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Cameron Norrie, il maratoneta sottovalutato

Pochi si erano accorti che Cameron Norrie è il tennista ad aver vinto più partite nel 2023. Il britannico si è imposto a Rio de Janeiro battendo in rimonta un Alcaraz un po' acciaccato. Ennesima dimostrazione di un serbatoio atletico che sembra infinito. Nella corsa per Torino ci sarà anche lui.

Riccardo Bisti
27 febbraio 2023

Contro un altro avversario, probabilmente, Carlos Alcaraz avrebbe vinto la finale di Rio de Janeiro. Quando la coscia destra ha iniziato a fargli male, impedendogli di muoversi a dovere, lo spagnolo ha cambiato tattica. Ancora più palle corte, ancora più discese a rete: l'importante era accorciare gli scambi. Affrontare uno come Alcaraz in quelle condizioni può essere frustrante, ma Cameron Norrie è uno che si esalta nelle difficoltà. Quando frequentava il college non riusciva a stare fermo: una volta, dopo sei giorni di allenamento, gli dissero di prendersi un giorno di riposo per riprendere a lavorare ancora più duramente il giorno dopo. Neanche per idea: scoprì che a Fort Worth c'era una gara di 10 km. Senza avvisare nessuno, è andato a correrla. E l'ha vinta. “Gli ho detto che avrebbe dovuto fermarsi per dare tempo di recuperare al suo corpo, ma non mi ha voluto ascoltare” ha raccontato Davin Bowen, l'assistant coach della Texas Christian University, laddove si è formato il Norrie tennista, e dove ha conosciuto l'attuale coach Facundo Lugones.

Nessun problema: Norrie ha una capacità polmonare impressionante, al punto che una volta un medico gli chiese se per caso fosse un sommozzatore di acque profonde. Non era andato troppo lontano dalla verità: ogni volta che il britannico torna in Texas, gli capita di andare a trovare proprio Bowen e fare a gara su chi nuota più tempo sott'acqua. Queste qualità gli hanno permesso di vincere la maratona contro Alcaraz, sconfitto 5-7 6-4 7-5 dopo due ore e quarantuno minuti. Il match sembrava indirizzato verso un successo dello spagnolo, avanti 7-5 3-0 e 0-30 sul servizio di Norrie. Ma la gamba destra (la stessa che gli ha impedito di giocare l'Australian Open) ha preso a fare i capricci, permettendo a Norrie di rimettere in sesto la partita. Per nulla rassegnato all'idea di perdere, Alcaraz ha cambiato strategia e ha regalato ai brasiliani un terzo set ad alto tasso emotivo. Lì Norrie è stato bravissimo, mantenendo il match sui territori della fatica, della maratona.

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«Ha dovuto cambiare il suo modo di stare in campo e diventare più aggressivo. Ha fatto un grande lavoro, perché non è facile fare qualcosa che non viene naturale» 
Davin Bowen

L'emozionante finale dell'ATP 500 di Rio de Janeiro

A proposito: una volta gli hanno chiesto se un giorno ne correrà una vera. “Mi piacerebbe, ma soltanto dopo il tennis. Per adesso non sono stato ancora in grado di correre così tanto”. C'è da credere che riuscirebbe a chiuderla senza problemi, vista la sua incredibile capacità di mantenere una buona velocità di crociera per un tempo indefinito. Non si parla molto del britannico perchè è un tipo tranquillo. Non lo si definirebbe personaggio, e non è aiutato dal suo stile di gioco. Non rapisce, non esalta, possiede un rovescio efficace ma anti-estetico. “Vedendolo da junior, non avrei mai pensato che sarebbe diventato così forte” ha ammesso il nostro Filippo Baldi, che un mese fa ha annunciato il ritiro. Una confessione che racconta tutto: Norrie è tutto arrosto e niente fumo, e pazienza se persino i pescecani della stampa britannica non gli stanno col fiato sul collo, preferendogli Andy Murray ed Emma Raducanu. Anche la sua visita a Rocinha, la favela più grande del Brasile, è passata quasi inosservata. L'avesse fatto qualcun altro, si sarebbero sprecati servizi e articoli. Lui non se ne proccupa.

“Il match sembrava ormai perso, ma sono riuscito a premere l'interruttore e a farlo girare – ha detto – sulla terra non mi sento troppo a mio agio, quindi nelle ultime due settimane ho dovuto combattere molti demoni”. Ok, ha vinto il suo titolo più importante (Indian Wells 2021) sul cemento, e vanta una splendida semifinale a Wimbledon, esagera in modestia: conosce bene il rosso. Anni fa, il suo coach lo ha portato in Argentina a svolgere un lungo periodo di allenamento. E i suoi polmoni-record sono perfetti per le maratone tennistiche. Non è un caso che abbia vinto il suo primo grande match proprio sul rosso, in Coppa Davis, quando rimontò due set di svantaggio a Roberto Bautista Agut nel 2018, in trasferta. Allora era fuori dai top-100 ATP. A proposito di Davis, è stata proprio l'Insalatiera a indirizzare la sua programmazione: dopo l'Australian Open, la Gran Bretagna ha giocato in Colombia il suo match di qualificazione. Norrie ha vinto le sue due partite, garantendo l'accesso alla fase a gironi. Già che si trovava in Sudamerica, ha scelto di giocare a Buenos Aires e Rio de Janeiro. Finale nel primo, vittoria nel secondo.

Cameron Norrie ha già giocato tre finali nel 2023: prima di Rio de Janeiro, era arrivato in fondo ad Auckland e Buenos Aires

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Durante la sua permanenza a Rio, Cameron Norrie ha visitato una scuola tennis nella celeberrima favela di Rocinha

Se aggiungiamo gli ottimi risultati di inizio stagione (tre vittorie in United Cup, finale ad Auckland), è il giocatore ad aver vinto più partite nel 2023 (18) e si è infilato al terzo posto nella Race to Turin. Per carità, la strada è ancora lunga, ma raccogliere oltre 1.000 punti in due mesi è un bottino mica da ridere. E tutto fa pensare che Norrie possa essere tra i papabili fino all'ultimo. Adesso ripartirà da Acapulco, laddove è finalista in carica, poi proverà a mettere insieme altri punti nel Double Sunshine di Indian Wells e Miami e continuare nel sogno di prendersi un posto tra i top-10 e magari migliorare un best ranking al numero 8, raccolto lo scorso settembre. Tutto questo è stato possibile grazie alla sua impressionante qualità atletica, ma anche dalla capacità di migliorarsi come tennista. “Quando giocava al college si limitava a correre e mettere tante palle in campo – racconta Bowen – e questo gli bastava a vincere. Ma nel circuito ha dovuto cambiare il suo modo di stare in campo e diventare più aggressivo. Ha fatto un grande lavoro, perché non è facile fare qualcosa che non viene naturale”.

Quello a Rio de Janeiro è il quinto titolo (su tredici finali) per Norrie, che ha suggellato una settimana storica per il tennis britannico: con la finale di Murray a Doha, due britannici sono giunti in finale in contemporanea dopo cinquant'anni. L'ultima volta era accaduto nell'estate del 1973, quando l'impresa riuscì un paio di volte a Roger Taylor e Mark Cox. Ma oggi è un'altra storia, e sembra che persino un Iron Man come Cameron Norrie si concederà un po' di relax prima di andare ad Acapulco: “Stasera festeggerò con un paio di drink, poi preparerò la nuova sfida. Durante la settimana non sono andato a cena fuori neanche una volta, oggi finalmente posso festeggiare”. Nella speranza che i bambini lo lascino tranquillo, visto che ha trascorso tutto il weekend a regalare polsini. “Sono tremendi, ne chiedevano in continuazione. Uno di loro me ne ha chiesto uno, ma gliel'avevo dato appena venti minuti prima – ha scherzato – ma li capisco, anche io ero così da piccolo, cercavo di ottenere qualsiasi oggetto possibile dai giocatori”. Almeno i bambini gli danno quell'attenzione che la stampa mainstream sembra restia a concedergli.

ATP 500 RIO DE JANEIRO – Finale
Cameron Norrie (GBR) b. Carlos Alcaraz (SPA) 5-7 6-4 7-5