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LA STORIA

Dall'oro olimpico alla depressione... e ritorno?

Dopo aver vinto la medaglia d'oro a Rio de Janeiro, Monica Puig è piombata in una spirale negativa che l'ha portata sull'orlo della depressione. Travolta dalle aspettative, si è trascurata per compiacere l'opinione altrui. Come se non bastasse, si è fatta male al gomito. Adesso vuole ripartire, con un team tutto argentino.

Riccardo Bisti
4 marzo 2020

Non le piace l'idea di essere considerata una delle tante “One Hit Wonder” del tennis. Salvo rinvii o cancellazioni dettate dall'emergenza coronavirus, il 2020 sarà anno olimpico. Monica Puig sarà chiamata a difendere l'incredibile titolo conquistato quattro anni fa a Rio de Janeiro. Una settimana folle, imprevista, sublimata dalla vittoria contro Angelique Kerber, allora la più forte di tutte (nel 2016 vinse i due Slam sul cemento, stessa superficie di Rio). La portoricana aveva 23 anni e pensava che quel successo le avrebbe garantito una carriera tutta nuova. Niente di tutto questo: non si è ripetuta, infilandosi in una serie di sconfitte che l'hanno tenuta ai margini del grande tennis. Le aspettative l'hanno messa KO. “Vengo da tre anni bui. Non riuscivo a concentrarmi, ero impegnata in mille faccende e mi sono trascurata. Non pensavo alle cose importanti, mi occupavo soltanto di compiacere agli altri. Ho trascorso molto tempo a letto. Ho smesso di uscire con amici e parenti e leggevo i commenti sui social network. Magari c'erano quindici commenti positivi, ma mi facevo condizionare da uno negativo. Sono stata molto male”. Attualmente numero 87 WTA, la portoricana parla senza mezzi termini: dopo l'oro olimpico è caduta in depressione. Quel successo l'aveva portata in territori a lei sconosciuti. Non era pronta, non aveva sviluppato gli anticorpi necessari. Con la medaglia al collo, andò di fretta a Cincinnati per cancellarsi dal torneo e adempiere a dozzine di obblighi con sponsor e media. Ma il bello (o brutto) doveva ancora arrivare: una volta atterrata a Porto Rico, è stata letteralmente travolta. “C'erano moltissime persone già all'aeroporto, poi il tragitto verso l'hotel è stato una follia: la gente era per la strada e c'erano diciotto poliziotti a scortarmi. Ero scesi tutti per strada, in piazza, ovunque, soltanto per me. Non ci potevo credere: quella medaglia d'oro rappresentava qualcosa di importante, perché in quel momento Porto Rico viveva una crisi economica e sociale”. Il Paese era vittima di decine di furti e rapine: magicamente, nella sera della finale contro la Kerber, anche i criminali si presero un giorno di pausa. “Il mio trionfo rese felici molte persone, fu una boccata d'aria fresca”. Cresciuta negli Stati Uniti, oggi la Puig ha scelto un team argentino: non si limita al preparatore atletico Rosario Claudio Galasso (ex di Nalbandian), ma ha scelto di farsi allenare da Diego Veronelli, ex discreto giocatore con buona esperienza nel settore femminile: in passato ha allenato Heather Watson e adesso è vicecapitano del team argentino di Fed Cup.

"Al ritorno a Porto Rico ho ricevuto un'accoglienza incredibile. Il tragitto verso l'hotel è stato una follia: la gente era per strada e c'erano diciotto poliziotti a scortarmi. Ero scesi tutti per strada, in piazza, ovunque, soltanto per me"
Monica Puig

Rio de Janeiro, 2016: l'oro olimpico di Monica Puig

Ferma da ottobre, in dicembre si è operata al gomito destro e avrebbe dovuto riprendere a giocare questa settimana, al WTA 125 di Indian Wells. Niente da fare, il dolore è ricomparso e l'ha costretta a ritirarsi a tabellone già compilato. “A Rio non avevo nessuna ambizione, volevo soltanto divertirmi – racconta la Puig – avevo ottenuto la qualificazione all'ultimo respiro, con il terzo turno al Roland Garros. Una volta arrivata, mi sembrava di essere in un parco giochi. Non avevo pressione, ma quando ho battuto la Muguruza al terzo turno ho iniziato a crederci di più. Ero libera, serena, piena di energia. Quando sto bene, non ho paura di nessuno. Anche contro Serena Williams, pur rispettandola, so di poter vincere”. Il segreto di quel successo fu la possibilità di staccare dal tennis tra un match e l'altro, trascorrendo del tempo con gli altri atleti della delegazione portoricana (48 in tutto). Prima di partire, aveva lasciato un bigliettino ai suoi parenti, in cui li ringraziava per averla appoggiata in ogni momento, sia positivo che negativo. Scriveva anche questo: “Non posso credere di essere un'atleta olimpica e spero che possiate vedermi competere per la medaglia d'oro”. Come se non bastasse, qualche giorno prima di andare ai Giochi aveva adottato una cagnolina e l'aveva chiamata “Rio”. “Mi hanno raccontato che prima della finale ha iniziato a giocare con una bottiglia di champagne dorata. Insomma, andava tutto in quella direzione”. Una volta intascato il successo, tuttavia, non ha saputo gestire il carico di aspettative. “Avevo avuto buoni risultati, ma niente di paragonabile a un oro olimpico, dunque non sapevo come come fare. Non ero matura, poi mi sono resa conto di essere depressa. Tutte queste sensazioni mi hanno sopraffatto, inoltre ci sono stati i social network: lì cerchiamo sempre di essere felici e sorridenti, ma non è così. Mostrano un'immagine falsa. Magari sembri la persona più felice del mondo, invece magari sei a letto. In questi tre anni ha sofferto molto, avvertendo il vuoto tipico di chi riscopre la realtà dopo aver ottenuto qualcosa di grande. Non ha mai odiato il tennis (come ormai sempre più giocatori sostengono), ma ha dubitato del valore di quell'oro olimpico. Adesso gli ha dato la giusta collocazione: “È stato qualcosa di bello, e significa che posso tornare a quel livello. Voglio giocare di nuovo così. Devo ritrovare la stessa 'garra' che avevo quattro anni fa aggiustando quello che non funziona.”.

Ferma da ottobre per infortunio, oggi Monica Puig è n.87 WTA

"Sui social network cerchiamo sempre di mostrarci felici e sorridenti, ma non è così. I social mostrano un'immagine falsa. Sembri la persona più felice del mondo, invece magari sei a letto"
Monica Puig

Da ragazzina, la Puig diceva che non si sarebbe ritirata prima di vincere qualcosa di importante. Anziché toglierle l'ansia, tuttavia, l'oro olimpico ne ha aggiunta ulteriore. Adesso il peggio sembra alle spalle, mentre sono più seri i problemi fisici. Sul finire del 2019 ha iniziato ad avvertire dolore a polso, gomito e spalla. Pensava fosse stanchezza, ma al momento di preparare la nuova stagione i fastidi sono tornati. La palla andava sempre più piano, poi il dolore si è fatto talmente intenso da impedirle di lavarsi i denti o i capelli. “Ho effettuato degli esami, poi mi sono recata da uno specialista a New York e dopo tre risonanze è stato individuato il problema. Da lì, la decisione di operarmi, perchè non si poteva andare avanti così. Dopo tanti problemi, non ci voleva. Però mi ha aiutato a riflettere e ricominciare: adesso ho ripreso ad apprezzare il tennis”. Se ha rinunciato all'Oracle Challenger Series, beh, significa che il problema non è ancora risolto del tutto. La speranza è che possa riprendere il prima possibile, magari proprio dall'atteso BNP Paribas Open, e ritrovare la sua dimensione in un circuito WTA ormai privo di dominatrici. “Molti dicono che non è un buon momento, ma io non la vedo così. Ci sono tanti talenti che giocano in modo diverso, poi giovani di ottimo livello come Coco Gauff o la stessa Kenin. Magari possono perdere, ma con loro non puoi permetterti di abbassare il livello. Trovo che il tennis femminile sia molto interessante, le giocatrici sono offensive e il punto finisce in 2-3 colpi. Tra gli uomini è bello perché costruiscono di più, è come una storia. Tra le donne, la storia finisce rapidamente. È diverso, ma molto divertente”. Non è esattamente così: più che altro, sembra la descrizione del tennis della stessa Puig, foriero di gioie e dolori in una carriera ormai iniziata dieci anni fa. Una carriera che sarà ricordata prevalentemente per la favola di Rio. Monica ha ancora qualche anno per evitare di essere ricordata solo e soltanto per quello. Mica facile.

Forte di nuove convinzioni, Monica Puig vuole tornare a sorridere grazie al tennis
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