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“Fallito e disonesto”. Becker rischia sette anni di carcere

Iniziato il processo a carico di Boris Becker. Lo accusano di aver occultato beni e proprietà durante la procedura fallimentare. Tra questi, anche alcuni trofei vinti da giocatore. Lui nega, ma rischia fino a sette anni di carcere. Tra i giudici c'è chi ha condannato Julian Assange.

Riccardo Bisti
22 marzo 2022

Nessun appassionato può restare indifferente a quanto sta accadendo presso il Southwark Crown Court, palazzone costruito negli anni 80 in cui si deciderà il destino di Boris Becker. La giustizia è lenta, ma inesorabile: per l'ex numero 1 del mondo è arrivato il momento del giudizio dopo i problemi di natura finanziaria che lo hanno travolto qualche anno fa, con la dichiarazione di fallimento a seguito di un prestito mai saldato. Non si va in galera per una bancarotta, ma per una frode sì: Becker rischia fino a 7 anni di carcere. Non li farà, ma serve a rendere l'idea del pasticcio in cui si sarebbe infilato nel 2017, quando un tribunale londinese decretò la sua bancarotta proprio alla vigilia di Wimbledon. Avrebbe nascosto buona parte delle sue proprietà, sottraendole ai riflettori del curatore fallimentare. Per questo, il Pubblico Ministero Rebecca Chalkley ha posto all'attenzione della giuria (undici uomini e una donna) la bellezza di 24 capi d'accusa. “La storia centenaria della giurisprudenza fallimentare dice che i falliti che agiscono in malafede devono essere puniti, ed è quello che noi sosteniamo – ha detto lunedì, nella prima udienza di un processo che dovrebbe durare tre settimane – Becker ha agito in modo disonesto sul numero di beni che in vari modi sono stati nascosti o resi indisponibili al momento di quantificarli”. In altre parole, avrebbe occultato una serie di oggetti, proprietà e ricchezze da cui avrebbe dovuto separarsi dopo la bancarotta decretata cinque anni fa.

In questo modo, avrebbe infranto il patto fallimentare secondo cui il bancarottiere è protetto dai creditori in cambio di una piena divulgazione dei propri beni. I 24 capi d'accusa sono così suddivisi:
- Sette occultamenti di proprietà
- Nove occultamenti di trofei vinti da giocatore
- Due rimozioni di proprietà
- Cinque mancate divulgazioni di dettagli relativi alle sue proprietà
- Un occultamento di debito
Dentro c'è un po' di tutto: Becker avrebbe venduto una concessionaria di auto Mercedes di sua proprietà, trasferendo su altri conti un incasso di 1,13 milioni di euro. Inoltre avrebbe occultato un prestitio bancario di 825.000 euro, oltre a non fare menzione di un paio di proprietà a Leimen (sua città d'origine in Germania) e di un appartamento a Chelsea. La questione più dolorosa per gli appassionati riguarda il presunto occultamento dei trofei vinti durante la sua carriera. In particolare, avrebbe fatto sparire i trofei di Wimbledon 1985 e 1989, quelli dei due successi in Australia (1991 e 1996), oltra a una medaglia d'oro olimpica (nel 1992 vinse il doppio a Barcellona insieme a Michael Stich) e quella vinta in occasione della vittoria in Coppa Davis nel 1988.

«Dove sono i soldi che ho guadagnato in tanti anni? Questa domanda mi ha attanagliato per tre anni e mezzo» 
Boris Becker
ASICS ROMA

Diversi giornalisti, compresa la TV di stato tedesca, stanno seguendo il processo a carico di Roger Federer

Dal 2017 compaiono ciclicamente notizie contradditorie sulla vicenda. Per questo, è difficile ricostruirla. Ci sono stati alcuni passaggi ai limiti del grottesco: nel 2018 provò a far valere il suo passaporto della Repubblica Centrafricana, in modo da ottenere l'immunità diplomatica ed evitare qualsiasi procedimento a suo carico. All'epoca contestò la procedura di fallimento, definendola ingiustificata e scorretta. “Un gruppo di banchieri e burocrati anonimi mi ha portato a una dichiarazione di fallimento del tutto superflua, che mi ha inflitto un mucchio di danni. Quando tutto questo sarà finito, i miei avvocati inizieranno le procedure per il risarcimento”. Becker risultava come addetto alla raccolta di fondi per gli affari sportivi, culturali e umanitari del disastrato Paese africano, ma lasciò perdere a seguito delle violente reazioni di alcuni politici locali. La faccenda è complessa perché, in effetti, la non reperibilità di alcuni trofei era nota da tempo.

Quando si diffuse la notizia che avrebbe dovuto venderli per ripagare almeno una parte del debito, emerse che mancavano all'appello 14 trofei, compresi quelli che oggi è accusato di aver nascosto. All'epoca sostenne di averli perduti: pensava che alcuni di essi fossero conservati presso l'All England Club o la federtennis tedesca. Diffuse addirittura un comunicato congiunto con il curatore fallimentare, in cui si appellava a chiunque avesse informazioni utili per recuperarli. Ed è certo che nel 2019 furono messi all'asta una settantina di oggetti personali, che fruttarono circa 750.000 euro. “Boris non è una persona particolarmente sofisticata quando si tratta di affari” disse il suo avvocato, lasciando intendere che il suo assistito si era sempre mosso in buona fede, spesso affidandosi alle persone sbagliate. Senza mai uscire dalla scena pubblica e con ancora qualche ruolo nel tennis, Becker ha periodicamente parlato della vicenda: nell'ottobre 2019 disse che la faccenda era in via di risoluzione: lo avevano obbligato a versare il 52% dei suoi guadagni attuali, e in quel modo (salvo pagamenti in soluzione unica) avrebbe estinto il debito in 18 mesi.

Accolti da decine di fotografi, Boris Becker e la compagna arrivano nei pressi della Southwark Crown Court

La questione dei trofei occultati o nascosti solletica la fantasia dei tabloid britannici

Ma qualcosa è andato storto: l'ultima volta che ha parlato pubblicamente della vicenda risale al gennaio 2021, durante il podcast “Boris Becker – Der Funfte Satz”, in cui ammetteva l'esistenza di una procedura fallimentare e di una penale (quella iniziata a Londra in queste ore). “Quest'ultima nasce da una serie di errori durante la procedura fallimentare. Nel 2017 sono stato dichiarato fallito per 3,2 milioni di euro, più il 3% di interessi – ha detto Becker – ed è importante ricordare che nel giorno del mio fallimento ero un uomo molto ricco”. Quando gli hanno chiesto dove fossero finiti i soldi guadagnati nel corso della sua carriera, ha risposto laconicamente: “Questa domanda mi ha attanagliato per tre anni e mezzo”. L'ex Bum Bum sosteneva che il debito si sarebbe estinto in tempi brevi e che comunque – confermando le dichiarazioni del 2019 – oggi può mantenere per sé la metà del reddito attuale. Sempre in occasione del podcast aveva detto che i capi d'accusa erano 28. In realtà sono quattro in meno, ma la mattinata di lunedì è stata ugualmente dura per lui. Si è presentato in aula alle 10.30 del mattino, un'ora e mezzo prima dell'inizio dell'udienza, in compagnia della nuova fidanzata Lilian de Carvalho Monteiro.

Durante l'udienza si è fatto assistere da un interprete: la giuria ha specificato che gli può servire per i tecnicismi giuridici, non certo perché non conosca l'inglese. “Se deve esprimere dei concetti, è meglio che lo faccia in tedesco” ha detto il suo avvocato. Tra i giudici c'è Deborah Taylor, nota per aver condannato Julian Assange a 50 settimane di carcere per aver violato la libertà vigilata rifugiandosi presso l'ambasciata ecuadoriana a Londra, onde evitare l'estradizione in Svezia. Nelle motivazioni, scrisse che la consegna di Assange da parte degli svedesi agli americani era da ritenersi “irrealistica”. Durante il giuramento, ha detto che questo processo partirà da una pagina bianca e che Becker sarà giudicato come un cittadino qualsiasi, non come un ex campione o un personaggio che si vede costantemente in TV. Come detto, la pena massima per questo tipo di reati è di sette anni di carcere. Pare ovvio che il tedesco non rischi di andare in prigione, mentre è da ritenersi plausibile una condanna più mite, magari con la condizionale. Nel frattempo è stato rilasciato su cauzione e può vivere nella sua abitazione a Battesea, con il solo obbligo di notificare eventuali viaggi all'estero con 48 ore d'anticipo, oltre a informare su tutti i luoghi che visiterà. E quando non è in viaggio dovrà fornire il suo passaporto ai suoi avvocati. Passaporto tedesco, ci mancherebbe.