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L'INTERVISTA

Luca Nardi, il braccio fatato e i complimenti di Rune

Dopo ogni trasferta Luca Nardi ama rifugiarsi nella sua Pesaro, in quella che lui definisce “la mia zona di comfort”. Ma il suo talento smisurato lo ha portato a battere Novak Djokovic a 10.000 km da casa. Vi riproproniamo l'esclusiva realizzata con lui soltanto qualche mese fa.

Riccardo Bisti (Foto di Francesco Peluso)
12 marzo 2024

Nel giorno di massima popolarità per Luca Nardi, vale la pena riproporre la lunga intervista che avevamo realizzato con lui la scorsa estate. Aveva un po' storto il naso quando gli avevamo ricordato il 6-0 6-0 incassato da Musetti, poi aveva ammesso di aver iniziato a prendere davvero sul serio il tennis intorno ai 17 anni. Un percorso, il suo, così diverso da quello di tanti coetanei che vivono da professionisti sin dalle elementari. Ma se questo è il modo per arrivare a battere Djokovic... buona lettura.


L'esistenza di Lorenzo Musetti è una benedizione per Luca Nardi. Nella piccola valanga azzurra del tennis, il carrarino e il pesarese sono quelli con il maggior talento puramente tecnico. In un Paese come l'Italia, laddove l'estetica riveste grande importanza, può essere una bella zavorra da sopportare. Attenzioni, interviste, suggestioni. Non può essere altrimenti per chi ha vinto Le Petits As battendo – tra gli altri – un certo Holger Rune e ha ricevuto una wild card per un torneo ATP a 17 anni. Ma Luca non ama più di tanto le attenzioni. Lo si vede dalle piccole cose, come la scelta di continuare a gestire in prima persona il proprio profilo Instagram, oppure qualche affermazione che gli scappa durante l'intervista con Tennis Magazine Italia. Parole che profumano di genuinità e per questo piacciono, perché nel robot-tennis del 2023 è difficile trovare qualcuno che ammetta di non essersi impegnato - ogni tanto - al 100%, o che abbia definito non sufficiente la sua stagione (almeno fino ad allora). Se tutto questo è accompagnato dall'accento pesarese che fa tanto Valentino Rossi, il senso di simpatia raddoppia. Però rimane anche – appunto – la suggestione quando lo si vede in campo: un tocco fatato, un rovescio capace di trovare traiettorie e angoli acuti che – in tempi recenti – avevamo visto disegnare solo da David Nalbandian. Per questo è un bene che le fantasie mainstream siano tutte su Musetti, così il buon Luca può crescere in santa pace, senza troppi riflettori puntati addosso e gli inevitabili paragoni con gli extraterrestri Alcaraz e Rune, con i quali è cresciuto insieme. Nel caso di Nardi, è più vera che mai la frase fatta secondo cui ognuno ha il suo percorso. Arrivasse un grande risultato, ci sarà tanta narrativa ad accompagnarlo. E forse anche un po' di sana retorica. Nel giorno del 20esimo compleanno ha intascato il suo quarto titolo Challenger, estirpato a Joao Sousa in uno stadio gremito e tutto a favore dell'avversario. Anche Holger Rune, da Toronto, gli ha fatto i complimenti. Una linea di passaggio verso il futuro: il presente dice che è numero 126 del mondo (best ranking eguagliato) e a breve partirà per l'America, laddove lo attendono il Challenger di Winnipeg e le qualificazioni allo Us Open. Forse Luca avrà cambiato idea rispetto a quello che ci raccontava solo pochi giorni fa...

Abbiamo superato metà stagione e la classifica è più o meno la stessa di gennaio: che voto ti dai?
Non sufficiente. Ho avuto qualche alto ma anche molti bassi, anche a causa di qualche infortunio. Ne ho avuto uno abbastanza serio che ha condizionato i miei ultimi due mesi.

Che tipo di infortunio?
Uno stiramento all'adduttore. L'ho avuto prima di Roma e non è stato proprio il massimo. Tuttavia, anche senza questo problema, fino a oggi non è stata una stagione troppo buona. Per carità, mi sono qualificato a Monte-Carlo e ho raggiunto una finale Challenger, ma complessivamente non è andata benissimo.

Come ci risolleva dopo una sconfitta per 6-0 6-0? Ti è capitato contro Musetti, poi dopo allora hai raccolto cinque primi turni di fila...
È una partita come un'altra. Perdi con un punteggio pesante, ma vai avanti come se fosse una sconfitta "normale".

Quindi i risultati successivi hanno altre ragioni?
Esatto. Non c'entrano nulla con quella sconfitta.

La domenica magica di Luca Nardi: nel giorno del 20esimo compleanno ha vinto il torneo di Oporto, battendo in finale l'idolo di casa Joao Sousa in un campo centrale gremito

La Scheda

Luca Nardi è nato a Pesaro il 6 agosto 2003. Ha fatto parlare di sé per la prima volta nel 2017, quando ha trionfato a Le Petits As di Tarbes, una sorta di Campionato del Mondo riservato agli Under 14, battendo Holger Rune in semifinale e Hamad Medjedovic in finale. Nella classifica ITF riservata agli Under 18 è stato al massimo in 17esima posizione. Ha esordito nel circuito ATP nell'ottobre 2020, quando gli hanno dato una wild card per il torneo di Anversa. In carriera ha vinto tre titoli ITF e quattro Challenger: Forlì, Lugano e Manacor nel 2022 e Oporto nei giorni scorsi. Si allena a Pesaro con coach Francesco Sani, ed è seguito anche da Stefano Pescosolido. Attualmente è numero 126 ATP. 

ASICS ROMA

Lavori da tanto tempo con il solito allenatore, Francesco Sani. Hai mai avuto pressioni per cambiare strada? Per un periodo hai lavorato con Claudio Galoppini a Tirrenia...
In effetti ho lo stesso maestro sin da quando ero piccolino. Con Claudio mi sono sempre trovato bene: abbiamo interrotto la collaborazione per ragioni logistiche. Lui lavora a Tirrenia, io sono di Pesaro e facevamo un po' fatica a organizzare gli allenamenti. Adesso si è aggiunto al mio team Stefano Pescosolido: credo che possa essere un valore aggiunto. Vedremo.

Come nasce il contatto con Pescosolido? Ti aveva fatto da capitano nelle competizioni junior...
Esatto. Lo conosco da parecchio e mi aveva già seguito in qualche torneo quando ero più piccolo, e mi sono sempre trovato bene. È uscito dall'entourage federale, ma siamo sempre rimasti in contatto. In questo momento sentivo di dover cambiare qualcosa e mi è subito venuto in mente lui. Speriamo che possa essere d'aiuto.

Dunque l'idea è partita da te?
Sì, assolutamente.

Hai detto di aver iniziato a pensare seriamente al tennis solo da 2-3 anni. Fino ai 17-18 non pensavi di diventare un professionista?
Diciamo che la svolta è arrivata intorno ai 17. Non che non pensassi di poter diventare un professionista, però la mia mentalità era un po' del tipo: 'Ok, gioco a tennis ma non la prendo così seriamente'. Magari non mi impegnavo troppo negli allenamenti, poi nei tornei faticavo a restare concentrato. Da qualche anno ho cercato di mettere da parte ogni possibile distrazione e concentrarmi solo sul tennis.

Qualcuno ti ha paragonato a Fabio Fognini. Ti hanno mai detto che hai una vaga somiglianza tecnica con David Nalbandian?
Veramente no... ma grazie!

Magari guardati qualche video...
Non c'è bisogno, ricordo bene come giocava.

Sapevi che per un periodo lui è stato monomarca Yonex, proprio come te?
Sì sì, lo sapevo.

Ecco, come nasce il tuo legame con Yonex?
Da piccolino utilizzavo racchette Wilson e vestivo Lotto, poi 5-6 anni fa ebbi la possibilità di provare una racchetta Yonex tramite un altro mio maestro, che ha un negozio specializzato. Mi disse di provarla, mi pare fosse una V-Core, e mi sono subito trovato bene. Sono passato a Yonex come racchette, poi per tre anni ho vestito Nike. Una volta terminato il contratto, mi hanno proposto di firmare con loro anche per l'abbigliamento. In definitiva: sono con Yonex da cinque anni per le racchette e da tre per tutto il resto.

Cosa pensi quando vedi giocare Carlos Alcaraz e Holger Rune?
Che sono dei fenomeni e che sarà difficilissimo raggiungerli. Non si sa mai, però sono nati su un altro pianeta. Auguro loro il meglio perché sono amico di entrambi, li conosco da quando sono piccolino e abbiamo un bel rapporto. Sono contento che facciamo certi risultati e spero di avvicinarli il più possibile.

Dovessi affrontarli in partita, pensi che saresti avvantaggiato rispetto ad altri? Conoscendoli da così tanto, potresti non avere il timore reverenziale di altri giocatori...
No no, nessun vantaggio. Sono talmente forti che con il mio livello attuale non potrei avere nessun vantaggio.

Diciamo che non ti manca la modestia...
Vabbè (ride, ndr)

Dovessi scommettere su uno dei due, a fine carriera chi avrà vinto di più?
Alcaraz. (pochi giorni dopo, lo spagnolo avrebbe vinto Wimbledon battendo anche Rune nei quarti, ndr)

Quello conquistato a Oporto è stato il quarto Challenger in carriera per Nardi: lo scorso anno si era imposto a Forlì, Lugano e Manacor

Leggi anche: Il piccolo Nalbandian

Luca Nardi gestisce in prima persona il suo account Instagram. Tuttavia, stanno arrivando i primi sponsor importanti

Esterni poco le tue emozioni, ma in realtà come sei? Prendi le cose davvero così tranquillamente oppure dentro di te brucia qualcosa?
Posso dirti che quando sbaglio o perdo una partita... tira parecchio il c...!

Esternazione resa nota dal tuo concittadino Valentino Rossi, parlando di Max Biaggi dopo una gara...
Come no! Disse che gli tira il c... ad arrivare dietro tutte le domeniche. Tornando a noi, in effetti non mostro particolarmente le mie emozioni, però vi assicuro che ci tengo. È una questione di carattere: anche fuori dal campo sono pacato e tranquillo, dunque anche in partita cerco di essere così. Ma non me lo impongo: è tutto spontaneo.

Non pensi che a volte potrebbe essere un vantaggio esternare di più la tua presenza agonistica? Non dico diventare come Rune che esagera in senso opposto, ma ogni tanto un pugnetto, un incitamento in più?
Mi potrebbe essere utile e infatti ci sto lavorando. In particolare vorrei usare di più la voce in campo. Ammetto che - per come sono fatto caratterialmente - mi viene un po' difficile. Però sono d'accordo, penso che mi potrebbe servirmi.

Hai scelto di tornare a Pesaro. La ami così tanto perché è casa o perché c'è qualcosa di speciale?
Principalmente perché è casa. Sono sempre stato lì, ho la mia famiglia, i miei amici... Dopo una lunga trasferta mi piace tornare a casa e stare qualche giorno nella mia zona di comfort. Ma è comunque una città dove si sta bene: d'estate si può andare al mare, è piena di locali... per i giovani è una bella città. Poi il fatto che sia casa mia è un valore aggiunto.

La scelta di tornare a Pesaro dopo Tirrenia è stata per questi motivi, dunque?
Sì, assolutamente.

Pensi di restarci a vita?
Questo non lo so. Però, finché sarà possibile, certamente sì.

«Non per tirarmela, ma penso che nè a me nè a Zeppieri, Cobolli, Passaro o Maestrelli manchi chissà cosa per arrivare almeno tra i primi 70 al mondo» 
Luca Nardi

Come mai un ragazzo di Pesaro tifa per il Napoli?
Perché mio padre è napoletano. Ho tutti i parenti a Napoli, e sin da piccolo ho avuto questa passione. Lui è un tifoso sfegatato.

Escludendo Sinner e Musetti, tra i giovani italiani chi ti piace di più?
Siamo tutti più o meno sullo stesso livello. Adesso Arnaldi sta facendo molto bene, quindi è lui a essere avanti come classifica e come gioco. Però... non per tirarmela, ma penso che nè a me nè a Zeppieri, Cobolli, Passaro o Maestrelli manchi chissà cosa per arrivare almeno tra i primi 70. Non dico primi 20, perché quello è un risultato enorme. Ma per come la penso io - e credo che sia lo stesso per gli altri - se ce l'ha fatta il bravissimo Arnaldi penso che ce la possiamo fare anche noi. Lo dico perchè quando ci alleniamo con Matteo ce la giochiamo sempre. Non mi piace pensare che ce ne sia uno più forte: mi piace pensare che siamo un buon gruppo e spero che tutti possano ottenere buoni risultati.

Non fai un grande utilizzo di Instagram. Il tuo rapporto con i social media?
Non li uso moltissimo. Salvo qualche eccezione, i ragazzi che abbiamo appena citato hanno una persona che gestisce il loro profilo social e lo usano parecchio, mettendo foto o filmati a ogni torneo. Io ne faccio ancora un utilizzo in prima persona. Non sono un grosso fan dell'immagine filtrata via social. Allo stesso tempo, so che al giorno d'oggi può essere molto utile perché gira tutto intorno a quello. Per quanto mi riguarda, tuttavia, preferisco tenerlo per me.

E la popolarità? Ti piace essere fermato per foto, autografi o magari richieste di interviste?
Per la verità non mi ritengo per niente popolare... se c'è qualcuno che mi riconosce è mia mamma in casa (ride, ndr). Scherzi a parte, ogni tanto capita che qualcuno mi fermi a Pesaro ma non è che abbia fatto chissà cosa. Se anche dovesse succedere e le richieste aumentassero, per come sono fatto io, non mi cambierebbe più di tanto. Anzi, potrebbe persino darmi "fastidio" per la questione caratteriale di cui parlavo: non mi piace stare al centro dell'attenzione. Ad altri ragazzi a cui piace, mentre a me non fa impazzire. Però, allo stesso tempo, so benissimo che se dovessi diventare davvero forte sarebbe una logica conseguenza. Vedremo.