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WIMBLEDON

Un telecronista nei quarti a Wimbledon

Christopher Eubanks affianca l'attività di giocatore a quella di opinionista per Tennis Channel: era il piano B se non fosse entrato tra i top-100 ATP. Poi ce l'ha fatta, e grazie ai consigli di Kim Clijsters ha decifrato i segreti dell'erba. Adesso sogna di giocare sul Centre Court, laddove vinse Arthur Ashe... di cui ha fatto da controfigura. 

Riccardo Bisti
11 luglio 2023

Certi Slam restano nella storia, come se fossero stelle più brillanti di altre. Non c'è dubbio che lo Wimbledon 1975 faccia parte della lista. Già anzianotto, Arthur Ashe vinse dando una lezione di tattica all'allora numero 1 Jimmy Connors. 48 anni dopo, si sta consumando la favola della sua controfigura. Già, perchè Christopher Eubanks ha impersonato proprio Ashe nello splendido documentario Citizen Ashe, uscito un paio d'anni fa. “È stato un giocatore magnifico, ma quello che ha fatto fuori dal campo è la ragione per cui è ricordato ancora oggi. Lo stadio più grande del mondo è intitolato a lui” dice il 27enne di Atlanta, che fino a tre mesi fa era poco più che un carneade, già proiettato su cosa fare dopo il ritiro. Nell'aprile del 2022 ha cominciato a fare l'opinionista su Tennis Channel, sfruttando una viva intelligenza e l'istruzione raccolta presso la Georgia Tech, laddove ha studiato economia e – sul campo da tennis – è stato per due volte All American. Qualche mese prima aveva fatto una chiacchierata col suo manager: “Se fra un anno sarò ancora intorno al numero 200 del mondo, potrei pensare a cosa fare dopo il tennis. Non è troppo divertente essere il numero 200”.

Ha capito che doveva diventare un professionista a tutti gli effetti: allenarsi meglio, mangiare meglio, fare ogni cosa in funzione del tennis. I risultati sono arrivati, fino a spingerlo tra i top-100 grazie ai quarti a Miami. Quando si rese conto di avercela fatta, faticò a trattenere le lacrime in diretta TV. Oggi Eubanks è il personaggio del giorno: nell'Era Open non era mai capitato che due esordienti arrivassero nei quarti a Wimbledon. Dopo Roman Safiullin ce l'ha fatta questo ragazzone di Atlanta, cestista mancato. Dopo aver eliminato Cameron Norrie al secondo turno ha alzato l'asticella battendo Stefanos Tsitsipas sul Campo 2, in cinque set, esaltando il pubblico con un tennis che rimanda a tempi antichi: botte al servizio, costante ricerca della rete, rovescio classico. Un gioco che – in barba alle teorie sulla standardizzazione delle superfici – è ancora più efficace sull'erba. E pensare che soltanto un mese fa si sentiva un pesce fuor d'acqua sui prati. Dopo la sconfitta al Challenger di Surbiton mandò un messaggio all'amica Kim Clijsters, conosciuta ai tempi del World Team Tenni.s. “È la superficie più stupida che ci sia!” esclamò, irritato per i rimbalzi irregolari.

Guardate i rovesci-bomba con cui Eubanks ha trasformato due palle break decisive durante il match con Tsitsipas...

«La cosa più surreale? Forse il fatto che avrò due pass a vita per entrare a Wimbledon. O magari vedere il mio nome sul feed ESPN sul cellulare. Per non parlare dell'antipatia che nutrivo per l'erba fino a poche settimane fa» 
Christopher Eubanks
ASICS ROMA

Lei gli risponse con pazienza: uno con il suo servizio aveva tutto per essere competitivo sui prati. Gli ha dato un paio di indicazioni, niente di trascendentale. Coach Ruan Roelofse gli aveva suggerito le stesse cose, ma se a dirlo è Kim Clijsters cambia tutto. E così è arrivato il suo primo titolo ATP a Maiorca, con tanto di ingresso tra i top-50 e arrivo a Londra nella notte tra sabato e domenica. Era talmente un pesce fuor d'acqua che doveva chiedere dove fossero i campi di allenamento. La favola è diventata realtà, partita dopo partita. “È la più bella vittoria della mia carriera” aveva detto dopo il successo contro Norrie. Avrà cambiato idea dopo i cinque set contro Tsitsipas, domato 6-4 al quinto set dopo essere stato in svantaggio due set a uno. “Nei primi due set ho servito male, a un certo punto mi sono accorto di aver tirato un solo ace. Mi sono detto che solitamente sono più produttivo al servizio. Però ho avuto la capacità di giocare bene quando ne avevo bisogno. È un segnale molto importante: ho dimostrato di poter vincere non solo quando gioco bene per tutta la partita, ma anche quando ci sono alti e bassi”.

Nato e cresciuto ad Atlanta, non proviene da una famiglia di sportivi. “Però va detta una cosa: non so come fosse allora, ma oggi Atlanta è il principale mercato tennistico americano pro-capite: ci sono tonnellate di campi, tennisti e allenatori”. Se si vuole socializzare, dunque, il tennis è la scelta migliore. Lo zio giocava in Division I con Michigan State, così papà Mark iniziò a giocare per stargli dietro, abbandonando lo squash. Fossero nati in un'altra città, probabilmente il tennis non sarebbe entrato nella vita di Eubanks, che ha saltato l'attività junior perché a 15 anni è diventato sparring partner del concittadino Donald Young. “Ho girato il mondo insieme a lui, è stata un'esperienza unica perché ho capito di poter diventare un professionista. Se non hai contatti con persone dell'ambiente è difficile anche soltanto pensarlo”. Ex fenomeno junior, Young non ha confermato le aspettative e non è mai andato oltre il numero 38 ATP. Grazie ai recenti exploit, Eubanks farà ancora meglio. Come a dire che le vie del tennis sono infinite: puoi vincere Slam junior e fallire, puoi essere figlio di un ministro battista, farti accompagnare per tornei dalla madre... e riuscire.

Christopher Eubanks è nato lo stesso giorno di Carlos Alcaraz... ma sette anni prima

Da commentatore a... commentato: il curioso legame tra Christopher Eubanks e Tennis Channel

“Chris è un ragazzo genuino, piace a tutti. Non si può dire nulla di negativo su di lui” dice Kevin King, assistant coach del team tennistico della Georgia Tech University. All'epoca, il capitano della squadra era Kenny Thorne, il cui aneddoto è rivelatore sulla personalità di Eubanks: “Una volta facemmo alcuni servizi per la comunità locale durante l'Atlanta Open e un ragazzo gli chiese di poter palleggiare con lui. Nonostante avesse il match il giorno dopo o la sera stessa, si è presentato ugualmente”. Comportamento figlio dell'educazione impartita in famiglia, laddove il messaggio era molto semplice: trattare gli altri come si vorrebbe essere trattati. “Sul campo va benissimo avere una mentalità killer – dice il diretto interessato – ma fuori non mi si addice. Devo fare in modo che le due cose non si sovrappongano”. Gli sta riuscendo da un annetto, perché i primi anni da professionista sono stati duri. Dopo essersi fatto notare all'Atlanta Open del 2017, quando giunse nei quarti battendo Fritz e Donaldson, è entrato rapidamente tra i top-200, ma poi non riusciva ad andare oltre. “E mi facevo prendere dall'invidia verso i miei colleghi. A volte era sana, a volte un po' meno”.

La scelta di cambiare approccio alla professione ha pagato: “La cosa più surreale? Oddio, non saprei. Forse il fatto che avrò due pass a vita per entrare a Wimbledon. O magari vedere il mio nome sul feed ESPN sul cellulare. Per non parlare dell'antipatia che nutrivo per l'erba fino a poche settimane fa”. Adesso ha un compito tutto nuovo: conquistare il diritto di giocare sul Centre Court, laddove 48 anni fa Arthur Ashe firmava la sua impresa più bella. Già, perché contro Norrie aveva giocato sul Campo 1 ed è improbabile che domani gli diano il campo principale per il match contro Medvedev, visto che l'altro incontro sarà Alcaraz-Rune. Ha il vantaggio di conoscere il russo, poiché ci ha perso nei quarti a Miami. Non parte battuto, anche perché ha il sostegno delle amiche Coco Gauff e Naomi Osaka, che da tempo provano a convincerlo che il suo tennis appartiene a certi livelli. O quello di Kim Clijsters, che gli ha regalato la chiave per giocare bene sui prati. “Ho una fortuna: quando sono in campo, non penso a tutto quello che mi sta succedendo, che sto giocando partite importanti a Wimbledon. Per quello avrò tempo dopo il torneo. Durante le partite penso solo al mio avversario e alle cose da fare”. Mantenere la routine è uno dei segreti di questa folle avventura. “L'unica differenza è che ho dovuto modificare la data del check-out in hotel. Prima era venerdì scorso, poi lunedì, adesso ho rinviato a venerdì prossimo. Se dovessi andare ancora avanti lo sposterò a lunedì prossimo”. Facile, no?