Test Racchette

Pro Kennex QTour 315

Un telaio strettamente agonistico ma che offre buoni compromessi tra spinta, controllo e precisione, con un sorprendente accesso alle rotazioni e un comfort garantito dal sistema Kinetic. Ideale per chi ama il gioco a tutto campo ma con una naturale propensione offensiva e con uno stile di gioco pulito. La grafica che si sviluppa in verticale è innovativa e accattivante 

di Staff Padel Magazine
8 giugno 2020

Per molti, Pro Kennex è sinonimo di racchetta salvagomito grazie alla sua tecnologia Kinetic (il miglior sistema anti-vibrazioni mai inserito in un telaio). Con la Tour Pro si regala un attrezzo di puro stampo agonistico, pur con alcuni compromessi perfino sorprendenti. Che sia una racchetta destinata agli agonisti, anche piuttosto spinti, lo si intuisce dai dati di laboratorio: 315 grammi resi più manovrabili dal bilanciamento a 31,5 centimetri, un ambo che garantisce un’inerzia importante (307) e quindi un’attitudine alla spinta notevole (se il braccio sostiene e contribuisce). Il feeling all’impatto è tosto dato il profilo sottile da 19 millimetri, con un ovale da 98 pollici a garantire ulteriore controllo e precisione della traiettoria. A livello di tecnologia, si sfrutta il QuadFocus che, come spiegano gli stessi ingegneri Kennex «è l’ultima evoluzione del Kinetic System che si fonda su un sistema che lavora con una tempistica precisa, come i pistoni in un motore: il design QuadFocus permette di posizionare le sfere di Kinetic nella posizione più efficace. La velocità della testa del telaio diventa così più alta e questo quadrato virtuale che si crea sull’ovale genera uno sweet spot maggiore. Il vantaggio più evidente si avverte nei colpi decentrati, in particolare nelle posizioni a ore 2 e 10». Insomma, una garanzia di maggior comfort, nonostante le caratteristiche di telaio molto agonistico.

Infatti, se certe caratteristiche di peso, ovale e profilo sono tipiche di una racchetta agonistica, sorprende la capacità di imprimere rotazioni, generalmente l’handicap maggiore. Ora, non si può certo paragonare ai risultati che si ottengono con un telaio tubolare (esattamente come da quest’ultimo non si può pretendere il controllo assoluto), tuttavia il top spin esce con maggior facilità del previsto (e del prevedibile) se l’impatto è preciso e le gambe supportano la spinta. Per quanto il sistema QuadFocus aiuti nei colpi decentrati, è chiaro che fuori dallo sweet spot diventa difficile generare velocità e soprattutto rotazione. Il back invece è perfino illegale, tanto esce fluido, sicuro, una rasoiata bella e buona. Sotto rete si manovra con facilità ma serve colpire secco per sfruttare la giusta sensibilità, mentre al servizio la botta piatta esce più facile del kick.

Il feeling all’impatto è dato dal profilo sottile, con l'ovale da 98 pollici a garantire ulteriore controllo e precisione della traiettoria. A livello di tecnologia, il QuadFocus è l’ultima evoluzione del Kinetic System

In generale, si gioca un tennis pulito, dai gesti più compatti e naturali, stilisticamente più apprezzabile. Il rovescio della medaglia (oltre al fatto che pestare per un paio d’ore, magari sulla terra rossa e con palle consumate, non è semplice) è che si offrirà una palla più pulita. Con una tubolare, si sporca maggiormente il gioco: un taglio qui, una steccata là, un cross stretto, un top spin alto, una biscia in back; insomma, traiettorie sporche che portano in dote qualche errore gratuito dell’avversario. Con telai che prediligono il gioco pulito, si rischia di... far giocare meglio anche l’avversario. «Con questa QTour gioco meglio ma vinco di meno» ha provato a sintetizzare un nostro tester.

Infine, da sottolineare la scelta grafica di agire in forma verticale con un numero posto dentro un cerchio e in chiara evidenza sui lati: ricorda un po’ quello delle macchine da corsa di un tempo, in stile Steve McQueen. Nel caso di questo telaio, è stato scelto il numero uno, per evidenziare il grado di agonismo dell’attrezzo.

Lo sapevi che...

Kinetic System

Il sistema Kinetic è stato progettato nel 1991 da Roland Sommer, un ingegnere tedesco che non aveva mai preso una racchetta tra le mani ma era un esperto di aerodinamica applicata all’aviazione con una cinquantina di brevetti a suo nome. Un genio, insomma. A un certo punto, un pilota suo amico chiese il suo intervento perché soffriva del gomito del tennista e temeva non solo di dover smettere di giocare, ma anche di non superare i test medici dell’aviazione. Sommer utilizzò gli studi che applicava nel tentativo di ridurre l’ondeggiare delle ali e della cloche di un aereo, per creare un sistema che sfruttasse la reazione cinetica della testa della racchetta per stabilizzare l’area di impatto ed eliminare le vibrazioni che ne conseguivano. Da subito, i primi giocatori che utilizzarono questa tecnologia, non solo ottennero benefici in termini di comfort, ma notarono anche una miglior risposta nei colpi decentrati, come se l’area utile di impatto si fosse improvvisamente allargata. Sommer presentò il progetto a Pro Kennex durante la fiera Ispo di Monaco di Baviera e i tecnici del brand rimasero entusiasti, a tal punto da investire tre milioni di dollari nei successivi due anni e mezzo per sviluppare la tecnologia. Il primo modello di racchetta Kinetic fu lanciato nel tennis nel 1994. Al principio, le masse di Kinetic erano abbastanza rumorose, al punto che qualcuno scherzava dicendo che sembravano delle maracas. Col tempo e l’evoluzione dei materiali e del sistema, il rumore è pressoché scomparso. Così come è rimasto riservata l’esatta natura delle minuscole particelle di metallo composito che sono alla base della tecnologia.

Post scriptum: per la cronaca, l’amico di Sommer continuò per tutta la vita a giocare a tennis e pilotare aerei senza problemi.