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US OPEN

Coraggio, Jannik

La notte di New York è ancora fatale a Sinner: lotta per oltre quattro ore e mezza contro i crampi e Alexander Zverev, ma un break in avvio di quinto gli è fatale. Percentuale di prime palle e fisico ancora fragile sono le ragioni di una sconfitta che fa (molto) male. Ma non deve abbattersi: i trionfi passano anche da momenti come questo. 

Riccardo Bisti
5 settembre 2023

Una notte maledetta, proprio come l'anno scorso. Forse la delusione è meno atroce rispetto alla sconfitta di dodici mesi fa contro Carlos Alcaraz, ma quella contro Alexander Zverev negli ottavi dello Us Open è un duro colpo per le ambizioni Slam di Jannik Sinner. Perché, parliamoci chiaro, non era prevista. E conferma che gli manca ancora qualcosa per dare la zampata che tra gli uomini attendiamo da 46 anni. Perdere contro Zverev non è clamoroso, ma sia le idee dei bookmakers (1.55) che l'intelligenza virtuale del win predictor (63%) davano per favorito l'azzurro, che era giunto a New York nelle migliori condizioni psicofisiche possibili: il boost della vittoria a Toronto, la mezza vacanza a Cincinnati e tutto il tempo necessario per rimettersi da qualche acciacco. Invece è stato proprio il fisico a tradirlo in una battaglia durata 4 ore e 41 minuti, terminata quando a New York mancavano una ventina di minuti alle 2 di notte. 

Agli sgoccioli del match, il regista ESPN ha quasi provato a dare una spintarella a Sinner ricordandoci (via grafica) che era capitato undici volte che un match dello Us Open terminasse oltre lo scoccare delle 2. L'ultima, ovviamente, Sinner-Alcaraz del 2022. Superare quel confine era rimasta l'unica speranza per Jannik dopo che Zverev gli aveva scippato il servizio nel secondo game del quinto set, ritrovando energie fisiche e mentali dopo il down del quarto. Invece, nonostante abbia dovuto rimontare un paio di volte da 0-30 (e cancellato una palla break), ha portato la nave in porto, chiudendo col punteggio di 6-4 3-6 6-2 4-6 6-3. A delineare la durezza di questo match, il fatto che sia durato così tanto sia pure in assenza di long set. Ha contribuito molto il primo parziale, durato un'ora e dieci minuti anche perché i giocatori si prendevano moltissimo tempo tra un punto e l'altro, travolti dall'umidità di New York che li faceva sudare come non era mai capitato nei giorni scorsi.

Le chance di Jannik passavano dalla capacità di prendere in mano il gioco e vincere lo scambio nella distanza ideale di 3-6 colpi. Non sempre era possibile, perché Zverev ha ricordato a tratti il giocatore pre-infortunio.
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Il primo set è stato anche quello giocato meglio, con scambi a velocità supersoniche e tante splendide soluzioni, sia di potenza che di tocco. L'ha spuntata Zverev, che però ha pagato un attimo di distrazione in avvio di secondo e ritrovarsi un set pari. Qualche riga fa, abbiamo scritto che questa sconfitta è un duro colpo per le ambizioni di Sinner: già, perché il fisico ha iniziato a chiedergli conto già nel cuore del terzo set. Prima la gamba sinistra (“Non riesco a spingere” ha detto al suo clan già nel secondo), poi la destra, infine di nuovo la sinistra fino a quasi bloccarlo per i crampi. Il momento peggiore è arrivato sul finire del terzo set, quando persino Zverev – a un cambio palle – gli ha chiesto se fosse tutto ok. Jannik ha mantenuto un atteggiamento impeccabile, ha combattuto senza fare scene, consapevole che i crampi vanno e vengono, ma problemi di questo tipo gli capitano un po' troppo spesso. Certo: il Sinner di oggi è diverso rispetto a quello di uno, due, tre anni fa. Più robusto, più muscolare, più solido. Però gli acciacchi continuano.

E non è un bel segnale il fatto che, sin dall'inizio, faticasse negli scambi più lunghi. Più palle si colpivano, meno punti vinceva. Considerando un gap a favore di Zverev al servizio (le percentuali di trasformazione sono state identiche, ma il tedesco ha messo in campo molte più prime palle: 70% contro 54%), le chance di Jannik passavano dalla capacità di prendere in mano il gioco e vincere lo scambio nella distanza ideale di 3-6 colpi. Non sempre era possibile, perché Zverev ha ricordato a tratti il giocatore pre-infortunio. Di sicuro è stata la miglior partita del suo 2023 per qualità, importanza, atmosfera e forza dell'avversario. Anche lui ha avuto un calo nel quarto set, perso nonostante un'accanita resistenza che gli aveva permesso di vincere un primo game di 20 punti, con quattro palle break annullate. Cedeva il servizio al nono game (doppio fallo sulla palla break, come peraltro gli era accaduto in un'altra circostanza) e per un attimo è parso che il match fosse davvero girato. “Nel quarto ero distrutto” ha ammesso nell'intervista sul campo con Brad Gilbert.

La disperazione di Sinner dopo aver sbagliato una contro-smorzata nel quinto set

Un delusissimo Jannik Sinner lascia l'Arthur Ashe Stadium

Il tedesco ha però confermato il buon feeling con i match di cinque set: ha portato il suo bilancio a 19 vittorie e 10 sconfitte, mentre Sinner è in passivo: 5 vinte e 7 perse, le ultime tre consecutive. “Credo di poter dire che sono tornato – ha detto Zverev – queste emozioni sono quello per cui vivo. È quello che amo fare: giocare all'1.30 di notte davanti al pubblico dell'Arthur Ashe. Non c'è niente di meglio, è uno dei momenti migliori della mia carriera”. Avrà bisogno di tanta adrenalina e delle migliori cure possibili perché ad attenderlo nei quarti c'è Carlos Alcaraz, che in precedenza non aveva speso troppo per battere Matteo Arnaldi. Ed è dura pensare che le fatiche di questo match non abbiano una qualche influenza. Quanto a Sinner, il dolore è immenso. Forse questo match non gli avrebbe svoltato il torneo o la stagione come quello perso dodici mesi fa, ma avrebbe meritato di giocarsi la rivincita contro Alcaraz. Non è andata così e – conoscendolo – trascorrerà del tempo a rimuginare, salvo poi riprendere a ingegnarsi per trovare il modo di vincere, finalmente, questo tipo di partite.

Fino a oggi – è un dato di fatto, non lo si può negare – le ha perse tutte, ad eccezione della vittoria contro Alcaraz a Wimbledon 2022, match in cui era comunque stato superiore sin dal primo punto. Fa male, ma bisogna tenere duro. Ivan Lendl ha dovuto perdere quattro finali Slam prima di vincerne una (nel modo più bello) e poi prendere il via. Stessa storia per Andy Murray. Non tutti hanno la fortuna di fare centro al primo tentativo, e Sinner non fa parte di questo club di privilegiati. Ma ognuno ha i suoi tempi e lui possiede il potenziale e i margini di miglioramento, peraltro chiarissimi: deve aumentare le percentuali al servizio (una delle ragioni per cui ha perso oggi), migliorare l'esecuzione del rovescio in slice e limare tanti piccoli dettagli che a certi livelli fanno la differenza. Tuttavia, crediamo che il focus principale debba essere sulla parte atletica. Senza cali, crampi e sofferenze di vario genere, il giocatore attuale sarebbe sufficiente per vincere partite come questa e magari aggiudicarsi uno Slam. Oggi come oggi, il Pacchetto Sinner non è ancora sufficiente. Ma da qui all'Australian Open mancano quattro mesi e il tennis ti offre sempre una possibilità. Dietro ogni angolo c'è sempre una nuova opportunità. È la buona notizia di oggi, qualcosa a cui Jannik farà bene ad aggrapparsi il prima possibile.