Djokovic dice tutto al Corsera: il lupo, il vaccino, l'amore, i rivali...

ATTUALITÀ

15 maggio 2023

Riccardo Bisti

Il Corriere della Sera ha pubblicato una spettacolare intervista a Novak Djokovic, realizzata da Aldo Cazzullo. Il serbo ha ripercorso la sua vita, svelando di aver incontrato un lupo nella foresta e rivendicando la bontà del suo comportamento sul tema vaccino. “La BBC ha tagliato le mie frasi più scomode”

Una delle migliori interviste uscite negli ultimi anni, almeno nel mondo del tennis. Si può definire così quella realizzata da Aldo Cazzullo con Novak Djokovic, e pubblicata sul Corriere della Sera di lunedì 15 maggio. Una chiacchierata a cuore aperto, in cui abbiamo scoperto alcune cose ancora sconosciute sul serbo, quasi incredibile visto che sta per compiere 36 anni e ha rilasciato migliaia di interviste. Ma in questo caso si è aperto a 360 gradi, rivelando cose nuove e gettando una luce nuova su argomenti già noti, ma sempre delicati. Intanto la faccenda del mancato vaccino e dell'espulsione dall'Australia nel 2022: non ne parlava da tempo, e ha spiegato perché. A suo dire, il 95% di quello che è stato scritto su di lui negli ultimi tre anni è falso, a partire dall'etichetta di no-vax che gli hanno affibbiato nei giorni più caldi. "Non sono no vax e non ho mai detto in vita mia di esserlo. Non sono neppure pro vax. Sono pro choice: difendo la libertà di scelta. È un diritto fondamentale dell'uomo la libertà di decidere che cose inoculare nel proprio corpo e cosa no.

L'ho spiegato una volta alla BBC, al ritorno dall'Australia, ma hanno eliminato molte frasi, quelle che non facevano comodo. Così non ho mai più parlato di questa storia". Alla luce di questa frase, si può osservare con occhi diversi la famosissima intervista pubblicata nel febbraio 2022. Una storia che lo ha segnato a tal punto da fargli sfuggire una frecciata: "Non ho parlato perchè ho visto che quel che dicevo veniva distorto. Sono tornato in Australia e ho vinto. Però sono rimasto deluso. Dai media e da molti colleghi". Nomi non ne fa, ma insomma... Sulla detenzione nel Park Hotel di Melbourne, ha detto che molti degli altri detenuti erano profughi di guerra, e che grazie alla sua presenza si sono accesi i riflettori sulle loro storie. Quasi tutti sono stati liberati, compreso un giovane siriano che era rimasto lì per nove anni. “Adesso è negli Stati Uniti, siamo in contatto e voglio invitarlo a vedermi allo Us Open. Sento una profonda connessione”.

L'intervista-confessione di Djokovic alla BBC dopo il rientro dall'Australia nel 2022. "Hanno tagliato alcune mie frasi, le più scomode"

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La stessa che aveva provato nei confronti di un lupo, quando aveva 10 anni. Lo incontrò in una foresta, mentre si trovava da solo. Ecco il racconto: “Ho provato una paura profonda. In questi casi bisogna indietreggiare senza perderlo di vista. Ci siamo guardati per dieci secondi, i più lunghi della mia vita, poi lui ha piegato a sinistra e se n'è andato. Ho provato una sensazione fortissima che non mi ha mai abbandonato: una connessione di anima o di spirito.Non ho mai creduto alla coincidenze, nemmeno quel lupo lo era. Era previsto. È stato un incontro breve ma importante”. Anche perché il lupo è un animale importante nella cultura serba, e Djokovic – ogni tanto – sente il bisogno di restare da solo. A proposito di destino, ha ricordato che non era stato ammesso al corso di tennis di Jelena Gencic, e osservava gli altri da fuori.

Ma poi lei lo notò e gli chiese se conoscesse questo sport. “Certo, ho visto la finale di Wimbledon!” rispose lui. Era il 1993 e così cominciò la sua avventura, che pure ha avuto momenti drammatici come i 78 giorni dei bombardamenti NATO in Serbia: nell'intervista, Djokovic ha poi raccontato la notte in cui è iniziato tutto, il 24 marzo 1999, confermando di aver continuato ad allenarsi anche nel periodo delle bombe. “Al mattino, perché sapevamo che in quel momento non bombardavano, ma per i miei genitori è stato un grande stress”. Senza addentrarsi in temi di politica sensibile, ha detto che gli piacerebbe battezzare i suoi due figli in Kosovo, laddove c'è ancora profonda tensione. Un Paese che, parole sue, è centrale nella cultura serba.

A proposito di famiglia, ha raccontato di aver conosciuto la futura moglie in un tennis club di Belgrado. “Quando lei studiava a Milano e io mi allenavo con Riccardo Piatti a Monte-Carlo, ogni tanto mi veniva a trovare in treno. “La andavo a prendere in macchina, quanto tempo trascorso alla stazione di Ventimiglia...”. L'ha ringraziata per aver scelto di smettere di lavorare dopo 3-4 mesi e dedicarsi interamente a lui. Ovviamente si è parlato anche dei suoi più grandi rivali, ammettendo come fosse impossibile instaurare un rapporto d'amicizia con entrambi. "Io e Federer non siamo mai stati amici, Tra rivali non è possibile. Ma non siamo mai stati nemici.

Ho sempre avuto rispetto per Federer, è stato uno dei più grandi di tutti i tempi. Ha avuto un impatto straordinario, ma non sono mai stato vicino a lui". Un po' diverso il legame con Nadal, anche perché a inizio carriera, per un periodo, hanno avuto lo stesso manager. “Siamo andati a cena un paio di volte, ma un'amicizia è impossibile anche con lui. L'ho sempre stimato e ammirato, ed è parte della mia vita: negli ultimi 15 anni ho visto più lui che mia madre!”. Si dice sempre che il tempo sia galantuomo: anche nel caso di Djokovic, sia pure con una certa lentezza, sta emergendo la figura di una grande personalità che non sempre è stata capita. E siamo pronti a scommettere che dopo il ritiro sarà ancora più apprezzato.