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US OPEN

Elogio di Pablo Carreno Busta... e la figuraccia di Kyrgios

Nick Kyrgios sostiene che, senza terra battuta, lo spagnolo non si sarebbe neanche avvicinato ai top-50. Lui ha risposto con due semifinali allo Us Open, risultati sconosciuti all'australiano. La storia-elogio di un ragazzo venuto dal freddo, capace di superare mille fortune e resistere a cinque anni di dura gavetta. Ma silenzio e lavoro hanno pagato.

Riccardo Bisti
10 settembre 2020

C'è una frase-slogan che viene utilizzata per descrivere un certo tipo di personaggi. “Mai sopra le righe, mai una frase fuori posto”. Nel caso di Pablo Carreno Busta, tuttavia, si va oltre. Con lui è difficile anche solo trovare una frase, una qualsiasi affermazione degna di nota. Il suo slogan è ben diverso: testa bassa e pedalare, spirito di sacrifico, massima dedizione per il lavoro. Anche quando avrebbe ottime ragioni per arrabbiarsi. Ancora una volta, il ragazzo delle Asturie ha scelto di rispondere sul campo a frasi irrispettose. Tutto è cominciato qualche giorno fa, quando il cronista del New York Times Ben Rothenberg ha pubblicato un tweet in cui informava del suo successo contro Berankis, ricordando che già vantava una semifinale allo Us Open. “Sì, è successo” ha aggiunto il giornalista. Come a dire che fu un evento strano, particolare, forse ingiusto. Il tweet non è piaciuto a Ryan Harrison. “Dunque un ragazzo che è entrato tra i top-10 e ha giocato il Masters ha raggiunto una semifinale Slam? E tutto questo è degno di un commento sarcastico su un buon risultato? Buon report, Ben”. Detto che Rothenberg ha ricordato la fortuna dello spagnolo nel 2017, quando incontrò ben quattro qualificati nel suo percorso verso le semifinali, nel dibattito si è inserito anche Nick Kyrgios.

L'australiano, mai oltre il numero 13 ATP e mai oltre i quarti in uno Slam, ha sentenziato: “Se non ci fosse la terra battuta, non sarebbe neanche vicino ai top-50”. L'affermazione, già inelegante, diventa ancora più antipatica perché è clamorosamente smentita dai fatti. Ci arriveremo. Nel frattempo, Carreno Busta ha certamente avuto fortuna contro Djokovic. Ma poi ha vinto una splendida partita, una delle migliori del torneo, contro il rampante Denis Shapovalov. Oltre 4 ore di lotta per imporsi 3-6 7-6 7-6 0-6 6-3. Seconda semifinale Slam in carriera, entrambe sul cemento. Soltanto questo basterebbe per zittire l'arroganza di Kyrgios, che ha avuto il buon gusto di cancellare il suo commento (non prima che qualcuno fosse in grado di farne uno screenshot). Ma la vicenda di Carreno Busta va ben oltre la zizzania social, versione moderna delle chiacchiere da bar. Di lui colpisce il basso profilo, la tranquillità, la serenità, la forza di rialzarsi dopo mille batoste. Perché la storia dell'asturiano è densa di difficoltà, dalle quali è uscito ogni volta più forte. Trascorrendo parecchio tempo con il telefonino, Kyrgios farebbe bene a documentarsi su Carreno e prenderlo ad esempio.

"Se non esistesse la terra battuta, Pablo Carreno Busta non si sarebbe neanche avvicinato ai top-50" 
Nick Kyrgios (tweet poi cancellato)
Con tenacia, Pablo Carreno Busta è riuscito a disinnescare Denis Shapovalov

Il diretto interessato rimane in silenzio, fedele al dantesco “non ti curar di loro, ma guarda e passa”. Non ha bisogno di avvocati difensori, come mostra la sobrietà dei suoi profili social: in silenzio da un paio di mesi quello di Twitter, aggiornato con sobrietà quello di Instagram, peraltro con l'accortezza di non scrivere niente dopo la squalifica di Djokovic, di cui è stato il principale beneficiario. Ma è giusto elogiare una persona corretta, nonché un tennista eccellente. Un gran rovescio bimane è il colpo migliore di un arsenale tecnico sublimato da una grande forza mentale, nonché una perfetta condizione atletica. Non ci fosse stato Rafa Nadal (di cui è grande amico, nonché avversario in infinite partite alla Playstation), gli spagnoli apprezzerebbero ancora di più una carriera che gli ha già regalato quattro titoli ATP, un mucchio di piazzamenti e alcune chicche come la doppia semifinale a New York. E pensare che al primo turno aveva faticato contro Yasutaka Uchiyama. Ma contro Shapovalov è stato fantastico nella gestione dei due tie-break, trovando il suo miglior tennis nel momento del bisogno. Carreno guarda con speranza alla sfida di venerdì contro Alexander Zverev, perché possiede le armi per metterlo in difficoltà. E ha alle spalle una storia vera, semplice. Da spagnolo un po' così, lontano dai cliché tecnici e sociali. Le Asturie sono una regione fredda, piovosa, senza particolare tradizione sportiva. Lo sportivo più famoso è il pilota di Formula 1 Fernando Alonso. Nel tennis non era emerso nessuno, anche perché mancano le strutture.

Figlio di un architetto e di una cardiologa, Carreno ha conosciuto il tennis grazie alla sorella maggiore Lucia (poi diventata ottima giocatrice di padel), ma per anni non ha preso sul serio l'attività. Era un divertimento, non pensava a una carriera da professionista. Per anni ha frequentato soltanto il Real Grupo de Cultura Covadonga, polisportiva con 33.000 associati che non ha nel tennis la sua attività principale. 11 campi da tennis, la maggior parte in cemento. Fino ai 15 anni, Pablo ha giocato quasi esclusivamente sul duro, costruendosi un tennis completo, buono per ogni superficie. Ma questo, Nick Kyrgios, non lo sa. Quando aveva 15 anni, la federtennis spagnola gli ha fornito la possibilità di spostarsi a Barcellona, cuore pulsante del tennis nazionale. Non fu facile accettare, poiché è molto legato alla famiglia. Ha bisogno della vicinanza dei cari. Passava serata intere al telefono, dilaniato dalla nostalgia, con poche amicizie e tanta confusione in testa. In quegli anni è stata fondamentale la vicinanza di Miguel Sanchez, il tecnico che si è occupato di lui nel delicato periodo adolescenziale. I risultati sono arrivati (è stato top-10 junior), poi ha tentato il salto di qualità affidandosi al guru Javier Duarte, ex coach – tra gli altri – di Berasategui e Corretja.

La crescita era lineare, ma fu bloccata nel 2012 da un'ernia al disco. Scelse di operarsi e rimase fermo per sette mesi, piombando addirittura fuori dai primi 700. In quel periodo ha pensato al ritiro, a rifugiarsi nella sua Gijon, magari abbonandosi al Molinòn per seguire le partite del suo amato Sporting. “Ma ho voluto darmi un'altra chance”. Nel 2013 è stato un rullo compressore: vittorie a non finire nei Futures e nei Challenger, con un centinaio di match giocati e una lunga striscia vincente. Già che c'era, si è qualificato per il Roland Garros e ha sfidato Roger Federer. Ha scalato 700 posizioni in un anno e ha capito che poteva esserci spazio anche per lui, nel tennis dei ricchi. C'è arrivato dopo cinque anni di gavetta, in cui lo abbiamo spesso visto in Italia. Degli undici Challenger vinti, cinque sono arrivati nel nostro Paese. Impressiona ricordare le finali di Alessandria 2011 e Como 2013, contro i futuri top-10 Roberto Bautista Agut e Dominic Thiem. L'eterna gavetta gli ha permesso di costruirsi una corazza che lo ha portato a essere competitivo anche nel circuito maggiore. Che gli ha permesso di ottenere il meglio dal suo tennis. Ha vinto quattro titoli ATP, ed è opportuno ricordare a Kyrgios che tre sono arrivati sul cemento, e che la sua percentuale di vittorie è migliore sul duro (54,5%) che sulla terra battuta (52,9%). Dati che disintegrano l'affermazione dell'australiano, forse condizionato dal fatto di averlo battuto due volte su due. La verità è che Kyrgios sta gestendo il suo talento in modo sconsiderato, mentre Carreno sta ottenendo il meglio nonostante la sorte gli abbia messo davanti altri ostacoli: uno strappo addominale nel 2017 e un problema alla spalla nel 2019. Lo scorso anno è stato durissimo, lo ha visto scendere in classifica fino al numero 69.

Ma che volete che sia, per un cocciuto come lui? La riscossa è partita con il successo a Chengdu (sul cemento) e il 2020 ci ha restituito il giocatore che tre anni fa ha artigliato i top-10. La squalifica di Djokovic è stata un clamoroso colpo di fortuna, ma l'ha saputa sfruttare. La capacità di resistere al bombardamento e all'esuberanza di Shapovalov, nonostante il mal di schiena e un quarto set non giocato, avrebbe meritato un Arthur Ashe pieno. Ma oggi, purtroppo, le chiacchiere virtuali e le sparate a zero hanno più risonanza dei fatti e dei risultati. Vivaddio, solo gli ultimi restano nei libri. E fino a oggi la carriera di Carreno Busta è migliore di quella di chi sostiene che “senza terra battuta” non si sarebbe mai avvicinato ai top-50. I fatti dicono altro. Quando appenderà la racchetta la chiodo, Carreno potrà guardarsi allo specchio ed essere fiero di sé. Non è detto che altri possano fare altrettanto. Ma la fiaba non è ancora terminata: “Sono distrutto ma felice” ha detto dopo la vittoria su Shapovalov, maturata intorno all'1 di notte. La buona notizia è che ha a disposizione due giorni e mezzo per recuperare. Lo farà. E contro Zverev sarà pienamente recuperato. Sognando di centrare un risultato storico, proprio come capitò 17 anni fa al suo idolo d'infanzia Juan Carlos Ferrero. Talmente idolo da scegliere la sua accademia Equelite come sede degli allenamenti, nel 2016. Umiltà, lavoro e zero parole: con questi ingredienti, Pablo Carreno Busta è diventato un Campione con la C maiuscola. Le chiacchiere le fanno altri.

La percentuale di vittorie di Pablo Carreno Busta è migliore sul cemento che sulla terra battuta
Non solo solidità: anche Carreno Busta è in grado di giocare colpi molto spettacolari

Lo sapevi che...

Come tutti i personaggi tranquilli, anche Pablo Carreno Busta ha avuto il suo momento di follia. L'episodio risale all'Australian Open 2019, quando si sentì vittima di una grave ingiustizia nel match contro Kei Nishikori. Avanti 8-5 nel tie-break del quinto, si è imbestialito perché il giudice di sedia non ha fatto rigiocare un punto che - a suo dire - avrebbe meritato l'overrule. Kei Nishikori aveva giocato un rovescio vincente mentre un giudice di sedia chiamava la palla out, legittimando (secondo lo spagnolo) una palla disturbata. L'arbitro non ne ha voluto sapere, lui si è disunito perdendo gli ultimi quattro punti ed è uscito dal campo insultando chiunque. In conferenza stampa si sarebbe scusato.
La rabbia dopo il rocambolesco finale del match australiano contro Nishikori