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MIAMI OPEN

Jannik Sinner sta aggiustando il mirino

Un lieve malessere e un caldo soffocante bloccano Sinner alla sua seconda finale in un Masters 1000. Si impone Daniil Medvedev, ma l'azzurro si sta avvicinando. Di lui impressiona la mentalità: niente recriminazioni e niente pause. "Sto già pensando alla terra battuta"

Riccardo Bisti
3 aprile 2023

“Ogni tennista ha uno o due giocatori con cui farà sempre fatica. A me accade con Medvedev, ma è pur sempre uno dei migliori al mondo”. Dopo sei sconfitte di fila, Jannik Sinner ha verbalizzato quello che era già evidente: esiste una compatibilità tecnica tra il tennis un po' strambo del russo e il suo bum-bum, che tra Indian Wells e Miami gli aveva permesso di battere quasi tutti, compreso Carlos Alcaraz al termine di un'indimenticabile semifinale. “Però mi sto avvicinando”. Vero anche questo: come ha riconosciuto il russo, il primo set della finale di Rotterdam era stato uno spettacolo, e tutto sommato Sinner era partito meglio anche nella finale del Miami Open, giocata all'insopportabile orario delle 13, con oltre trenta gradi di temperatura e in condizioni di forte umidità. Era stato lui il primo a brekkare (3-2 e servizio ottenuto con una bella volèe bassa), ma alla lunga si è imposto il giocatore migliore, almeno nella singola giornata. È finita 7-5 6-3 e non c'è molto da dire, se non che il tennis di Medvedev possiede quel qualcosa che riesce a disinnescare quello di Sinner. “Se Jannik ha detto così vado in imbarazzo, penso che sia un complimento – ha detto il russo, che è stato molto cordiale anche alla stretta di mano e durante la premiazione – in effetti i miei colpi gli impediscono di tirare vincenti dappertutto.

Non è che ci pensi prima di scendere in campo, è proprio il mio tennis. Forse leggo il suo gioco un po' meglio di altri, forse lo faccio sbagliare un po', ma è chiaro che sta facendo passi avanti. Si sta avvicinando, ma io spero di continuare a creargli qualche problema”. Non c'è dubbio che sul cemento sarà spesso così, ma c'è da credere che Sinner si ingegnerà per trovare una soluzione anche contro Medvedev. Nella sua giovane carriera, l'altoatesino ha già mostrato di essere molto bravo a imparare dagli errori e a immagazzinare le informazioni giuste. La finale di Miami lascia un paio di indicazioni: la prima è che Jannik non stava benissimo. Non ha cercato scuse, ma ha spiegato di essersi svegliato non troppo bene ma di averci provato ugualmente. Un malessere generale, non tale da fargli pensare di non giocare, ma sufficiente a depotenziarlo. “Ma non voglio togliere meriti a Daniil, che ha servito benissimo e ha adottato un tennis coraggioso”. Però lo ha detto anche lui: non era al 100%, hanno provato a dargli una bustina di sali minerali, ma il caldo soffocante non lo ha certo aiutato.

«Il cemento è l'unica superficie su cui sento di poter vincere anche se non gioco il mio miglior tennis. Fosse per me giocherei sempre sul duro, ma ammetto che non sarebbe giusto» 
Daniil Medvedev

Daniil Medvedev ha battuto Jannik Sinner per la sesta volta

“Quando fa così caldo le cose peggiorano, poi abbiamo giocato buona parte del match con il sole, sapevo che fino alle 14.15 sarebbe stato così. Ogni volta che c'era uno scambo lungo, sapevo che nei due punti successivi l'avrei pagato. Però sono sceso in campo per provarci”. E ci ha provato. Come in avvio di secondo set, quando ha fatto un passo indietro in risposta e ha brekkato Medvedev per la seconda volta, interrompendo una striscia di quattro giochi di fila (da 5-5 a 7-5 2-0). Ma non era al 100% per davvero, e l'ha pagata. La seconda indicazione è una frase sussurata in conferenza stampa, che magari non avrà troppa risonanza, ma che racconta tanto. “Il bello è che sono migliorato rispetto a Indian Wells. Mi sentivo meglio sul campo”. Difficile mettersi nei panni di un professionista e comprendere certe sensazioni, ma Sinner non è uno che parla a vanvera. Riuscire a compiere un piccolo salto di qualità dopo un ottimo torneo come Indian Wells è un segnale molto importante.

Così come è impressionante la sua mentalità: ha più volte ribadito che la testa è già alla stagione sulla terra battuta. Due giorni di riposo e poi via con gli allenamenti in vista di Monte Carlo, torneo di casa, in cui l'anno scorso sfiorò la semifinale al termine di un gran match contro Alexander Zverev. “Cambierà tutto in pochi giorni, ma credo che sarà una settimana molto interessante”. In fondo è questo a rendere speciale Sinner: una mentalità d'acciaio, costantemente protesa al miglioramento, oltre all'incapacità di accontentarsi. Per sua stessa ammissione la terra rossa non è la sua migliore superficie, ma ha ampiamente dimostrato di poterci giocare alla grande. Lo vuole fare già nel Principato, senza crogiolarsi in un mese spettacolare, il rientro tra i top-10 e il quarto posto nella Race to Turin (in tre mesi ha raccolto 1.735 punti, bottino spettacolare): Sinner non guarda al passato, nemmeno quello immediato. Lui lavora nel presente per costruirsi un futuro in linea con le sue aspettative.

Daniil Medvedev ha vinto 19 titoli... in 19 città diverse!

Daniil Medvedev non nasconde la sua preferenza per i campi in cemento: "Fosse per me, si giocherebbe soltanto sul duro"

Sembra avere più ambizioni di Medvedev sul rosso, per quanto il russo abbia timidamente detto che proverà a fare buone cose anche nei prossimi mesi. “Ma io adoro il cemento, è l'unica superficie su cui sento di poter vincere anche se non gioco il mio miglior tennis. Fosse per me giocherei sempre sul duro, ma ammetto che non sarebbe giusto” dice Daniil, pure lui provato da una giornata bollente, al punto da avere la mano tremolante al momento di firmare la telecamera dopo il successo. Per lui è il quinto titolo in carriera in un Masters 1000, il primo grande successo dopo un anno e mezzo, il coronamento di due mesi spettacolari che lo rilanciano come super-big dopo un annetto difficile. Intanto è balzato al primo posto della Race, poi si gode la notizia collaterale dell'ammissione dei russi a Wimbledon (“Unico Slam in cui non sono ancora arrivato nei quarti”). Con una certa signorilità, Medvedev ha poi concesso una sorta di alibi a Sinner: a suo dire, una semifinale impegnativa sul piano mentale (“Anche se magari non è durata troppo”) può influire nella preparazione a una finale.

“Non voglio fare esempi, ma è successo anche a me” ha detto, salvo poi auto-smentirsi qualche secondo dopo, quando ha menzionato la difficoltà nel ricaricarsi dopo la vittoria contro Tiafoe a Indian Wells. “Fu un finale molto emotivo, e questo forse mi ha impedito di esprimermi al meglio contro Alcaraz, anche se lui ha giocato in modo fantastico. Ma le finali non sono mai facili, soprattutto nei Masters 1000”. Intanto si gode il trofeo, mentre noi ci godiamo l'arrivo della primavera e i campi che da blu diventeranno rossi. Nella speranza che l'Italtennis continui a prendersi sempre più spazio nella narrativa mainstream. Con Sinner, la strada è tracciata: si è parlato di lui persino durante la trasmissione-cult Sky Calcio Club su Sky Sport, in cui c'era anche Filippo Volandri, felicissimo per la vittoria del suo Milan, ma soprattutto gongolante per la crescita inarrestabile di Sinner. E sa benissimo, Volandri, che questa sconfitta non cambia di una virgola il percorso.

MASTERS 1000 MIAMI – FINALE
Daniil Medvedev (RUS) b. Jannik Sinner (ITA) 7-5 6-3