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ROLAND GARROS

Barbora, lassù qualcuno ti ama

Soltanto otto mesi fa, Barbora Krejcikova era ancora fuori dalle top-100. Adesso è una campionessa Slam dopo l'incredibile successo a Parigi, dedicato a Jana Novotna. In finale è stata pi lucida di un'acciaccata Anastasia Pavlyuchenkova.

Riccardo Bisti
12 giugno 2021

Il sogno di Barbora Krejcikova ha trovato compimento. Sotto gli occhi di Martina Navratilova, uniti a quelli di Jana Novotna da molto più in alto, ha vinto il Roland Garros. Centra il successo a 40 anni da Jana Mandlikova, ultima giocatrice del suo Paese a vincere questo torneo. Già, perché la Navratilova ha vinto i suoi tre titoli dopo aver preso la cittadinanza americana. Al termine di una finale non troppo bella, costellata da errori e da un problema fisico della Pavlyuchenkova (risentimento muscolare alla coscia sinistra, patito sul 5-1 del secondo set), un break al settimo game del terzo set è stato quello decisivo. È finita 6-1 2-6 6-4 e probabilmente è stata più emozionante la premiazione, con il commosso ricordo della Novotna (e le buffe espressioni della Krejicikova), che un match condizionato dalla tensione. Nel primo set, dopo aver incassato un break in avvio, la ceca ha preso a giocare meglio, mostrando una superiorità tattica piuttosto evidente.

La Pavlyuchenkova, guidata dal fratello e sostenuta da alcuni amici giunti a Parigi apposta per seguirla, ha trovato il suo ritmo nel secondo set. Meno errori, maggiore aggressività e scambio spesso in mano. Quando era lei a comandare, raramente perdeva il punto. Poi c'è stato il piccolo infortunio che ha richiesto l'intervento del trainer. Nonostante la vistosa fasciatura alla coscia sinistra, ha fatto in tempo ad aggiudicarsi il set, ma nel terzo non era al 100%. Secondo Chris Evert, lo ha giocato con un handicap del 10-15%. La sensazione è che si limitasse a reagire, senza più la forza di comandare il gioco. Per una giocatrice come lei, limitarsi alla fase difensiva è troppo penalizzante. Al momento di chiudere, la Krejcikova ha tremato un po'. Ha giocato male i primi tre matchpoint, poi sul quarto un rovescio della russa è stato chiamato out. La palla era molto vicina alla riga, ma l'arbitro non ha ritenuto di verificare il segno (Hawk Eye aveva comunque certificato che la palla era fuori).

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In quel momento è iniziata la celebrazione della Krejcikova, un po' surreale all'inizio, poi via via più sciolta e divertente. Durante la premiazione, per esempio, ha detto di aver trovato il coraggio di bussare alla porta della Novotna soltanto grazie alla madre. Poi ha ricordato l'emozione provata qualche giorno fa, al momento di incontrare il suo idolo d'infanzia Justine Henin. “Per me è stato incredibile vederla, toccarla, e scoprire che sapeva chi fossi!”. Il percorso della Krejcikova è incredibile. Soltanto otto mesi era numero 114 quando è arrivata negli ottavi a Parigi, poi nelle ultime settimane ha compiuto un salto di qualità davvero imprevedibile. Dopo aver sfiorato il successo contro la Swiatek a Roma, ha vinto il suo primo titolo WTA a Strasburgo, poi ha prolungato la striscia a Parigi, sia in singolare che in doppio.

Domenica mattina tornerà in campo per centrare la doppietta, come accaduto 21 anni fa a Mary Pierce. “Ho passato un periodo molto difficile quando Jana è scomparsa perché passavo buona parte del tempo con lei. Le sue ultime parole sono state: 'Divertiti in campo e prova a vincere uno Slam'. So che da qualche parte mi sta guardando e sta osservando tutto questo. La voglio ringraziare, è stato fantastico poterla incontrare. E credo che oggi sia felice”. La vittoria della Krejcikova alimenta le discussioni sullo stato di salute del tennis femminile: c'è chi si lamenta di un livello non troppo alto, in cui giocatrici non troppo forti possono vincere i grandi tornei, e chi apprezza un'incertezza senza precedenti. Ci sarà tempo per discuterne: oggi è il momento di celebrare la fantastica storia di Barbora Krejcikova.

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