfortunato perché stavo giocando molto bene – ha detto Lendl molti anni dopo, ormai ammorbidito – non è stato bello. Immaginavamo che non sarebbe successo niente, ma dovevano essere prese delle precauzioni”.

L'episodio ebbe grande risonanza, al punto che persino il New York Times gli dedicò un articolo. Circa un mese dopo, i progetti di Buitendijk franarono: i capi del tour (in quegli anni, Rotterdam faceva parte del circuito Grand Prix) stabilirono che la finale non si sarebbe più giocata. Ci furono ancora tentativi, ma dopo sei mesi furono costretti ad arrendersi. Per venire incontro agli spettatori che avevano speso 35 fiorini olandesi per assistere al match (e si erano dovuti accontentare della finale di doppio, vinta da Fibak-Curren), gli organizzatori misero a disposizione un buono di 15 fiorini per l'edizione 1985. Non si sa in quanti ne abbiano usufruito. Ma, soprattutto, non si sa chi fosse l'autore della telefonata anonima. Rimangono due certezze: non ci furono arresti e non si è mai più sentito parlare del movimento anticapitalista. Qualcuno sussurrò che Lendl sospettasse che la telefonata fosse partita da un membro del clan Connors: uno stratagemma per evitargli una netta sconfitta. Il sospetto non trovò alcuna conferma, ma Lendl prese molto sul serio la faccenda: due mesi dopo ritrovò l'americano sulla terra verde di Forest Hills e gli rifilò un doppio 6-0. Come a rivendicare un trofeo e un prize money che non furono mai più assegnati.