Non tutti sono la Halep: Tara Moore ricorre al crowdfunding

ATTUALITÀ

25 marzo 2024

Riccardo Bisti

Scagionata dalle accuse di doping, Tara Moore non ha ancora ripreso a giocare. In attesa dell'udienza al CAS (l'ITIA ha presentato ricorso), ha chiesto un aiuto di 20.000 dollari tramite una piattaforma di crowdfunding. Patrick Mouratoglou ha donato 1.000 dollari. 

Sono trascorsi tre mesi da quando il Tribunale di primo grado ha scagionato Tara Moore dalle accuse di doping. La doppista britannica era risultata positiva al boldenone e al nandrolone in occasione di un controllo effettuato nell'aprile 2022, al torneo WTA di Bogotà. Diciannove mesi dopo è stato stabilito che la giocatrice non aveva nessun grado di colpa o negligenza. Per questo è stata totalmente scagionata e avrebbe potuto riprendere a giocare con effetto immediato. Fu stabilito che le sostanze vietate si trovavano all'interno di carne contaminata. “Ci vorranno più di 19 mesi per ricostruire, riparare e recuperare quello che abbiamo passato, ma torneremo più forti che mai” aveva scritto la Moore a suo tempo.

Da allora, tuttavia, non ha ancora ripreso a giocare. Mentre Simona Halep ha ottenuto un forte sconto di pena (ma non l'assoluzione totale) e le hanno concesso una wild card a Miami, la Moore si è affidata alla generosità degli appassionati, avviando una campagna di crowdfunding (obiettivo: 20.000 dollari) per sostenere gli allenamenti e coprire le spese di vitto, viaggio “più quelle legali”. Già, perché l'ITIA si è opposta alla sentenza e ha presentato ricorso al CAS di Losanna. Nel frattempo, tuttavia, potrà giocare. “Dopo essere stata sospesa e trattata come colpevole fino a prova contraria, e aver perso la mia posizione in classifica, adesso sono libera e mi sento pronta a prendermi il mio posto nei tornei del Grande Slam” ha scritto nella pagina di crowdfunding. Nel momento in cui scriviamo ha già raccolto 7.500 dollari.

Tara Moore annuncia la sua campagna di crowdfunding

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Tra i suoi più accaniti sostenitori c'era stato Darren Cahill, attuale coach di Jannik Sinner (e in passato della Halep). Il coach australiano aveva evidenziato l'anomalia del tennis, in cui un'atleta sospeso in via preventiva viene spazzato via e impiega moltissimo tempo a riprendersi. “La WTA dovrebbe ridarle la sua classifica, o almeno fornire una classifica provvisoria” aveva scritto. Pare che la sua voce sia stata ascoltata, visto che la WTA avrebbe in esame proprio una riforma di questo tipo, una sorta di ranking protetto per le atlete scagionate da accuse di questo tipo. “È fantastico che Simona Halep riesca e rimettersi in piedi così velocemente – aveva scritto la Moore – peccare che non sia lo stesso per me e per altre giocatrici esonerate da ogni accusa, ma non così in alto nella piramide del tennis”.

Per provare a raccogliere più donazioni possibili, la Moore ha scritto un messaggio in cui evidenzia il costo dell'attività tennistica di buon livello, che può arrivare anche a 3-5.000 dollari a settimana. Tra i donatori principali c'è Patrick Mouratoglou: il noto coach francese (che allenava Simona Halep ai tempi della squalifica) ha versato 1.000 dollari. Attualmente al fianco di Holger Rune, si era schierato senza riserve a favore della Halep e dunque è piuttosto sensibile al tema. Al momento dello stop, la britannica era tra le top-100 WTA di doppio (aveva cessato da tempo l'attività in singolare). Attualmente è rimasta senza classifica, dunque in assenza di wild card o aiuti istituzionali sarebbe costretta a ripartire dai tornei più piccoli.