Feliciano si confonde sulla Davis: “Non si possono giocare 5 match all'anno”

DAVIS CUP FINALS

12 settembre 2023

Riccardo Bisti
Nuovo direttore delle Davis Cup Finals, Feliciano Lopez difende il format attuale. Però fa confusione sull'impegno richiesto dal precedente, pur ammettendo che rappresentava l'essenza della competizione. “Non credo che esista il formato ideale”. 

Nonostante sia stato un grande giocatore di Coppa Davis (non solo in doppio, ma anche in singolare) Feliciano Lopez non sembra avere le idee chiarissime sulla nuova competizione, di cui è diventato direttore (ha preso il posto di David Ferrer, diventato selezionatore della Spagna). L'ex top-15 sta affiancando il nuovo incarico a quello di direttore del torneo di Madrid. Presente a Valencia per il girone eliminatorio con Spagna, Serbia, Repubblica Ceca e Corea, Lopez ha difeso il format attuale. Il suo ragionamento ha però alcune crepe, al punto da dare un'informazione sbagliata su un tema delicato come l'impegno richiesto dalla competizione. “La mia sensazione è che la gente apprezzi questo formato – ha detto – siamo nella posizione giusta per crescere e coinvolgere i giovani. Stiamo vivendo un'epoca di transizione in tutti i sensi. E sono grato a Valencia per aver scommesso su questo torneo come hanno fatto Madrid e Malaga”.

Gli hanno fatto presente che in questi giorni ci sarà un solo top-10 in campo (Novak Djokovic), anche se in realtà saranno quattro, visto che Tsitsipas giocherà Grecia-Slovacchia, valido per il Gruppo 1, così come Alexander Zverev sarà a Mostar per Bosnia-Germania e Holger Rune a Hillerod per Danimarca-Brasile. Considerato che Medvedev e Rublev non possono giocare per l'embargo che ha colpito la Russia, alla fine gli unici assenti “veri” (dunque con le loro squadre impegnate) saranno Carlos Alcaraz, Jannik Sinner, Taylor Fritz e Casper Ruud. Non il massimo, anche se Lopez ha ragione quando dice che anche in passato c'erano state diverse rinunce. “Anche se questo formato è l'ideale, ci saranno sempre assenze perché il calendario è quello che è. Stiamo facendo un buon lavoro, mi piace come stanno le cose e la maggior parte delle persone la pensa come me. Credo che non esista il formato ideale”. Vero, ma a parità di campo di partecipazione si dovrebbe fare meglio, come testimoniano i desolanti colpi d'occhio a Manchester (con tanto di video provocatorio di Wawrinka) e Bologna, nei match in cui non è in campo la nazionale di casa.

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Il sistema casa-trasferta, invece, garantiva spesso suggestivi colpi d'occhio. “Abbiamo sempre in mente soluzioni se sorgono dei problemi, però pensiamo di essere in un buon momento” dice Lopez, che però commette un grave errore – per uno con il suo ruolo – quando dice che: “Non possiamo giocare cinque match all'anno, io ho giocato in quel format e lo so”. Intanto erano quattro e non cinque, e soltanto per le due finaliste. E poi, per la quasi totalità delle nazionali, l'impegno richiesto era di due settimane. Ne avevano tre le due perdenti in semifinale e quattro le due finaliste. Comprendiamo che la sua nuova posizione gli imponga di difendere lo status quo, ma le informazioni devono essere corrette. A maggior ragione perché Lopez sa benissimo come stanno le cose, ammettendolo indirettamente quando dice che il sistema attuale conserva un po' del vecchio format “che per me è l'essenza della competizione”.

Benissimo: se quella è l'essenza della competizione, perché giocare le fasi decisive in un contesto che non la rispetta? E poi, parliamoci chiaro, non è vero che la maggior parte delle persone sono contente della situazione attuale. Le parole di Lopez, ad ogni modo, fanno intendere che gli organizzatori non hanno intenzione di tornare sui loro passi, anche dopo l'uscita di scena di Piquè. La spinta per un cambiamento potrebbe arrivare da un cambio della guardia al vertice dell'ITF. Non bisognerà aspettare molto, perché il prossimo 24 settembre ci saranno le elezioni a Cancun, in Messico. Il presidente uscente Dave Haggerty se la vedrà con lo sfidante Dietloff von Arnim: dovesse spuntarla quest'ultimo, le cose potrebbero anche cambiare. In caso contrario, con ogni probabilità, dovremo abituarci al cervellotico format attuale.