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MASTERS 1000 MONTE CARLO

Il passo in avanti di Musetti e Sinner

Lorenzo Musetti e Jannik Sinner hanno bisogno di un passo in avanti per dare slancio alle loro carriere. L'altoatesino ha espresso il concetto parlando del cambio di coach, il toscano deve farlo sul campo, avvicinandosi alla riga. Intanto sono negli ottavi a Monte Carlo. E non vogliono fermarsi.

Riccardo Bisti (Photo by Felice Calabrò)
14 aprile 2022

Tra i due non esiste rivalità. Anzi, Jannik Sinner e Lorenzo Musetti si concedono una sana stima reciproca. Ma per i guardoni del tennis, sia abituali che occasionali, è inevitabile notare le loro differenze. Nel fisico, nel carattere, persino nel modo di presentarsi sul campo. Il simbolo sta nel cappellino: l'altoatesino lo porta con la visiera in avanti (“E continuerò a farlo, perché mi serve per tenere in ordine i capelli. Sono sempre un po' troppo lunghi, e io troppo pigro per andare dal parrucchiere”). Il carrarino ce l'ha all'indietro, da ribelle allegro, portando avanti una mitologia nata una trentina d'anni fa con Mark-Kevin Goellner e giunta ai giorni nostri, con tanti testimonial di livello. Anche Rafa Nadal lo porta così, anche se solo in allenamento. Gli organizzatori del Rolex Monte-Carlo Masters li hanno messi in contemporanea, nella giornata di mercoledì. E così gli appassionati si sono divisi, compatibilmente alla capienza del Campo Ranieri III e del Court des Princes. Il problema non si ripresenterà oggi, visto che i loro match sono ben distanti. Gli amanti della concretezza, e speranzosi di un risultato più immediato, hanno scelto il match di Sinner. Chi impazzisce per l'estetica, l'arte applicata al tennis, si è goduto il successo di Musetti contro Auger-Aliassime.

I due hanno qualcosa in comune: il concetto di passo avanti. Metaforico quello di Jannik, più concreto quello di Lorenzo. A due mesi esatti dalla separazione con Riccardo Piatti, adesso che i mari si sono calmati, Sinner ha parlato con apparente serenità dell'addio. “Non ho scelto all'improvviso, era semplicemente arrivato il momento di prendere una decisione per diventare un tennista migliore”. E ha approfondito, parlando dell'esigenza di fare un passo avanti, tenendo conto di tutti gli aspetti della vita di un tennista: tecnico, fisico e mentale. “Avevo bisogno di uno scatto. E sono convinto che non tutti avrebbero avuto il coraggio di prendere una decisione come la mia”. Vero. Piatti lo aveva preso da adolescente e lo aveva portato tra i top-10. Inoltre è un tecnico di esperienza, capacità, carisma. Sì, ci vuole coraggio. Ma la dote non è mai mancata a Sinner, unita a una personalità forte, talvolta fredda, ma decisa e determinata. Rifacendosi ai luoghi comuni, così simile alla sua terra di provenienza. Una terra che coach Simone Vagnozzi conosce molto bene (vi ha trascorso anni da giocatore, alla corte di Massimo Sartori), e sembra che l'intesa tra i due vada a gonfie vele. “Quando gli dico cosa mi servirebbe, lui conosce già la risposta. Dobbiamo ancora conoscerci bene, ma il nostro rapporto già mi tranquillizza”.

«Era semplicemente arrivato il momento di prendere una decisione per diventare un tennista migliore. Avevo bisogno di uno scatto. E sono convinto che non tutti avrebbero avuto il coraggio di prendere una decisione come la mia»
Jannik Sinner
ASICS ROMA
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Il Country Club di Monte Carlo ha inaugurato la stagione sul rosso di Jannik Sinner

Il miglioramento – anzi, il passo avanti – si vede nei risultati: a Miami aveva vinto per miracolo contro Emil Ruusuvuori, con tanto di tre matchpoint annullati, mentre al Country Club lo ha tenuto a bada. 7-5 6-3, niente di speciale, ma quello che basta a infilare la vittoria numero 97 nel circuito ATP, la diciottesima su ventuno match giocati nel 2022. La tripla cifra è a un passo: centrarla già a Monte Carlo (suo luogo di residenza) vorrebbe dire arrivare in finale. L'ostacolo odierno (ultimo match sul centrale, diretta Sky Sport) è rappresentato da Andrey Rublev, top-10 e finalista in carica. Si può essere moderatamente ottimisti: un po' perché lo ha già battuto dodici mesi fa a Barcellona (anche se il russo era un po' spompato), e poi perché fa parte di una categoria di giocatori – quelli tra la sesta e la decima posizione – che Sinner sembra aver addomesticato, con sei vittorie su nove partite. Il problema sono i top-5, laddove il bilancio dice 0-10. È il momento di fare un passo in avanti anche lì. L'ovazione più grande se l'è presa Musetti, autore di una bella vittoria contro Felix Auger-Aliassime, la seconda contro un top-10. Ne aveva un gran bisogno, poiché il suo 2022 non era stato eccezionale.

Musetti è più emotivo, non sempre riesce a tenere lontani i tumulti della vita personale da quelli tennistici. L'anno scorso ha avuto qualche problema, affrontato con l'aiuto di uno psicologo, ma che forse ha lasciato qualche scoria anche nel 2022. Come ogni giocatore emotivo, ciò che lo circonda può fare la differenza. Le coccole dei compagni gli hanno permesso di vincere il match decisivo in Davis; un Centrale quasi pieno, tutto per lui, con i genitori in tribuna, gli ha fatto giocare una buona partita contro il canadese (che pure gli ha dato una mano e sta giocando male: quella contro Musetti è la sua quarta sconfitta di fila, come se non avesse ritrovato la forma dopo l'infortunio alla schiena di febbraio). Musetti sta un po' raccogliendo l'eredità di Dimitrov: negli highlights di giornata, state certi che i suoi colpi li troverete sempre. È stato così anche nel 6-2 7-6 del Country Club. Ma lo spettacolo non è sempre sinonimo di efficacia, e Lorenzo si porta dietro quel difettuccio di stare un po' troppo lontano dalla linea di fondo. Si muove bene, ha trovato soluzioni difensive degne di nota, ma non puoi raggiungere certi obiettivi stando più vicino ai giudici di linea che alla riga di fondo. E da lì nasce l'esigenza di fare quel passo avanti.

Musetti giocherà il secondo match sul Court des Princes, Sinner chiuderà il programma sul Centrale (Photo by Felice Calabrò)

La grande prestazione di Lorenzo Musetti contro Felix Auger-Aliassime

Niente di metaforico, ma di maledettamente reale. Certo, i suoi movimenti sono piuttosto ampi e non sempre è possibile piazzarsi dentro il campo. Ma è necessario guadagnare centimetri, perché la vittoria nel Risiko del tennis passa anche da qui. A differenza di Sinner, difficilmente sceglierà strade alternative a coach Simone Tartarini: non tanto per questione di coraggio, ma perché tra i due esiste un legame ben più profondo di quello che esisteva tra Sinner e Piatti. Sono cresciuti insieme, sono diventati grandi insieme, hanno scoperto insieme il tennis internazionale. Tartarini lo conosce meglio di chiunque altro e sa come intervenire, magari con qualche suggerimento esterno. Per esempio, quello di Umberto Rianna, spesso nel suo box. Le parole di Lorenzo sembrano andare in questa direzione: “Sto cercando di essere più ordinato in campo, non voglio dover tirare sempre fuori il coniglio dal cilindro”.

Rendere il tennis più percentuale e meno istintivo è il prossimo passaggio per un ragazzo di 20 anni che si sta costruendo la sua dimensione, ancora indefinita. Nella classifica stagionale è al numero 53 (Sinner è 15, in caso di vittoria odierna supererà Berrettini), ma gli obiettivi sono ben altri. Lorenzo non ha paura di dirlo, ma sa che il risultato passa attraverso il miglioramento. E adesso che le emozioni sono positive, e dal suo sguardo traspare una serenità tutta nuova, chissà che non possa arrivare quel passo avanti di cui c'è un gran bisogno. Potrebbe servirgli già contro Diego Schwartzman, battuto l'anno scorso sul cemento di Acapulco, sua prima vittoria contro un top-10. Avversario meno malleabile di Auger-Aliassime, ma un piccolo muro che deve essere abbattuto per presentarsi agli appuntamenti che gli danno carica, libidine, gioia agonistica. Sinner & Musetti: così diversi, così uguali.