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IL PERSONAGGIO

“Non sarò soddisfatto fino a quando non sarò numero 1”

Nella settimana in cui ha compiuto 19 anni, Holger Rune vince il suo primo titolo ATP ed entra tra i top-50. Per lui è solo una linea di passaggio, visto che è ossessionato dal numero 1. “Ma per farlo non devo prendere scorciatoie: la strada migliore è la più lunga. Me l'ha detto anche Djokovic”.

Riccardo Bisti
2 maggio 2022

Lo rivedremo al Foro Italico. Holger Rune sarà tra le principali attrazioni del torneo di qualificazione, al via sabato 7 maggio. A maggior ragione dopo aver intascato il suo primo titolo ATP, sulla terra di Monaco di Baviera. Non poteva esserci un modo migliore per festeggiare i 19 anni, compiuti venerdì. Quel giorno ha rifilato un duro 6-0 6-2 a Emil Ruusuvuori dimostrando che il netto successo su Alexander Zverev non era stato un caso, al netto dei demoni del tedesco. Poi ha battuto Oscar Otte in semifinale e ha usufruito del ritiro di Botic van de Zandschulp, peraltro quando l'olandese era in vantaggio 4-3 nel primo set. Si era portato sul 4-1, poi ha iniziato ad avere problemi respiratori e ha alzato bandiera bianca. “Mezz'ora dopo stavo già bene, per questo andrò a Madrid e spero di poter giocare” ha fatto sapere van de Zandhschulp. Da parte sua, Rune non andrà a Madrid perché la sua classifica non gli consentiva l'accesso al main draw, ma poco importa. La parola “qualificazioni” sta per uscire dal suo vocabolario tennistico.

La classifica, invece, continuerà a essere un pensiero fisso, quasi un'ossessione. “Non sarò soddisfatto fino a quando non sarò diventato numero 1 del mondo” ha detto una decina di giorni fa, durante il torneo di Belgrado. Frase in linea con la sparata di qualche anno fa, talmente fragorosa che ogni tanto ricompare negli articoli che parlano di lui: “Voglio battere il record di vittorie al Roland Garros di Rafael Nadal”. Affermazione talmente grossa da far dubitare della sua credibilità. Nel migliore dei casi, l'accompagnerà per tutta la sua carriera. Per lui non è un problema, ma soprattutto ha dimostrato di non essere un bluff. Non puoi esserlo se entri tra i top-50 ATP ad appena 19 anni. E il fatto che Carlos Alcaraz gli sia davanti non lo spaventa, anzi, è ulteriore fonte di motivazione. In verità, il tennis di Rune non emoziona a prima vista. Fa tutto piuttosto bene, ha un buon fisico, ma non è folgorante come il coetaneo spagnolo. Non fa inginocchiare per terra e ringraziare gli dei del tennis per avercelo mandato. Non rapisce l'occhio dell'esteta come riesce a Lorenzo Musetti. Però trasmette grinta, energia, coraggio. E ha le idee chiare.

«Chi vuole liberarsi di uno scambio gioca la smorzata, ma nel 70% dei casi si perde il punto. Io non posso permettermi di fare così: devo accettare di percorrere la strada più lunga, che poi alla fine è la più breve»
Holger Rune
ASICS ROMA

Holger Rune sa che non esistono scorciatoie per diventare un campione. E allora accetta un duro regime di allenamento

Non che sottovaluti la tecnica, ci mancherebbe, ma per lui è più importante la testa. “Devo essere bravo quando sono sotto pressione, non posso permettermi di distrarmi. Nel circuito ATP devi essere presente a ogni punto, non puoi regalare niente. Devo imparare a restare sempre concentrato. È un lavoro complicato, giorno dopo giorno, ma se fosse facile lo farebbero tutti” dice questo biondino che ha iniziato a giocare all'età di 6 anni, imitando la sorella. Nonostante trasmetta grande energia sul campo, dice di essere piuttosto pigro. “Mi piace lo sport, soprattutto calcio e basket. Ma alla fine mi piace guardare un buon film o una serie su Netflix”. Probabilmente dice il vero, ma quando si parla degli obiettivi sul campo da tennis gli si illumina lo sguardo. Sembra un robottino monopensiero. “Se faccio quello che devo, ho la possibilità di diventare il migliore al mondo. Non sarà facile, ma sono pronto. È quello che desidero, è il mio sogno”. Rune sta affrontando questo percorso con due persone al suo fianco: coach Lars Christensen e – soprattutto – mamma Aneke, ex ballerina del Danish Royal Ballet, rimasta orfana di padre da quando aveva 10 anni.

Sin dall'inizio del percorso, si è capito che sarebbe diventata un personaggio. È sempre con lui. “Ed è fantastica perché mi aiuta molto sugli aspetti mentali. Mi sostiene sin da quando ho iniziato a giocare. Senza di lei, non sarei la persona che sono. Beh, senza di lei non sarei nemmeno nato...” e giù una risata, a confermare un carattere molto aperto, quasi gioviale. In fondo il segreto di Rune è proprio questo: un grande entusiasmo e l'amore per quello che fa. Da quando la salute mentale è diventata oggetto di dibattiti e approfondimenti, diversi tennisti hanno ammesso di non essere esattamente innamorati del tennis. Andre Agassi ha addirittura sdoganato il concetto di odio. Non ditelo a Rune: “Sono un ragazzo felice, mi piace divertirmi sul campo da tennis – dice – se hai intenzione di trascorrere 15 anni nel circuito, devi divertirti. Ma se vuoi essere bravo come lo voglio io, devi essere disciplinarto e ascoltare chi ha più esperienza. Se smettessi di ascoltare, non andrà bene. Sono ancora molto giovane”.

Holger Rune ha iniziato a giocare imitando la sorella maggiore Alma. Gira il mondo insieme alla madre Aneke

Rune ha strappato un set a Djokovic allo Us Open: "Quella sera mi sono guadagnato il suo rispetto"

In effetti i suoi ragionamenti denotano una certa maturità. Quando un giocatore vuole vincere rapidamente un punto, perché non ha troppa voglia di palleggiare o vuole liberarsi dello scambio, spesso gioca la smorzata. “Magari il punto finisce alla svelta, ma nel 70% dei casi perderai il punto. Io non posso permettermi di fare così: devo accettare di percorrere la strada più lunga, che poi alla fine è la più breve”. Saggezza quasi sorprendente, se a dire certe cose è un neo 19enne. Lo stesso che qualche mese fa – nonostante un violento attacco di crampi – non si è ritirato sul Centrale dello Us Open contro Novak Djokovic. Gli aveva addirittura portato via un set, giocava alla grande... poi il suo corpo gli ha comunicato di non essere ancora pronto per sostenere a lungo certi ritmi. “Novak è rimasto molto sorpreso del fatto che non mi sia ritirato. Credo di esseremi guadagnato il suo rispetto e ne sono felice, perché non è facile ottenerlo. Con lui abbiamo parlato molto dell'aspetto mentale del gioco. Anche lui mi ha detto di essere paziente e di intraprendere la strada più lunga. Se lo farò, andrà tutto bene”.

A proposito di crampi: Holger (per fortuna ha fatto togliere la dicitura Vitus Nodskov che andava a completare il suo nome: era un po' troppo...) ha detto di aver visitato alcuni specialisti che gli hanno dato i giusti consigli su come evitare problemi del genere in futuro. Giusto, ma probabilmente è solo questione di tempo, di sviluppare la giusta muscolatura. Mica tutti nascono dotati come Alcaraz... Ma se fisicamente deve ancora migliorare, è già più bravo del connazionale nel gestire la luce dei riflettori. Se lo spagnolo si fa forte del valore dell'umiltà, Rune (che è il cognome della madre) non conosce la timidezza. In questo ricorda un po' Patrick Mouratoglou, che sin dal 2016 lo ha accolto nella sua accademia, scommettendo su di lui come aveva fatto con Stefanos Tsitsipas e Cori Gauff. Scommesse vinte. “Con me ha corso un grosso rischio, ma credo che ne sia felice perché continuo a migliore – chiude il danese – ma io non sarò soddisfatto fino a quando non diventerò numero 1 del mondo. Voglio lottare per i titoli più grandi: questa è la mia missione”. In un'intervista della scorsa estate, mamma Aneke disse che nella stanza del figlio c'erano 157 trofei. “Ma da quello che so di mio figlio, continuerà ad aggiungerne fino quando non avrà ottenuto quelli che desidera di più”. Sappiamo bene quali sono.