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MASTERS 1000 MONTE-CARLO

Bravo Musetti, adesso viene il difficile

Aiutato da un Djokovic in giornata no, Lorenzo Musetti raccoglie la vittoria più prestigiosa. Esaltarla è sbagliato, ma è uno splendente punto di partenza: il carrarino ha confermato di possedere personalità e presenza scenica. Le sue emozioni arrivano senza filtri, e la gente lo capisce. Per superare la Prova del 9 contro Sinner non sarà necessario vincere, ma serviranno prestazione e atteggiamento. 

Da Monte-Carlo, Federico Ferrero
14 aprile 2023

Definire incredibile, gigantesca la prestazione di Lorenzo Musetti contro Novak Djokovic non è corretto: lo lasciamo volentieri ad altri. Così come è esagerato parlare di show o impresa. Sono alcune delle parole circolate dopo la vittoria del carrarino nel giovedì sera di Monte-Carlo. Comprendiamo l'esigenza di esaltare la quarta vittoria di un italiano contro un numero 1 ATP in carica, ma un paio di dettagli non possono essere ignorati. Da un lato c'è stata la prestazione di Djokovic, una delle peggiori che si ricordi. Il serbo non ha voluto parlare del gomito fasciato, ma i numeri non ingannano: nelle 17 partite giocate nel 2023, aveva incassato diciassette break. Contro Musetti ne ha subiti otto in tre set. E poi ci sono le sensazioni empiriche, a partire da un servizio che non viaggiava e le brutture che emergono quando Nole è in giornata no: un utilizzo scriteriato della palla corta e la cattiva esecuzione della volèe. Senza dimenticare il contesto: Monte-Carlo è un torneo importante, ma non è mai stato troppo amico di Djokovic. Batterlo nel Principato, negli ottavi di finale, non è come farlo in altre circostanze. In alcuni degli ultimi viaggi monegaschi, il serbo ha perso contro Jiri Vesely (2016), David Goffin (2017), Daniel Evans (2021) e Alejandro Davidovich Fokina (2022).

Avversari contro i quali difficilmente perderebbe in uno Slam o in contesti più importanti per lui. In virtù di questo, non è corretto esaltare oltre misura il successo di Musetti, così come non era corretto criticarlo eccessivamente nei mesi scorsi, e non lo sarà se oggi dovesse perdere contro Jannik Sinner. Questo exploit deve rappresentare – quello sì - un punto di partenza per ridare slancio a una carriera che si era un po' incagliata negli ultimi mesi. E cosa c'è di meglio che battere il numero 1 del mondo in un Masters 1000? Questa partita, semmai, ha restituito certezze che sembravano smarrite. Per esempio, la capacità di Musetti di cogliere le occasioni e vincere le partite. Tanti aspiranti campioni hanno bruciato la chance contro un big in cattiva giornata, invece Lorenzo non trema... o trema il giusto. Quando ha servito sul 5-4 nel terzo set, in un Campo Ranieri III quasi tutto per lui, e con gli affetti più cari a soffrire a pochi metri, ha un po' smarrito la prima di servizio. Tre matchpoint sono filati via, e Djokovic – questo va detto – ci ha provato fino alla fine, sia pure con meno armi del solito. Ma Lorenzo si è comunque preso una vittoria d'oro, la quinta in carriera contro un top-10, la tredicesima contro un top-20.

Lorenzo Musetti by Felice Calabrò

Al di là delle capacità tecniche, Musetti possiede due qualità che lo rendono personaggio: presenza scenica e personalità.

Le partite al meglio dei tre set nei quali Djokovic ha incassato più break... sono arrivate tutte a Monte-Carlo

È giusto esaltare una grande prestazione, ma soltanto quando ne vale la pena. Farlo per questa partita sarebbe un torto anche per Lorenzo, che ha ben altre ambizioni. Ha avuto il merito di lottare, di non disunirsi quando il match è stato sospeso per un'ora e non si è fatto travolgere dal carisma del campionissimo, situazione ben descritta dieci anni fa da Sergiy Stakhovsky, quando battè Federer a Wimbledon. È una grande qualità ed è l'aspetto da sottolineare oggi, anziché esagerare con le glorificazioni. Certo, Musetti rappresenta un senso di continuità – se non di sopravvivenza – per uno stile di gioco in via d'estinzione. Abbiamo descritto più volte il suo tennis classico, peraltro supportato da una condizione fisica spettacolare, e in tanti se ne stanno innamorando. Gli italiani, che sono feticisti del bel gesto, ma anche il pubblico internazionale che sente la mancanza di Roger Federer e vede in lui l'erede più credibile, almeno sul piano stilistico. Giovedì 13 aprile 2023, Musetti ha avuto la fortuna di trovare un Djokovic a mezzo servizio e ha avuto il (grande) merito di batterlo 4-6 7-5 6-4 copo quasi tre ore di gioco, peraltro intervallate da uno stop per pioggia. Ha avuto il merito di far capire a Djokovic che la versione odierna non sarebbe stata sufficiente a vincere, nemmeno quando era avanti 6-4 4-2.

Al di là delle capacità tecniche, Musetti possiede due qualità che lo rendono personaggio: presenza scenica e personalità. La prima è un po' genetica, un po' culturale. Adora giocare nei grandi scenari e non li teme, anzi, si esalta. Prova libidine psicologica quando migliaia di persone intonano il suo nome, gli piace mostrare il suo stile e trasmettere emozioni, se non vibrazioni. La personalità è ancora più importante: contro Djokovic l'ha mostrata durante il match ma soprattutto dopo, quando ha mandato un messaggio via pennarello: “Supercoach?” ha scritto sulla telecamera, sbeffeggiando critici e osservatori, molti dei quali invocavano l'inserimento di una nuova figura nel suo staff, in affiancamento (o addirittura in sostituzione) a Simone Tartarini, ex maestro di circolo che una dozzina d'anni fa, senza saperlo, si trovò tra le mani un diamante. Il tecnico spezzino ha fatto un lavoro eccezionale sul piano tecnico e umano, sgrezzando il diamante giorno dopo giorno e creando quel rapporto da secondo padre di cui Musetti parla da anni. Sentenziare da fuori è semplice, ma basterebbe uno sguardo più attento per cogliere i dettagli di un rapporto granitico, indissolubile, che Lorenzo non ha mai messo in discussione.

Tra i giocatori italiani, Lorenzo Musetti è quello che più di tutti lascia trasparire emozioni profonde

La gioia e la commozione di Lorenzo Musetti e del suo team dopo il successo contro Djokovic

“Le voci sul supercoach danno fastidio” aveva detto Tartarini nelle scorse settimane. Musetti non si era espresso e ha scelto di farlo in modo figurato, ma potente, dopo la vittoria più prestigiosa della sua carriera. Dietro alla scritta “Supercoach?” c'era un sottotesto inequivocabile: “Non mi rompete le scatole, Simone è il meglio per me e sono orgoglioso di lui”. Ha usato il termine orgoglio anche nell'intervista sul campo, estendendolo al suo team e alla sua famiglia. Si sono viste anche un po' di commozione e qualche lacrima, altra caratteristica del Musetti World. Una caratteristica che piace: a differenza di altri si vede che le emozioni di Musetti sono spontanee, arrivano senza filtri o manipolazioni, e la gente – queste cose – le capisce. Come quando si gettava per terra dopo le prime vittorie di prestigio. Adesso sta maturando e non ha sporcato di rosso il suo completo dopo l'ultimo rovescio in rete di Djokovic, però i suoi sentimenti sono arrivati, forti e chiari, a chi si limita ad ammirarlo senza giudicarlo. E sono tanti.

Adesso viene il difficile, abbiamo titolato. Rino Tommasi definiva Prova del 9 il match successivo a una grande impresa: per Lorenzo sarà la più difficile, perché Jannik Sinner non sarà mai un avversario qualunque. Intanto non ci ha mai vinto (perlomeno tra i professionisti), poi è la sua nemesi per stile di gioco e modo di stare in campo. E poi non avrà fatto in tempo a smaltire l'adrenalina post-Djokovic. Ma siamo certi che Simone Tartarini avrà trovato – come sempre – le parole giuste per caricarlo. Una persona che li ha frequentati per anni, una volta, ci disse che Tartarini conosce talmente bene Musetti da capire già dal primo quindici che partita sarà. Con un'empatia del genere, saprà come avvicinarlo a un match che i bookmakers vedono come proibitivo (il successo di Sinner paga circa 1.35). Crediamo anche noi che l'altoatesino sia favorito, ma a Musetti si chiedono due cose: prestazione e atteggiamento. Se le troverà entrambe, la Prova del 9 sarà comunque superata. Poi arriverà il difficile, ma si sa che dopo il difficile c'è sempre il bello. Ce l'hanno anche tatuato, Lorenzo e Simone, che hanno scelto di farsi incidere su pelle una frase della nota canzone di Luciano Ligabue: Il meglio deve ancora venire.

Lorenzo Musetti by Felice Calabrò