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AUSTRALIAN OPEN

Djokovic, il gigante dei momenti importanti

Nonostante il problema addominale lo abbia condizionato per mezz'ora abbondante, Novak Djokovic sfodera 23 ace e immense qualità mentali per battere un ottimo Zverev. Contro Karatsev giocherà la 39esima semifinale Slam.

Riccardo Bisti
16 febbraio 2021

Forse non conosceremo mai l'esatta entità dell'infortunio di Novak Djokovic. Ma la prestazione con cui ha superato Alexander Zverev ci ha ricordato quanto sia Campione. E la C maiuscola non è un refuso. Qualche giorno fa aveva parlato di strappo: difficile che sia così, altrimenti sarebbe stato costretto al ritiro come Matteo Berrettini. Ma non c'è dubbio che il problema addominale sia un fattore. Si è visto nella prima mezz'ora, in cui ha cercato di accorciare gli scambi e andava decisamente di fretta. Il break immediato di Zverev, unito al suo linguaggio del corpo, ha fatto pensare a un match di sofferenza. E sofferenza è stata, ma il serbo ne è uscito da leggenda, in particolare nel quarto set. La mezzanotte era scoccata da oltre mezz'ora quando un ace centrale ha sigillato il 6-7 6-2 6-4 7-6 che lo ha spinto in semifinale all'Australian Open, la 39esima in un torneo del Grande Slam.

La giocherà da (stra)favorito contro Aslan Karatsev, miracoloso (e in parte miracolato) protagonista di questo torneo, primo giocatore nella storia a raggiungere la semifinale al primo Slam in carriera. “Non l'avevo mai visto giocare prima di questo torneo, ma in questi giorni è successo e mi ha davvero impressionato” ha detto Djokovic, il cui infortunio sembra sotto controllo, o almeno gestibile. “Devo ringraziare le mani fatate del mio fisioterapista e dello staff ATP, i quali mi hanno messo nelle condizioni di poter scendere in campo”. Djokovic ha detto di aver bisogno di un po' di tempo, quasi un'ora di attento riscaldamento, per iniziare a muoversi e ruotare il busto senza dolore.

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"Ho tirato più ace del mio avversario: è un miracolo, contro un battitore come Sascha" Novak Djokovic

Perso il primo set per un'incollatura, ha preso a muoversi meglio e ha dominato il secondo. La qualità e le emozioni del match sono cresciute nel terzo e – soprattutto – nel quarto set. In entrambi, Zverev si è trovato in vantaggio di un break. Il momento in cui Djokovic ha ritrovato se stesso, paradossalmente, è stato un episodio negativo: sotto 3-1 nel terzo, ha scaraventato per terra la racchetta in un game nel quale aveva avuto una palla break. L'ha distrutta, era furioso. “Ma quell'episodio mi ha dato una scossa in senso positivo” ha detto nell'intervista sul campo con Jim Courier. Dopo che un'addetta è intervenuta, armata di secchiello, per liberare il campo dai resti del telaio distrutto, Zverev è piombato in un momento di crisi. Ha perso cinque giochi di fila, consegnando a Djokovic il terzo set. All'improvviso sono ripiombati i fantasmi di qualche tempo fa, quando si faceva prendere dal panico al momento di servire.

Per scaricare la tensione ha tirato alcune seconde a oltre 200 km/h, esponendosi a qualche doppio fallo di troppo. È una questione mentale: perso il set, ha ripreso a giocare bene ed è salito 3-0 nel quarto. Ma lì è emersa la qualità del campione. Djokovic si è trovato sull'orlo del baratro, dovendo fronteggiare tre palle break che gli sarebbero costate lo 0-4. Le ha annullate da campione, ha ricucito il set fino al 3-3, poi è stato fenomenale negli ultimi turni di servizio. Sul 3-4 ha annullato due palle break che avrebbero mandato Zverev a servire per il set: la prima con la combinazione servizio-dritto, la seconda con una smorzata al alto rischio, di difficoltà 10 nella Scala Mercalli del tennis. Sul 4-5 si è trovato a due punti dal perdere il set, e sul 5-6 ha dovuto fronteggiare addirittura un setpoint. Nessun problema: altro ace a cacciare ogni paura.

Djokovic ha tirato 23 ace e tenuto in campo il 73% di prime palle: numeri da grande battitore

Il tie-break si è giocato sul filo del rasoio: l'unico minibreak è arrivato al tredicesimo punto, prima che Djokovic sparasse l'ace numero 23 sul matchpoint. “Ho servito davvero bene, credo di aver tirato qualche ace in più rispetto al mio avversario... Per me è una sorta di miracolo contro un grande battitore come Sascha”. Diciassette Slam sono più che sufficienti per conferire le stimmate di Campione, e non era necessario un match come questo per confermarlo, ma il modo in cui Nole ha giocato i punti importanti, peraltro in condizioni fisiche incerte, è davvero affascinante. Lo è perché è difficile allenare certe doti: sono innate, fanno parte del DNA di un'atleta. E quello di Djokovic è speciale. Il successo su Zverev, tuttavia, rappresenta un crocevia importante dopo le delusioni negli ultimi Slam.

Vincere una partita così significa che il serbo è ancora in grado di aggredire le difficoltà, e che i momenti difficili gli hanno dato ancora più voglia di inseguire il suo grande obiettivo. I risultati di questo torneo, con lui e Nadal ancora protagonisti, certificano come si tratti di leggende del nostro sport. Pur senza essere al 100%, sono spesso più forti dei giovani rampanti. Ci sono troppi indizi per non pensare che siano prove. Non è colpa dei più giovani: loro fanno il possibile, e lo fanno anche bene. Ma si trovano a dover fronteggiare delle leggende. Come Novak Djokovic.