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US OPEN

Il torneo più ricco di sempre

Per la prima volta, un torneo di tennis metterà in palio oltre 60 milioni di dollari. Perdere al primo turno dello Us Open garantirà comunque 80.000 dollari. Crescita del 5% rispetto all'anno scorso. L'impressionante differenza tra gli Slam e gli altri tornei, anche i più grandi. 

Riccardo Bisti
20 agosto 2022

La USTA è la federazione pù ricca del mondo. Per questo, non deve impressionare il montepremi dello Us Open, diffuso in queste ore. Ma vale la pena parlarne perché sarà il torneo più ricco nella storia del tennis, anche al netto dei cambio valute tra la moneta americana, l'euro, la sterlina e il dollaro australiano. Per la prima volta nella storia, un torneo di tennis metterà in palio oltre 60 milioni di dollari. Si tratta di un incremento di circa il 5% rispetto al record dello scorso anno, quando si attestò a 57,5 milioni. Nel rispetto delle indicazioni dei circuiti ATP-WTA, da qualche anno è cambiata la distribuzione dei montepremi. Aumenta la fetta di denaro per chi perde ai primi turni, mentre cala la cifra destinata ai vincitori, peraltro in percentuali importanti.

Nel 2019 – ultima edizione prima della pandemia – i vincitori delle prove di singolare (Rafael Nadal e Bianca Andreescu) intascarono la cifra record di 3,85 milioni. Ci vorranno anni per tornare a numeri del genere per singoli giocatori: basti pensare che i vincitori di quest'anno porteranno a casa soltanto 2,6 milioni (100.000 dollari in più rispetto allo scorso anno), circa il 30% in meno rispetto al picco di tre anni fa. Il denaro risparmiano finirà nelle casse degli sconfitti al primo turno: nel 2019 era di 58.000 dollari, mentre quest'anno basterà accedere al tabellone principale per intascare la bellezza di 80.000 dollari (sia pure lordi). Va da sé che l'ingresso tra i top-100 ATP-WTA, o comunque la presenza negli Slam, diventa cruciale per tutti i giocatori non di primissimo piano. Basta giocare quattro main draw all'anno e i conti sono sistemati in termini di spese, probabilmente con un discreto margine.

Chi si fermerà all'ultimo turno delle qualificazioni avrà diritto a un maxi-assegno di 44.000 dollari, cifra enorme per chi si trova fuori dai top-100.
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Lo Us Open è stato il primo torneo a garantire la parità di montepremi tra uomini e donne

L'occasione è interessante per sottolineare l'impressionante differenza tra gli Slam e il resto del circuito. In questi giorni si sta giocando il Masters 1000 di Cincinnati (appena venduto dalla stessa USTA al magnate Ben Navarro). Si tratta di uno dei tornei più ricchi in circolazione, ma il montepremi complessivo non arriva ai 10 miioni, meno del 20% rispetto allo Us Open. Tra l'altro, c'è un'impressionante disparità tra uomini (6.971.275$) e donne (2.527.250$). Quello della parità dei montepremi è un problema su cui si dibatte da anni. Non è la sede per tornarci, ma è inevitabile riflettere sul denaro in palio per le donne: la vincente del WTA 1000 di Cincinnati intascherà 412.000 dollari, meno di quanto porterà a casa una semplice quartofinalista a New York. Una disparità impressionante, talmente grande da rendere comprensibile – se non addirittura condivisibile – una differenza in termini di impegno tra gli Slam e gli altri tornei.

Più in generale, lo strapotere economico degli Slam fa capire come mai si siano staccati dall'ITF e abbiano creato un comitato autonomo e si possano permettere più o meno quello che vogliono, per quanto ci sia il tentativo (soprattutto da parte dell'ATP di Gaudenzi) di creare una certa unità. Missione difficile, vista la differenza di peso delle varie fette di torta. Per quanto la percentuale sul fatturato destinata al montepremi non sia nota (e non è certo troppo elevata), i giocatori ridono, compresi quelli impegnati nelle qualificazioni: il montepremi per il tabellone preliminare tocca i 6,25 milioni di dollari, con un aumento di 250.000 dollari. Il paragone con qualche anno fa è impressionante: soltanto nel 2016, le “quali” mettevano in palio meno di due milioni. La delusione per chi perderà all'ultimo turno delle qualificazioni sarà mitigata al momento del ritiro del prize money: chi si fermerà al terzo turno avrà diritto a un maxi-assegno di 44.000 dollari, cifra enorme per chi si trova fuori dai top-100.

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L'Arthur Ashe Stadium è lo stadio tennistico più grande del mondo

Alcune curiosità sul logo dello Us Open 2020

Lo Us Open ha assorbito nel modo migliore la crisi economica dovuta al Covid, che peraltro era stata contenuta anche nei momenti più duri, sia pure con sistemi non sempre condivisibili (per contenere il taglio del prize money del 2020, la USTA ha licenziato 110 dipendenti). Già lo scorso anno era stato battuto il record storico del montepremi (57,5 milioni contro i 57,2 del 2019), ma stavolta si è andati oltre. Lo Us Open è anche il più ricco dei quattro Major, peraltro con un certo distacco rispetto agli altri. Ecco i montepremi dei quattro Major, a parità di valuta (va detto che il momento difficile dell'euro è un fattore importante nel calcolo attuale).

US OPEN: 59,72 milioni di euro (60 milioni in dollari americani)
AUSTRALIAN OPEN: 51,29 milioni di euro (75 milioni in dollari australiani)
WIMBLEDON: 47,46 milioni di euro (40,35 milioni in sterline britanniche)
ROLAND GARROS: 43,6 milioni di euro

A chiudere, ecco la suddivisione dei montepremi per lo Us Open 2022, compresa la differenza rispetto allo scorso anno.

SINGOLARE
Vittoria: $2,600,000 (+100.000)
Finale: $1,300,000 (+50.000)
Semifinale: $705,000 (+30.000)
Quarti di Finale: $445,000 (+20.000)
Ottavi di Finale: $278,000 (+13.000)
Terzo Turno: $188,000 (+8.000)
Secondo Turno: $121,000 (+6.000)
Primo Turno: $80,000 (+5.000)

DOPPIO
Vittoria: $688,000 (+28.000)
Finale: $344,000 (+14.000)
Semifinale: $172,000 (+8.000)
Quarti di Finale: $97,500 (+4.500)
Ottavi di Finale: $56,400 (+2.400)
Secondo Turno: $35,800 (+1.800)
Primo Turno: $21,300 (+1.300)