The Club: Bola Padel Roma
TECNICA

«Cazza, fammi vedere il tappo, su!»

Il nostro Direktor ci spiega come un piccolo intervento di un coach professionista come Massimo Sartori gli ha permesso di migliorare notevolmente il suo dritto

di Lorenzo Cazzaniga (con l’involontaria partecipazione di coach Massimo Sartori)
8 giugno 2020

«Cazza, fammi vedere il tappo, su!». Eravamo su un campo dell’Aspria Harbour Club e, visto che partecipavo a una Pro-Am (sia chiaro, io ero l’Am), decisi di approfittare della presenza di Massimo Sartori, storico coach di Andreas Seppi, per sistemare il mio dritto, da sempre un colpo poco naturale. Ho sempre considerato i coach professionisti come degli autentici guru, se non proprio novelli Silvan che con la sola imposizione delle mani ti risolvono un difetto tecnico. Hanno un occhio particolare, vedono dettagli che nemmeno una slow motion riuscirebbe a evidenziare e soprattutto sono in grado di trovare un rimedio quasi istantaneo ai tuoi limiti esecutivi. Così credevo e così mi è stato confermato in quel freddo pomeriggio milanese.

Ora, posso definirmi un buon terza categoria. Niente di speciale, ma nemmeno un giocatore amatoriale in piena crisi involutiva. Inoltre, il fatto di trascorrere diverso tempo a contatto con coach, giocatori, preparatori e addetti ai lavori, mi consente un facile accesso a informazioni tecniche di primo livello e aver assistito a centinaia di match tra professionisti ha evidentemente migliorato la qualità dei miei neuroni-specchio, quelli che gli scienziati sostengono ci permettano di imparare semplicemente osservando le analisi motorie di altre persone. Nonostante ciò, i limiti esecutivi nel mio dritto erano talmente evidenti che se ne sarebbe accorto un qualsiasi istruttore. Il problema però, non era spiegarmi i difetti, ma trovare una soluzione. Ed è qui che è entrato in gioco coach Sartori.

«Cazza, fammi vedere il tappo, su!». Me l’ha ripetuto più volte, indicando il tappo della racchetta che, in fase di preparazione, dovrebbe rivolgere lo sguardo al campo avversario

«Cazza, fammi vedere il tappo, su!». Me l’ha ripetuto più volte, indicando il tappo della racchetta che, in fase di preparazione, dovrebbe rivolgere lo sguardo al campo avversario. Poi, per completare l’opera, ci ha aggiunto un «… e poi passa la mano», che in gergo significa far scorrere bene in avanti la testa della racchetta (o almeno questo è ciò che ho intuito), ponendosi come obiettivo primario quello di impattare la palla sempre ben davanti al corpo.

Se vi riesce l’ambo, otterrete in premio potenza e rotazione, il Sacro Graal del tennis.

Funziona? Personalmente ho guadagnato un buon 20% in efficienza, sicurezza e velocità di palla. Nessun consiglio tecnico mi aveva permesso un salto di qualità così evidente, in uno spazio temporale così breve. Alcuni amici hanno provato a seguire lo stesso consiglio, con esiti non esattamente straordinari, perché evidentemente non è quella la soluzione dei loro problemi perché talvolta è necessaria un’assistenza personale per progredire adeguatamente (e quindi un bravo maestro). E, per fortuna, i miei amici non possono scomodare Massimo Sartori.