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WESTERN & SOUTHERN OPEN

Il nastro e il buio non fermano Berrettini

Finalmente una vittoria azzurra al Masters 1000 pre-Us Open: Matteo Berrettini deve dare fondo a tutte le energie per avere la meglio su Emil Ruusuvuori, calma glaciale e grinta in fase di costruzione, anche grazie a un coach italiano. Adesso avrà un match completamente diverso contro Reilly Opelka: mettere più tennis possibile nelle gambe sarebbe fondamentale.

Riccardo Bisti
25 agosto 2020

Matteo Berrettini ha giocato diverse partite in un'estate densa di esibizioni, concedendosi addirittura tre superfici diverse in pochi giorni, ma i match ufficiali sono un'altra cosa. Deve averlo pensato durante l'esordio al Western & Southern Open, sugli stessi campi dove appena un anno fa si consacrava a top-player, con la fantastica semifinale allo Us Open. Numeri alla mano, quello contro Emil Ruusuvuori doveva essere il classico match di routine, invece si è maledettamente complicato. La buona notizia è che l'ha portato a casa, sia pure dopo 2 ore e 40 minuti di alti e bassi. Il romano ha un'intelligenza tennistica sopra la media, unita a viva professionalità. Per questo è da escludere che non fosse ben preparato o che abbia preso sottogamba l'impegno. Semplicemente, giocare un match ufficiale dopo sette mesi pesa anche per lui. E allora è giusto prendersi questo 6-4 6-7 7-5 che gli consente di mettere altro tennis nelle gambe prima dello Us Open.

È quello che chiede a questo torneo anomalo, senza spettatori e in una sede non sua. E poi c'era un avversario niente male: Ruusuvuori, 21 anni, è il classico giovane in ascesa. Lo scorso anno ha scalato oltre 250 posizioni, vincendo ben quattro Challenger. Nel 2020 ha raggiunto un'altra finale (A Bendigo) poi ha messo il naso con profitto nel circuito maggiore. Aveva passato le qualificazioni battendo Chardy, poi si era salvato contro Korda Jr. al primo turno, vincendo 15 punti di fila dal 2-5 e 0-30 nel terzo set. Pochi si sono stupiti nel vederlo finalmentre tra i top-100 ATP (l'ultimo ranking lo vede proprio in centesima posizione). È ancora distante dai risultati di Jarkko Nieminen (che è stato n.13), ma la strada sembra giusta. Non ha un colpo che sfonda, ma gioca un tennis ordinato, intelligente e ha un atteggiamento perfetto. Rimane calmo, quasi glaciale, dopo uno splendido vincente o dopo un brutto errore. E se Berrettini non avesse dato fondo alla sua classe, sul 4-4 al terzo, avrebbe anche potuto spuntarla.

Il terzo set era un testa a testa, almeno fino al 4-4. Lì il finlandese aveva una palla break che lo avrebbe portato a servire per il match, ma non si diventa top-10 per caso: ace e palla al centro.
La rocambolesca vittoria di Ruusuvuori al primo turno contro Sebastian Korda

La cronaca racconta di un match piuttosto banale fino al 6-4 5-4 per l'azzurro. Benissimo col servizio, bene col dritto, solito frequente utilizzo del rovescio in slice. Tanto bastava per non dare ritmo a un giocatore che ama colpire, entrare in palla a suon di palleggi. Sul matchpoint, tuttavia, il suo servizio sfiorava il nastro e doveva essere ripetuto. Un millimetro più in alto e sarebbe stato ace. Berrettini si disuniva, il finlandese mostrava il giusto coraggio e azzeccava il break. Sullo slancio, vinceva il tie-break con merito. Ruusuvuori fa le cose giuste, dietro ogni suo colpo c'è un'idea di gioco. Se Berrettini non raccoglieva il punto con le bordate, e si entrava nello scambio, il finlandese sapeva perfettamente cosa fare. E con lo scorrere dei game ha preso le misure allo slice dell'azzurro. Il terzo set era un testa a testa, almeno fino al 4-4. Lì il finlandese aveva una palla break che lo avrebbe portato a servire per il match, ma non si diventa top-10 per caso: ace e palla al centro.

Nel game successivo, Berrettini aveva altri quattro matchpoint: un paio li giocava bene Ruusuvuori (notevole una volèe vincente dopo un punto denso di rischi), un paio li gestiva male Berrettini, frettoloso nel cercare il dritto. Sul 5-5, stavolta, Matteo rimaneva nel match con la testa nonostante si fosse un po' innervosito nel terzo, soprattutto per la visibilità. “Non vedo niente!” ha esclamanto un paio di volte, quando ormai l'impianto d'illuminazione aveva preso il posto della luce naturale. Ha continuato a combattere, con la giusta grinta e mostrando sprazzi (ma solo sprazzi) del tennis che lo ha condotto alle ATP Finals. Il sesto matchpoint è stato quello buono e va bene così, perchè due match ufficiali in tutto il 2020 (quelli dell'Australian Open) erano davvero pochi. Negli ottavi (in campo oggi, terzo match sul Campo 10, diretta Sky Sport) avrà un match completamente diverso contro Reilly Opelka, pivot NBA prestato al tennis, che peraltro ha raccolto lo scalpo di Diego Schwartzman.

Nel momento del bisogno, Matteo Berrettini ha trovato il giusto aiuto dal servizio
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La splendida cavalcata di Matteo Berrettini allo Us Open 2019

Sarà una battaglia di servizi, complicata sul piano mentale, ma forse è un bene: per presentarsi competitivo allo Us Open, Berretto dovrà affrontare più avversari possibili, meglio se con caratteristiche diverse. A sostenerlo nelle tribune deserte del Campo 12 c'era la fidanzata Ajla Tomljanovic (già eliminata dal torneo femminile), nonché Flavio Cipolla, assistente dell'head coach Vincenzo Santopadre. Ha seguito buona parte del match anche Gianluca Mager, eliminato nelle qualificazioni ma pronto a giocare il suo primo Slam nel main draw. Per lui è tutto nuovo, ed è positivo accumulare esperienze anche in questo modo. Proprio come Ruusuvuori, che da parecchi anni è seguito da un coach italiano, quel Federico Ricci che si è spostato in Finlandia dopo 9 anni (e moltissime esperienze) a Boca Raton, nell'accademia di Jarkko Nieminen (che oggi è stata chiusa).

Da qualche anno si occupa a tempo pieno di Ruusuvuori, ha imparato a capirlo e ne ha estratto le cose migliori della mentalità finlandese, cercando di trasmettergli il feroce agonismo appreso negli Stati Uniti. Ricci sostiene che Ruusuvuori sia un ragazzo tranquillo, rilassato, che troppo spesso ha la tendenza a sedersi sugli allori. I miglioramenti si sono visti in questa partita, in cui ha cancellato 12 palle break su 15, alzando il livello ogni volta che doveva rincorrere. E i lati positivi del tipico finlandese, così rilassato, sono rimasti. Il ragazzo andrà seguito con attenzione anche in virtù del suo motore azzurro, ma ciò che conta – adesso – è che l'Italia sia ancora in gara a Cincinnati, grazie al suo numero 1. Eccezion fatta per Salvatore Caruso, questo torneo non ci ha dato particolari gioie. Abbiamo rischiato di finire eliminati già al lunedì, ma la grinta di Matteo ci ha tenuti in piedi. E non è poco.